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Migranti in Albania, Viminale ricorre contro sentenza Tribunale di Roma

Il Tribunale di Roma ha bocciato il trattenimento dei 12 migranti, trasferiti in Italia sabato scorso dopo la mancata convalida

Il porto di Shengjin in Albania (Afp)
Il porto di Shengjin in Albania (Afp)
22 ottobre 2024 | 14.15
LETTURA: 4 minuti

A quanto apprende l'Adnkronos, il Viminale ha dato mandato all'avvocatura dello Stato di preparare i ricorsi contro la sentenza del Tribunale di Roma che ha bocciato il trattenimento dei 12 migranti in Albania, trasferiti in Italia sabato scorso dopo la mancata convalida.

Ieri il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi ha dato via libera al dl sui Paesi sicuri che mira a 'blindare' gli hotspot in Albania. La misura 'trasla' l'elenco dei Paesi considerati sicuri dal decreto interministeriale a un decreto ad hoc, con l'obiettivo di renderlo norma primaria.

I ricorsi: "Ordinanza errata e ingiusta"

L'ordinanza "è errata e ingiusta", quanto scrive il Viminale in uno dei ricorsi presentati in Cassazione contro la decisione dei giudici del Tribunale di Roma. Secondo quanto si legge nel ricorso relativo a un cittadino proveniente dal Bangladesh, "l'ordinanza deve essere cassata non solo per essersi fondata su una ricostruzione normativa errata ma anche per aver completamente omesso di indicare le ragioni in fatto che hanno condotto il Tribunale ad affermare, sulla base di detta ricostruzione, il Paese di origine dell'odierno intimato non fosse sicuro per quest'ultimo in relazione ai motivi riportati nella scheda Paese allegata al decreto Maeci del 7.5.2024 e non potesse quindi trovare applicazione la disciplina della procedura accelerata alla frontiera o nelle zone di transito".

L'ordinanza del Tribunale di Roma pare viziata ''per carenza assoluta di motivazione e o motivazione apparente, sulle questione decisiva della declaratoria del Tribunale di insicurezza del Paese di origine del richiedente''. Inoltre scrive l'avvocatura dello Stato, l'ordinanza è ''viziata per aver fatto mal governo delle norme che regolano la designazione di Paese di origine sicura e soprattuto aver travisato il contenuto e la portata della sentenza della Corte di Giustizia Ue del 4 ottobre 2024''.

Secondo quanto ricostruisce il Viminale nel ricorso, il decreto di trattenimento, emesso dal ''questore di Roma'' si fondava ''sull'applicazione della legge 14/2024 e del protocollo tra Italia e Albania che consente il trattenimento in centri situati in Albania di migranti provenienti da Paesi di origine sicura nelle more della valutazione della loro domanda di protezione internazionale'' ed era stato trasmesso al Tribunale per la convalida.

Con l'ordinanza il Tribunale aveva negato la convalida ritenendo ''il provvedimento di trattenimento illegittimo in quanto adottato con la procedura accelerata di frontiera'' in assenza del presupposto costituito dalla ''provenienza del migrante da Paese di origine sicura''.

E ancora. La controversia "presenta elementi di novità rispetto alla giurisprudenza in materia e, nel contempo, involge questioni di massima di particolare rilevanza e delicatezza che, a parere di questa difesa erariale, suggeriscono la rimessione alle Sezioni unite di codesta Corte in modo da pervenire quanto prima a una interpretazione che scongiuri l'ulteriore moltiplicarsi di un contenzioso seriale e una situazione di incertezza interpretativa tale da pregiudicare il buon funzionamento dell'attività amministrativa di governo del flusso di migranti e dell'esame delle domande di protezione internazionale", scrive il Viminale nei motivi di uno dei ricorsi.

Paesi sicuri

E' stato rivisto l’elenco dei Paesi sicuri, "recependo le indicazioni della recente sentenza della Corte di Giustizia Ue". In particolare, sono stati rimossi i Paesi rispetto ai quali erano previste “eccezioni di carattere territoriale” (Camerun, Colombia e Nigeria). Il nuovo elenco è ora contenuto in un provvedimento con forza e valore di legge per evitare possibili disapplicazioni fondate su interpretazioni della “Direttiva Accoglienza” (la quale, tra l’altro, non appare “dettagliata e incondizionata”, rimettendo il suo recepimento ai singoli Stati membri).

L’elenco è ora composto da 19 Paesi sicuri, individuati secondo i criteri stabiliti dalla normativa europea (vedi l’art. 2bis del decreto legislativo 25/2008) e dai riscontri rinvenibili dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti. Si tratta di Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d'Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. L’elenco dei Paesi sicuri verrà aggiornato periodicamente, sempre mediante atto avente forza di legge.

Da Tribunale di Roma quesito a Cassazione a luglio scorso su Paesi sicuri

I giudici del Tribunale di Roma, competente sulle procedure del protocollo Italia-Albania, hanno inviato alla Cassazione un quesito pregiudiziale a luglio scorso, ancora prima della sentenza della Corte Ue di Lussemburgo del 4 ottobre scorso. Secondo il Messaggero, la pronuncia della Cassazione è attesa per prossimo 4 dicembre e dovrà decidere se i giudici dei Tribunali possono mantenere una certa discrezionalità nella denominazione di Paese sicuro o dovranno semplicemente attenersi alla lista del governo.

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