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Meloni e Manifesto di Ventotene, nuovo scontro in Senato. Fonti Palazzo Chigi: "Mai parlato di trappola"

Tensione tra maggioranza e opposizione. L'Iv Paita: "Fatto grave per la democrazia". La replica del leghista Borghi: "Testo tra i più orribilmente antidemocratici"

Senato - Fotogramma
Senato - Fotogramma
20 marzo 2025 | 11.55
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Nuovo scontro oggi in Senato sul Manifesto di Ventotene dopo le polemiche di ieri alla Camera. E' stata l'opposizione a tirare in ballo proprio la discussione a Montecitorio dopo le parole di Giorgia Meloni: "Un fatto grave per la democrazia", ha detto la presidente dei senatori di Iv Raffaella Paita.

All'opposizione ha risposto il senatore della Lega Claudio Borghi, tra il rumoreggiare e le tensioni dell'emiciclo, definendo tra le altre cose il Manifesto di Ventotene come "un testo tra i più orribilmente antidemocratici". Con Borghi anche il presidente dei senatori di Fdi Lucio Malan. La presidente di turno Licia Ronzulli ha riportato l'ordine in aula richiamando i senatori: "Non siamo allo stadio".

Fonti di Palazzo Chigi

Fonti di Palazzo Chigi smentiscono "categoricamente" le ricostruzioni riportate da alcuni organi di stampa in merito ai colloqui tra il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e gli eurodeputati di Fratelli d'Italia a Bruxelles. In particolare, si precisa che Meloni non ha mai definito la propria citazione del Manifesto di Ventotene alla Camera come "una trappola" in cui sarebbero "cascati esponenti dell'opposizione con reazioni isteriche", né "una mossa mediatica" che "ha fatto impazzire la sinistra".

Ogni interpretazione attribuita alle parole del presidente al di fuori di quanto detto pubblicamente è da considerarsi "priva di fondamento", rimarcano le stesse fonti, esprimendo preoccupazione per "le ormai quotidiane notizie diffuse da alcuni media su fatti mai accaduti".

La bagarre di ieri alla Camera: cosa è successo

Prima di partire per Bruxelles la premier Meloni è intervenuta ieri alla Camera, scatenando la bagarre tra le opposizioni. La premier ha infatti infiammato l'Aula di Montecitorio criticando alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene, considerato uno dei testi fondanti dell'Unione europea: "Non è la mia Europa", ha dichiarato.

Le tensioni hanno raggiunto l'apice con le proteste del Pd, tanto da costringere la presidenza a sospendere la seduta per ben due volte. "Anche in quest'aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il manifesto di Ventotene, ora io spero che tutte queste persone in realtà non abbiano mai letto il manifesto di Ventotene, perché l'alternativa sarebbe francamente spaventosa, però a beneficio di chi ci guarda da casa e chi di chi non dovesse averlo mai letto io sono contenta di citare testualmente alcuni passi salienti del Manifesto", le parole della premier nel passaggio più contestato del suo intervento.

Meloni ha letto tra i tumulti: "Primo: 'la rivoluzione Europea per rispondere alle nostre esigenze dovrà essere socialista' e fino a qui vabbè", ha ironizzato. E ancora: "'La proprietà privata deve essere abolita, limitata...'" .

La premier ha poi aggiunto altro, citando quindi un nuovo passaggio: "'La politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria', e il manifesto conclude che 'il partito rivoluzionario attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto, non da una preventiva consacrazione da parte dell'ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna'. 'Attraverso questa dittatura del partito si forma il nuovo stato e attorno a esso la nuova democrazia'", ha concluso la premier nel suo intervento dedicato al documento scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni nel 1941 durante il periodo di confino presso l'isola di Ventotene.

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