"Quando si parla di salute mentale andrebbe distinto quello che è un disagio psicologico da ciò che è una vera e propria patologia psichiatrica"
"Giornate come questa sono di particolare importanza per superare il tema dello stigma su disturbi mentali. La difficoltà ad affrontare le cose che non si conoscono è insita nell'uomo. E l'unico modo per poterla superare è cercare di conoscere un po' meglio di che cosa si tratta. E questo è un qualcosa che sempre di più dobbiamo riuscire a trasmettere nelle sedi legislative, dove spesso e volentieri si è chiamati a normare cose che non si conoscono, ma anche nel tessuto sociale dove la reazione di timore e di paura spesso prevale rispetto al chiedersi come fare per affrontare insieme e risolvere determinate situazioni. Ed è chiaro che quando si parla di salute mentale innanzitutto andrebbe distinto quello che è un disagio psicologico da quello che è una vera e propria patologia psichiatrica". Lo ha detto Gian Antonio Girelli (Pd), membro della XII Commissione Affari sociali della Camera, intervendo al convegno 'Le neuroscienze in Italia. Passato, presente e futuro', per celebrare - oggi a Roma - 30 anni di attività di Lundbeck Italia nel nostro Paese.
"Spesso e volentieri si confondono i due livelli, disagio psicologico e patologia psichiatrica - spiega Girelli - Anzi, questo implica la poca disponibilità a farsi aiutare psicologicamente per paura di essere classificati come malati di mente, scusatemi la semplificazione, e c'è questa scarsa attenzione nel predisporre invece percorsi di presa in carico e di cura rispetto a chi ha patologie serie. Perché è inutile che ce lo dimentichiamo, veniamo da anni in cui è un settore che ha rappresentato un buco nero nel Servizio sanitario nazionale. Un po' alla volta, invece che aumentare il radicamento del servizio sui territori, noi abbiamo avuto un impoverimento degli stessi. E specie nelle aree interne e più disagiate invece che rafforzare una presa in carico immediata mancano le risposta da dare a pazienti e famiglie che si sentono sempre più soli".
Da qui, " la necessità di un grande patto tra la sanità, Terzo settore, enti locali, tutte le realtà associative e il mondo del lavoro - sottolinea il deputato del Pd - perché la dimensione lavorativa è uno dei momenti di massima inclusione e anche di realizzazione della persona. Mettere in condizione chi vive in difficoltà di non essere escluso, di non essere marginalizzato, è di fondamentale importanza e implica una cultura dell'accoglienza che parte dalla conoscenza di cosa ha bisogno la persona".