di Margherita Lopes
"A' la guerre comme à la guerre. In tempi normali per un vaccino occorre almeno un anno mezzo, ma questi non sono tempi normali. E la scienza fa anche delle belle sorprese. Dunque se il vaccino anti-Covid arrivasse entro fine anno non sarebbe una cosa così sconvolgente. E questo anche se gli esperti in generale sono più cauti e indicano il 2021 come l'anno del vaccino". A dirlo all'Adnkronos Salute è il direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli Irccs di Roma, Roberto Cauda, dopo gli annunci relativi al progetto italo-britannico di Irbm e Jenner Institute/Oxford University.
"In particolare, verrà accelerata al massimo la fase di produzione e distribuzione, salvaguardando il più possibile quella necessaria ad attestare sicurezza ed efficacia - prevede Cauda - tenendo conto del fatto che oggi la sperimentazione è più semplice che in passato. Il coronavirus non è un virus complesso come, ad esempio, l'Hiv, ma occorre stabilire con certezza la sicurezza e l'efficacia del candidato vaccino. Il fatto che ci siano più gruppi in corsa contro il tempo è molto positivo. Inoltre solo il vaccino potrà renderci davvero sicuri, considerata la presenza degli asintomatici".
Ora poi "c'è un altro fronte caldo: quello della 'patente di immunità' legata ai test sierologici - continua Cauda - In alcune aree del nostro Paese c'è una percentuale di popolazione che dovrebbe già essere protetta. Per pensare alla fase 2 dovremo poter contare sui soggetti immuni, e mantenere misure di contenimento con l'aiuto di app e smartworking".
"Senza vaccino non potremmo dirci sicuri - aggiunge l'esperto - a meno che, come ipotizzano alcuni studiosi, il virus non scompaia al'improvviso". Come fece a suo tempo la Sars. "Magari per una mutazione. Ma certo è difficile. Dunque non ci resta che puntare al vaccino: se arrivasse entro il 2020 non sarebbe così sconvolgente, anche se tutti parlano del 2021. Questo virus ci ha sorpreso, ma la scienza a volte fa sorprese gradevoli", conclude Cauda.