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Sulla scia di Trump la Lega chiede l'uscita dell'Italia dall'Oms

Depositato un disegno di legge al Senato. Per il Carroccio l'Organizzazione mondiale della sanità è un "carrozzone che aiuta solo quelli che ci lavorano"

Il senatore Claudio Borghi (Fotogramma)
Il senatore Claudio Borghi (Fotogramma)
23 gennaio 2025 | 12.34
LETTURA: 5 minuti

Sulla scia dell'America di Trump, anche l'Italia deve uscire dall'Organizzazione mondiale della sanità. Un "carrozzone’" che più che "aiutare il mondo, aiuta solo quelli che ci lavorano’’. E' la proposta lanciata dalla Lega che, in una conferenza stampa alla Camera con il senatore Claudio Borghi e il deputato Alberto Bagnai, ha annunciato un ddl ad hoc. "Abbiamo depositato un emendamento al decreto milleproroghe, ma oggi depositiamo anche un disegno di legge al Senato - ha detto Borghi- per l'abrogazione del decreto che ci lega all'Oms. Faremo di tutto perché sia calendarizzato al più presto e mi auguro che con alleati ci sia condivisione’".

Bonelli: "Idea folle"

"La Lega di Matteo Salvini non perde tempo e scavalca a destra Giorgia Meloni, sempre più legata all'internazionale nera, annunciando la decisione di aprire il dibattito per dire stop all'adesione dell'Italia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Questa posizione, ispirata all'analogo passo compiuto ieri da Donald Trump, rappresenterebbe un grave segnale di isolamento dell'Italia a livello internazionale e dai principali organismi impegnati nella tutela della salute globale" commenta Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e parlamentare di Avs.

Bassetti: "Boutade elettorale"

"Io trovo le uscite di Borghi sempre più fuori luogo. L'Italia per fortuna ha un ministro della Salute medico che sa dove andare e il Paese si è messo in linea con gli altri Paesi per avere il vaccino prepandemico per l'influenza aviaria. E' una boutade elettorale e così va presa" dice all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova. "L'Oms ha un ruolo fondamentale soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, minore forse per l'Occidente, ma il lavoro che fa in Pakistan, Africa, Sud America e India, dove ci sono grossi problemi per i sistemi sanitari, è importante. Basta guardare cosa sta facendo oggi in Tanzania o in Siria, ma pensiamo a Gaza. Un lavoro straordinario per la prevenzione delle malattie infettive. Chi oggi pensa di uscire" dall'Organizzazione mondiale della sanità, "non si può girare dall'altra parte quando ci sono epidemie".

Viola: "Uscire da Oms è mettere a rischio la salute dei cittadini"

"L'Oms ha un compito importantissimo, di coordinare la sorveglianza sanitaria, agire e suggerire azioni di contrasto rispetto alle crisi sanitarie. L'abbiamo visto con la pandemia Covid-19, ma lo vediamo anche con i focolai di malattie infettive in giro per il mondo" dice all'Adnkronos Salute Antonella Viola, docente di Patologia generale all'Università di Padova e divulgatrice scientifica. "I virus girano e non conoscono i confini, ecco il un ruolo sovranazionale dell'Oms che abbiamo conosciuto durante la pandemia. Sapere immediatamente in quale Paese del mondo ci sono delle allerte sanitarie è fondamentale, perché pensare di affrontare una pandemia in ordine sparso non serve a nulla anzi. E' chiaro che oggi l'Oms è un 'macchinone' che va modificato, alleggerito anche e migliorato nell'efficienza, ma dire che non serve e annunciare di voler uscire vuol dire mettere a rischio la salute di tutti i cittadini del mondo".

Lopalco: "Uscire da Oms idea comica"

La proposta di far uscire l'Italia dall'Organizzazione mondiale della sanità "non ha molto senso e ha anche dei connotati comici". "L'Italia riceve dall'Oms più di quello che dà. Non è infatti fra i donatori maggiori, ma usufruisce del supporto tecnico e scientifico partecipando ai principali tavoli consultivi" commenta all'Adnkronos Salute dell'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'università del Salento.

Per Lopalco è "preoccupante l'ideologia dietro questa proposta, che è chiaramente antiscientifica e isolazionista", evidenzia l'epidemiologo. "Certamente - continua - l'Oms non è una organizzazione perfetta. Ma i suoi limiti sono soprattutto legati alla difficoltà di mettere insieme gli interessi di tutti gli Stati membri. Non si abbandona un club (che abbiamo contribuito a fondare) perché non è perfetto. L'organizzazione si riforma".

Rezza: "Oms può essere migliorata"

"E' indubbio che l'Organizzazione mondiale della sanità presenti vizi e virtù, e che la gestione possa essere migliorata". Ma l'uscita dall'Oms del nostro Paese "sarebbe una decisione immotivata nell'immediato, non valutata nel dettaglio e non basata su elementi circostanziati. In particolare per quanto riguarda vantaggi e svantaggi per il nostro Paese", spiega all'Adnkronos Salute Gianni Rezza, professore straordinario di Igiene e Sanità pubblica presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. L'epidemiologo non considera un tabù un "serio dibattito" sull'adesione all'Oms, ma invita "a riflessioni approfondite, che necessitano anche di tempo", evidenzia Rezza nella giornata in cui si parla di un Ddl per l'uscita dell'Italia dall'agenzia delle Nazioni Unite per la salute, annunciato oggi in conferenza stampa dal senatore della Lega Claudio Borghi.

Elementi di critica per l'organizzazione ci sono, rimarca Rezza: "Per esempio, troppo spesso gli equilibri geopolitici contano più del merito nella selezione del personale e condizionano alcune scelte. Però, se non sempre ha fatto bene (gestione di Ebola in Africa occidentale o fase iniziale del Covid, per esempio), altre volte si è dimostrata super efficiente (contenimento della Sars nel 2003). Uscirne vorrebbe dire anche non avere più la possibilità di esercitare un controllo, specie se non si hanno troppe risorse da investire in progetti bilaterali, e rinunciare a supportare i Paesi più poveri nell'identificare minacce alla salute globale". Al nostro Paese, quindi, "conviene mostrare cautela, spingere per una riforma dell'organizzazione e cercare di contare di più, ma senza prendere in questo momento decisioni drastiche o affrettate", conclude Rezza.

Gismondo: "Sì a un'Italia fuori da questa Oms"

"Le motivazioni per un'Italia fuori dall'Organizzazione mondiale della sanità sono più che fondate e assolutamente concrete. Sebbene ci tenga a ribadire che di un organismo mondiale per la salute abbiamo bisogno, dico no a questa Oms" dichiara all'Adnkronos Salute la microbiologa Maria Rita Gismondo. L'ex direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'Ospedale Sacco di Milano definisce, inoltre, "assolutamente infondate le osservazioni di chi avverte che, uscendo dall'agenzia" delle Nazioni Unite per la Salute, "non si avrebbe più accesso a sequenze" e altre informazioni necessarie alla tutela della salute pubblica, "o alla possibilità di fare piani d'emergenza". "Questo è assolutamente ridicolo - attacca Gismondo - perché sono tutte opportunità che ogni Paese ha a prescindere, anche grazie alla collaborazione con altri Paesi, che non possono precludere la cooperazione con chi non è all'interno dell'Oms. Si tratta di rapporti completamente diversi" conclude l'esperta.

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