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Salute, Mele (Lundbeck Italia): "Disagio giovanile non visto da genitori e insegnanti"

"Adolescenti hanno un grande bisogno di parlare, con progetto 'Mi vedete?' siamo entrati nelle scuole dove è necessaria la presenza di uno psicologo e non solo di uno sportello"

Salute, Mele (Lundbeck Italia):
28 maggio 2024 | 18.46
LETTURA: 2 minuti

"Il progetto 'Mi Vedete?' nasce da un cortometraggio che abbiamo realizzato insieme a Giffoni Film Festival e presentato alla manifestazione nel 2021. Il corto parte dalla storia di Daphne, un'adolescente che soffre di depressione e che per questo, non riuscendo a dialogare con la famiglia, tenta il suicidio. Fortunatamente, il tentativo non va a buon fine. La famiglia si rende conto che c'è un problema, che quello che probabilmente poteva essere un disagio è diventato un disturbo. Da lì l'incontro con un terapeuta, grazie al quale Daphne lentamente si riprende. Il lavoro riscuote un notevole successo tra i ragazzi del Giffoni Film Festival, adolescenti che avevano un grande bisogno di parlare. Da allora siamo entrati nelle scuole per intercettare il disagio tra i ragazzi". Così all'Adnkronos Salute Tiziana Mele, amministratore delegato di Lundbeck Italia, a margine della presentazione - oggi a Roma - del progetto Mi vedete?, che all'interno degli istituti scolastici ha coinvolto attivamente oltre 1.800 tra studenti, insegnanti, famiglie, esperti e figure professionali del territorio. Obiettivo: ascoltare gli adolescenti e rispondere ai loro bisogni inespressi.

"Abbiamo identificato tre scuole del Nord, Centro e Sud - sottolinea Mele - Tre istituti superiori diversi: un istituto tecnico di provincia, un liceo classico di una grande città come Roma e un liceo scientifico al Sud. Quindi tre realtà che rappresentano lo spaccato del nostro Paese. Abbiamo intervistato i ragazzi, i loro genitori e gli insegnanti. Dal loro ascolto sono emersi dei dati importanti che fanno riflettere, soprattutto delle percezioni di disagio totalmente diverse. Quello che i ragazzi percepiscono non viene visto dalla famiglia e alcune volte è ignorato anche dalla scuola. E viceversa". Da qui la necessità di "uno psicologo che faccia da collante all'interno della scuola, che non sia solamente disponibile per lo sportello psicologico, ma che metta in connessione i diversi attori che ruotano attorno ai ragazzi", conclude.

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