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Rapporto Unioncamere Veneto: "Forte propensione delle pmi all'innovazione tecnologica"

L’88% dichiara di avere un sito web ed un ulteriore 70% di aver aperto un profilo social. E il 29% si è dotato di una piattaforma e-commerce.

(Fotogramma)
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14 gennaio 2022 | 15.23
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Una forte vocazione alla digitalizzazione ed alla innovazione tecnologica e agli investimenti in questi settori anche grazie all’utilizzo dei fondi messi a disposizione dalle Camere di Commercio. È questo uno dei punti principali punti emersi dal rapporto realizzato da Unioncamere del Veneto in collaborazione con i Pid del sistema camerale e con il contributo della Regione del Veneto nell’ambito della convenzione pmi 2021 'Programma di informazione alle pmi venete sulle politiche economiche e regionali ed europee per lo sviluppo imprenditoriale'. Il rapporto è una delle azioni della convenzione e descrive ed analizza i processi di adozione delle tecnologie digitali connesse in modo particolare ad Industria 4.0 nelle pmi del Veneto.

Lo studio è stato svolto dal dipartimento di scienze economiche e aziendali 'Marco Fanno' dell’università di Padova, con il coinvolgimento dei Punti impresa digitale delle Camere di Commercio del Veneto. Le imprese intervistate che hanno risposto integralmente al questionario sono state 188 e sono quelle che hanno partecipato a bandi delle Camere di Commercio nel 2020 o nel 2021 o beneficiato dei relativi finanziamenti. Si tratta di imprese manifatturiere e di servizi di piccola dimensione, con in media 16,6 addetti totali e 11,9 addetti in produzione. Di questo campione solo il solo il 3,2% di esse non è provvisto di alcuna tecnologia, mentre, l’88% dichiara di avere un sito web ed un ulteriore 70% di aver aperto un profilo social. E il 29% si è dotato di una piattaforma e-commerce.

Dal rapporto emerge che il 50% delle imprese intervistate ha investito nell’Industria 4.0 (adottando almeno una tecnologia). Le tecnologie Cloud (61,5%) rappresentano, per le imprese intervistate, il principale investimento 4.0, a cui segue la robotica avanzata (25,3%), Big data e cybersecurity (23,1%) e sistemi di integrazione della catena del valore (22,0%). In particolare, rispetto alla rilevazione del 2020, vi è stato un forte aumento dell’adozione delle tecnologie per la sicurezza digitale, che nel 2020 risultavano le meno adottate (con una percentuale del 11,6%).

L’investimento nelle tecnologie dell’Industria 4.0 risulta, quindi, focalizzato sul migliorare il processo produttivo e le relazioni lungo la catena del valore, grazie anche all’analisi dei Big data, non trascurando però l’importanza della sicurezza digitale. Riguardo ai finanziamenti pubblici, quasi la metà (49,2%) delle imprese intervistate hanno affermato di ricorrervi, il 30,2% raramente e solo il 13,5% vi ricorre sempre. Vi è poi il 4,8% che non ha mai fatto richiesta di finanziamenti pubblici e 2,4% sono gli indecisi.

Del 65,2% di imprese che hanno partecipato ai bandi sulla digitalizzazione delle Camere di Commercio, il 73,3% ha già usufruito dei contributi. 21,0% delle imprese ha dichiarato di essere interessata ad investire anche a prescindere dalla disponibilità di finanziamenti, percentuale diminuita rispetto al 2020 (30,1%), mentre oltre quasi il 45% delle imprese (in linea con il dato del 2020) ha invece dichiarato di voler investire solo in presenza di finanziamenti. È cresciuta, invece, rispetto al 2020 (22,4%) la percentuale degli indecisi (34,1%). L’ammontare minimo (medio) garantito dai finanziamenti che spingerebbe le imprese ad investire è pari a circa 31.000 euro (57.000 nel 2020) oppure il 49% dell’investimento totale (41% nel 2020).

Le principali difficoltà che vengono segnalate dalle imprese adottanti riguardano la lunghezza dei tempi di implementazione (39,4%), a differenza del 2020 in cui erano le risorse finanziarie (54,4%) a rappresentare l’ostacolo più importante, che questa volta occupano il secondo posto, ma con una percentuale nettamente inferiore (33,8%). La percentuale di imprese che lamenta la carenza di competenze interne è rimasta invariata (22,5%% nel 2021; 23,5% nel 2020). Diminuita la percentuale di imprese che trova difficoltà a reperire figure professionali (33,8% nel 2021; 39,7% nel 2020), così come l’incidenza negativa della mancanza della banda larga (21,1% nel 2021; 32,4% nel 2020).

Dall’analisi condotta è emerso in maniera chiara la dimensione strategica che le pmi del Veneto analizzate hanno sviluppato per l’investimento e la gestione del processo di trasformazione digitale, non solamente le imprese più grandi, ma anche le imprese di dimensioni medio-piccole. A dimostrazione che vi è un progressivo riconoscimento del ruolo che le tecnologie digitali e dell’industria 4.0 possono dare al vantaggio competitivo delle imprese.

Allo stesso tempo il processo di investimento è incrementale, permettendo di poter superare criticità come quelle connesse alla pandemia in modo più agevole. Come è emerso dai focus group le aziende, proprio durante il periodo pandemico e postpandemico, hanno beneficiato degli investimenti precedentemente fatti in tecnologie digitali e industria 4.0 che hanno garantito all’impresa la possibilità non solo di continuare ad operare in uno scenario radicalmente mutato ma anche di migliorare i propri prodotti/servizi. Nel confronto con i risultati presenti a livello veneto e nazionale (fonte Istat 2020) emerge che la situazione delle imprese analizzate mostri livello di investimento digitale superiori.

Il presidente di Unioncamere del Veneto, Mario Pozza, commenta così i risultati: “Sono la conferma della vocazione delle nostre imprese ad investire in innovazione e tecnologia fattori strategici per essere competitivi nell’attuale sistema economico. L’emergenza pandemia ha accelerato la necessità di adeguarsi rapidamente ai processi di digitalizzazione e le nostre aziende hanno dimostrato di essere reattive e pronte ad investire. In questo contesto, come emerge dallo studio, il ruolo delle Camera di Commercio sul fronte dei finanziamenti è stato fondamentale e continueremo ad essere a fianco delle imprese in questo percorso di innovazione”, conclude.

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