Una giornata di sole come tutte le altre, con il caffè, la colazione al bar, la strada a piedi mano nella mano per andare a scuola. Una giornata che cambia all'improvviso, con la morte inattesa di un genitore. Anche ai giovanissimi può capitare di subire un lutto. Dopo, tutto cambia. "Ma è importante riuscire a spiegare, accompagnare il bambino nel suo percorso, senza negare la morte, ma chiamandola con il suo nome". Lo spiega all'AdnKronos Salute Tiziana Iaquinta, ricercatrice di pedagogia generale e sociale presso l'Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro, autrice di 'Ciao, Caterina. Lettera sulla soglia' (Pellegrini), un romanzo testimonianza che si pone come "saluto di un giovane papà" che scompare all'improvviso alla figlia giovanissima.
Un libro che nasce da una vicenda personale, reale e dolorosa, e che è diventato "anche uno spettacolo teatrale che sta girando l'Italia. La pedagogia del dolore non esiste come settore specifico in ambito educativo, invece è importante accompagnare il bambino nel suo lutto, che inevitabilmente sarà costretto ad accettare. 'Ciao, Caterina' - racconta Iaquinta - è un libro di narrativa che narra la morte vista con gli occhi di una bambina, e introduce la tematica della sofferenza e dell'educazione del dolore, con interventi specifici". Imparare a conservare il tesoro prezioso dei ricordi, a non perdere i momenti felici, a vivere i giorni del dopo sono imprese che possono sembrare insuperabili. Allora è più facile chiudere gli occhi, sfuggire alla realtà, negarla.
"Invece è importante chiamare la morte col suo nome - dice la ricercatrice, che nel libro immagina come il papà colto da un destino di morte improvvisa regali alcuni indovinelli alla figlia, una caccia al tesoro per aiutarla a superare il dramma di questi momenti - certo con attenzione e rispetto per l'età del bambino, non eludendo l'argomento, ma ponendolo con attenzione. L'esperienza dolorosa non si cancella, ma certamente non se ne avverte più il peso, non si rimane schiacciati", conclude.