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Vitiligine, arriva il primo farmaco: crema rimborsabile da Ssn

Secondo gli studi in corso in Usa la terapia topica ruxolitinib può essere associata a fototerapia per ridurre i tempi di pigmentazione

Una persona affetta da vitiligine
Una persona affetta da vitiligine
28 ottobre 2024 | 16.10
LETTURA: 2 minuti

Arriva il primo farmaco per la vitiligine, rimborsabile dal Servizio sanitario nazionale. Oltre 300mila italiani fanno i conti con la vitiligine, patologia cronica autoimmune: molto visibile, a causa delle caratteristiche macchie bianche, ma poco conosciuta e spesso ridotta a un semplice problema di natura estetica. In realtà, la vitiligine va oltre la pelle e ha un forte impatto dal punto di vista sociale, psicologico ed emotivo: si associa infatti ad altre malattie sistemiche, ad ansia e depressione, isolamento, stress, stigma e spese per l'acquisto di prodotti dalla scarsa efficacia, in attesa di terapie realmente risolutive.

"Per questi pazienti finalmente abbiamo il primo farmaco dedicato alla vitiligine. Si tratta di una terapia topica approvata da Fda, Ema, Aifa e ora anche rimborsabile dal nostro Servizio sanitario nazionale. Si tratta del primo e unico trattamento specifico per la vitiligine non segmentale con interessamento del viso in adulti e adolescenti a partire dai 12 anni di età", dice all'Adnkronos Salute Andrea Paro Vidolin, responsabile Centro Fotodermatologia dell'Ospedale Israelitico di Roma, "uno dei Centri prescrittori della terapia riconosciti in Italia".

Come funziona il farmaco

"Ruxolitinib, un inibitore della Janus chinasi, è il primo e unico farmaco che agisce sul meccanismo alla base della malattia, consentendo la repigmentazione della pelle - spiega Paro Vidolin - che però non può essere prescritto dal singolo dermatologo, ma dagli appositi centri prescrittori individuati da ciascuna Regione". La crema potrà essere prescritta "ai pazienti a partire dai 12 anni di età con una vitiligine del volto stabile, e va applicata 2 volte al giorno per un periodo di 6-12 mesi. Si tratta di una rivoluzione". sottolinea lo specialista. Studi preliminari "in corso negli Stati Uniti indicano che l'associazione di ruxolitinib con la fototerapia può migliorare l'efficacia del farmaco e abbreviare i tempi di pigmentazione con un notevole vantaggio per i pazienti", conclude.

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