
La coach italo-inglese: "Yaxi Liu ha molte cose in comune con Mei, rischiavano di non poter nascere per politica figlio unico"
Da acrobazie, salti e kung fu ad attrice. La stuntwoman cinese Yaxi Liu - che sta conquistando il pubblico italiano grazie a 'La città proibita', l'ultimo film di Gabriele Mainetti - ha studiato a lungo l'arte della recitazione insieme alla coach internazionale italo-inglese Aurin Proietti, ingaggiata dalla casa di produzione Wildside, che l'ha trasformata in un'attrice. "Yaxi è venuta nella Capitale un mese prima dell'inizio delle riprese. Mi sono dedicata a Yaxi ancor prima di incontrarla, parlando a lungo con Mainetti e la casting director Teresa Razzauti per capire quali sue qualità li avessero ispirati". Poi "su consiglio del regista ho visto tantissimi film cinesi e coreani con protagoniste eroine combattenti", spiega la fondatrice del metodo Efilsitra Art is Life e dal 2012 direttrice dell'Efilsitra Acting Studio con sede a Roma. Fin da subito "Yaxi è stata ricettiva e insieme a lei all'interprete Federica abbiamo creato un'atmosfera amichevole cosicché lei potesse sentirsi a suo agio e libera di esprimersi". La giovane stuntwoman "ha iniziato a studiare arti marziali fin da piccola, ha una grande consapevolezza del suo corpo ma anche un grande controllo per affrontare le acrobazie".
Ma coach Proietti aveva un obiettivo: "togliere quella sorta di rigidità per far uscire fuori le emozioni che servono all'attore". Durante gli incontri "mi ha raccontato il suo rapporto con la famiglia, la sua infanzia e tanti aspetti del suo privato. Ho capito che aveva molti punti in comune con la protagonista del film". Come Mei, la protagonista de 'La città proibita', Yaxi ha rischiato di non poter nascere per la politica del figlio unico, introdotta in Cina nel 1979 e poi abolita nel 2013: "Questo vissuto ci ha permesso di avvicinare il più possibile Yaxi a Mei. Non è stato facile per lei arrivare a certe corde delle sue emozioni, ma la sua dedizione è stata impressionante". Un lavoro certosino sul corpo, sulle emozioni ma anche sulla voce: "Abbiamo tirato fuori una voce diversa dalla sua, cercavamo una voce più viscerale, che venisse dalla pancia e non dalla mente".
Con Yaxi "abbiamo 'giocato' con questa sua dualità, che appartiene a lei ma anche a Mei. Siamo passati dal lavoro su questa sorta di istinto animale, e quindi attaccare per non essere attaccata, alla timidezza e vulnerabilità che esce fuori nelle scene d'amore con Enrico Borello (interprete di Marcello, ndr) fino ai dolori più profondi legati alla sua infanzia", racconta coach Proietti, che si dice "orgogliosa di aver lavorato con Yaxi", alla quale ha dato il suo supporto fino alla fine delle riprese del film.(di Lucrezia Leombruni)