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Il Consiglio Ue approva il piano Rearm Europe, su Ucraina no solo da Orban

06 marzo 2025 | 17.01
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Accordo sulla difesa europea, non sull'Ucraina, per volere dell'Ungheria che, nelle parole del presidente Antonio Costa, si è "isolata" dagli altri ventisei Paesi. Il Consiglio Europeo, riunito in via straordinaria a Bruxelles, è riuscito ad approvare le conclusioni a 27 in materia di difesa comune, in cui i leader affermano all'unisono, tra l'altro, che l'Ue deve diventare "più sovrana", "più responsabile per la propria difesa" e "meglio equipaggiata per agire e per affrontare in modo autonomo le sfide e le minacce future e immediate". Non sono però riusciti ad approvare a 27 le conclusioni sull'Ucraina, a causa della ferma opposizione dell'Ungheria di Viktor Orban, che questa volta non ha fatto marcia indietro all'ultimo in cambio di qualcosa, come è successo più volte in passato, ma ha mantenuto la propria contrarietà. Il piano approvato, chiamato 'Rearm Europe' è quello presentato dalla presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, a margine dell’incontro tra i Capi di Stato e di Governo, avvenuto lo scorso 2 marzo a Londa, ha dichiarato: “Siamo in un’era di riarmo e l’Europa è pronta ad aumentare massicciamente la spesa per la difesa. Sia per rispondere all’urgenza di agire a breve termine e per sostenere l’Ucraina, ma anche per affrontare la necessità a lungo termine di assumersi molte più responsabilità per la nostra sicurezza europea”.

Il Piano, strutturato in cinque punti, potrebbe mobilitare circa 800 miliardi di euro di investimenti in difesa in quattro anni. Il primo punto del piano consiste nel “consentire l’uso dei finanziamenti pubblici e della difesa a livello nazionale", sottolinea von der Leyen. “Gli Stati membri sono pronti a investire di più nella propria sicurezza se dispongono di spazio fiscale. Dobbiamo quindi consentire loro di farlo. Ed è per questo motivo che proporremo di attivare la clausola di salvaguardia nazionale del patto di stabilità e crescita", ha aggiunto. Questo, prosegue, "consentirà agli Stati membri di aumentare significativamente le spese per la difesa senza innescare la procedura per i disavanzi eccessivi. Pertanto, se gli Stati membri aumentassero la spesa per la difesa in media dell’1,5% del Pil, ciò potrebbe creare uno spazio fiscale di quasi 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni.

Il secondo punto "sarà un nuovo strumento” che fornirà 150 miliardi di euro di prestiti agli Stati membri per investimenti nella difesa. "Si tratta fondamentalmente di spendere meglio e di spendere insieme. E stiamo parlando di ambiti di capacità paneuropei come, ad esempio, la difesa aerea e missilistica, i sistemi di artiglieria, i missili e le munizioni, i droni e i sistemi antidrone, ma anche di rispondere ad altre esigenze, dalla mobilità informatica a quella militare, ad esempio. Ciò aiuterà gli Stati membri a mettere insieme la domanda e ad acquistare congiuntamente" e ha aggiunto la Presidente "con queste attrezzature, gli Stati membri possono aumentare in modo massiccio il loro sostegno all’Ucraina. Quindi, equipaggiamento militare immediato per l'Ucraina. Questo approccio di appalti congiunti ridurrà anche i costi, ridurrà la frammentazione, ma aumenterà l’interoperabilità e rafforzerà la nostra base industriale di difesa".

Oltre alla clausola nazionale di salvaguardia del patto di stabilità e ad un nuovo strumento da 150 miliardi "il terzo punto è utilizzare il potere del bilancio dell’Ue e c’è molto che possiamo fare in questo ambito nel breve termine per indirizzare più fondi verso investimenti legati alla difesa", ha affermato von der Leyen. È per questo motivo, ha proseguito la Presidente "che posso annunciare che proporremo ulteriori possibilità e incentivi affinché gli Stati membri decidano se utilizzare i programmi della politica di coesione per aumentare la spesa per la difesa. L’Europa è pronta ad assumersi le proprie responsabilità. L’Europa potrebbe mobilitare quasi 800 miliardi di euro di spese per la difesa per un’Europa sicura e resiliente. Naturalmente continueremo a lavorare a stretto contatto con i nostri partner nella Nato" ha ribadito.

Gli ultimi due ambiti di azione mirano a mobilitare il capitale privato accelerando l’Unione del risparmio e degli investimenti e attraverso la Banca europea per gli investimenti. "L’aumento degli investimenti pubblici è indispensabile. Ma non sarà sufficiente da solo. Dobbiamo garantire che le nostre imprese e le nostre industrie abbiano il miglior accesso possibile al capitale e ai finanziamenti, per portare le loro soluzioni a livello industriale e garantire un’ottimale copertura finanziaria lungo l’intera catena produttiva, dalla ricerca e sviluppo alla consegna", ha dichiarato ancora la presidente della Commissione Ue. Per assicurarsi che i miliardi di risparmi degli europei vengano investiti nei mercati all’interno dell’Ue è "fondamentale completare l’Unione dei mercati dei capitali", ha rimarcato. Questa misura da sola "potrebbe attrarre centinaia di miliardi di investimenti aggiuntivi ogni anno nell’economia europea, rafforzandone la competitività”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tuttavia criticato, come aveva già fatto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il nome scelto dalla Commissione per il piano, dato che, ha osservato, i concetti di "sicurezza" e "difesa" coprono molti più ambiti del mero riarmo, come materie prime, infrastrutture critiche e cyberattacchi.

In particolare, nelle conclusioni a 27 i leader appoggiano l'uso della clausola nazionale di salvaguardia, che secondo le stime della Commissione dovrebbe consentire agli Stati membri spese extra nella difesa per 650 miliardi di euro senza incorrere nella procedura per deficit eccessivo, cui alcuni Paesi, come Italia e Francia, sono già sottoposti. Le aperture della Germania a una possibile revisione del patto di stabilità (che proprio Berlino, poco più di un anno fa, aveva voluto più rigido, nella sua versione riformata, rispetto alla proposta della Commissione) vengono accolte con favore dalla premier, che saluta l'apertura di un "dibattito" sulla materia.

La revisione, secondo Meloni, dovrebbe riguardare non solo la difesa, ma in senso più largo la competitività dell'Ue. Dal 2008 l'area euro, con il patto di stabilità, ha perso molto terreno, in termini di pil pro capite, rispetto agli Usa: se all'epoca l'Eurozona e gli States erano grossomodo allineati, oggi il dato negli Usa è quasi doppio rispetto a quello dell'area euro, che si è notevolmente impoverita in confronto al 'cugino' americano. E dal 2010 al 2021 la crescita media annua del pil pro capite è stata di 3,4% negli Usa, contro l'1,6% dell'Ue.

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