
Indagine Piepoli, in Italia ogni anno 13mila nuove diagnosi - Esperti: "Necessaria maggiore informazione su percorso di cura e centri di eccellenza"
Gli italiani rispondono correttamente alle domande su sintomi e caratteristiche del tumore al rene, ma poi fanno confusione quando devono indicare il medico di riferimento, i centri ai quali rivolgersi e il corretto percorso da intraprendere. E' la fotografia che emerge da un'indagine condotta dall'Istituto di ricerca Piepoli su un campione di 1.000 persone rappresentativo della popolazione italiana, presentata oggi a Roma durante l'evento dedicato all'edizione 2025 della campagna 'Fianco a fianco. Uniti contro il carcinoma renale', promossa da Msd con il patrocinio della Società italiana di urologia (Siu) e dell'associazione di pazienti Anture.
Il carcinoma renale colpisce ogni anno circa 13mila persone e interessa quasi 155mila italiani che convivono con una diagnosi. Pazienti per i quali, negli ultimi anni, sono emerse nuove opportunità di diagnosi e trattamento, purché seguano un percorso adeguato e si rivolgano allo specialista appropriato. Ed è proprio su questi aspetti che l'indagine fa emergere la scarsa conoscenza degli italiani. Il 92% degli intervistati dichiara di non conoscere un centro di eccellenza per la cura del tumore del rene; quasi la metà crede erroneamente che la figura di riferimento sia il nefrologo, contro un 43% che indica l'oncologo e un 35% l’urologo, a dimostrazione di una confusione nei ruoli.
"La valutazione del paziente - afferma Giuseppe Carrieri, presidente della Siu - deve essere fatta in centri di eccellenza, centri cioè dove viene garantita la migliore presa in carico multidisciplinare con una stretta interazione tra urologi, oncologi, radiologi e anatomo-patologi. Un progetto utile per orientarsi in questo contesto è il 'Bollino arancione', un riconoscimento, promosso da Siu, che identifica, tra i centri rispondenti, quelli che offrono trattamenti all'avanguardia e servizi dedicati a prevenzione, diagnosi e cura. I criteri di attribuzione del bollino garantiscono un approccio integrato basato su evidenze scientifiche e sulle più recenti linee guida internazionali, migliorando così la qualità delle cure per i pazienti".
Il tumore al rene è conosciuto dalla maggioranza degli italiani che lo ritengono abbastanza diffuso e ne riconoscono anche i sintomi. "Quasi la metà degli intervistati però ne ha solo un'idea vaga basata principalmente su Tv e passaparola, e solo un terzo (32%) riconosce spontaneamente fattori di rischio legati a uno stile di vita scorretto, come fumo e alimentazione. Anche se le principali lacune degli italiani emergono quando si deve affrontare un percorso di diagnosi e cura", sottolinea Livio Gigliuto, presidente dell'Istituto Piepoli.
La chirurgia viene indicata come trattamento per il tumore del rene dal 46% degli intervistati, il 33% cita la chirurgia robotica, sebbene meno della metà riconosce i vantaggi di questa metodica. "La chirurgia rappresenta un approccio cruciale nel trattamento del tumore del rene - spiega Andrea Minervini, professore ordinario di Urologia presso il Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica Università degli Studi di Firenze e direttore della Sod di Urologia oncologica mini-invasiva e andrologica dell'Azienda ospedaliero universitaria Careggi Firenze - e la nuova frontiera della chirurgia robotica offre opportunità senza precedenti migliorando i risultati chirurgici e riducendo i tempi di recupero per i pazienti. E' fondamentale che gli urologi, che sono gli specialisti di riferimento nella gestione della malattia operabile, siano adeguatamente formati e aggiornati sulle ultime innovazioni chirurgiche e terapeutiche per garantire ai pazienti il percorso di cura più efficace. Questo è possibile solo lavorando con un approccio multidisciplinare al fine di trasformare un atto terapeutico in un percorso personalizzato per ogni paziente".
La mancanza di conoscenza degli italiani emerge anche quando si parla di terapie: il 55% degli intervistati associa la terapia esclusivamente alla chemioterapia e alla radioterapia, mentre solo il 26% indica la terapia farmacologica. "In caso di tumore del rene metastatico - commenta Roberto Iacovelli, professore associato di Oncologia medica presso Università Cattolica del Sacro Cuore e oncologo medico Uoc Oncologia medica Comprehensive Cancer Center Fondazione Policlinico A. Gemelli Irccs di Roma - è riconosciuto che i trattamenti chemioterapici e radioterapici tradizionali possono essere poco efficaci. Per questo motivo, gli oncologi si orientano verso terapie a bersaglio molecolare e immunoterapia, ormai consolidate nella pratica clinica. Grazie ai progressi della ricerca, oggi possiamo non solo curare il tumore nella sua fase avanzata, ma anche prevenirne la recidiva andando ad identificare quei soggetti ad elevato rischio di sviluppare le metastasi dopo la chirurgia. Questi pazienti, se trattati con immunoterapia adiuvante, hanno una minor rischio di ricaduta e quindi possono sopravvivere più a lungo e liberi dal tumore".
Secondo il 42% degli intervistati, emerge ancora dall'indagine, si dovrebbe parlare di più di tumore del rene e il 39% chiede maggiori campagne di sensibilizzazione.
"La corretta informazione sulla patologia e sui più appropriati percorsi diagnostici e terapeutici è essenziale per orientare correttamente pazienti e caregiver. Come associazione - sostiene Tonia Cinquegrana, presidente Anture - siamo da sempre impegnati in questa direzione e abbiamo aderito con entusiasmo alla campagna 'Fianco a fianco. Uniti contro il carcinoma renale', che rappresenta un impegno concreto per aumentare, attraverso un’informazione puntuale e rigorosa, la consapevolezza su una patologia ancora troppo poco conosciuta".
La campagna 'Fianco a fianco', lanciata nel 2023, ha già raggiunto milioni di persone grazie a una comunicazione social mirata e a un sito web (www.tumoredelrene.it) che offre informazioni dettagliate e scientificamente validate, oltre a consigli pratici per supportare pazienti e caregiver. "La corretta informazione - dichiara Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di Msd Italia - rappresenta uno dei tre pilastri della nostra visione integrata e olistica in oncologia, insieme alla prevenzione e alla ricerca. Oltre alla nostra missione di sviluppare soluzioni terapeutiche innovative, crediamo fermamente di avere la responsabilità, in partnership con tutti gli attori coinvolti, di contribuire anche alla diffusione della consapevolezza su temi rilevanti di salute. Oltrepassare le frontiere della conoscenza per rispondere a quei bisogni ancora non soddisfatti significa dare forma a un domani migliore, per i pazienti, i loro familiari e l'intera collettività. Una sfida che non ci stancheremo mai di perseguire".