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Foibe, Mattarella: "Rinnovare la memoria senza rancori e divisioni"

Il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per commemorare gli eccidi delle foibe e l'esodo delle popolazioni di origine giuliano-dalmata. Meloni: "Ricordare è dovere di verità e giustizia"

Sergio Mattarella - (Quirinale)
Sergio Mattarella - (Quirinale)
10 febbraio 2025 | 09.27
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Si celebra oggi 10 febbraio 2025 il Giorno del Ricordo delle vittime delle foibe e l'esodo delle popolazioni di origine giuliano-dalmata. In occasione della celebrazione al Quirinale, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricorda che "la memoria storica è un atto di fondamentale importanza per la vita di ogni Stato, di ogni comunità. Ogni perdita, ogni sacrificio, ogni ingiustizia devono essere ricordati. Troppo a lungo 'foiba' e 'infoibare' furono sinonimi di occultamento della storia. La memoria delle vittime deve essere preservata e onorata. Naturalmente –dopo tanti decenni e in condizioni storiche e politiche profondamente mutate– perderebbe il suo valore autentico se fosse asservita alla ripresa di divisioni o di rancori".

"Abbiamo appena ascoltato alcuni testimoni diretti di quella tragedia: Egea Haffner e Giulio Marongiu. Dobbiamo loro affetto e riconoscenza. Nelle esemplari parole che ci hanno offerto, si coglie -ha sottolineato il capo dello Stato- un forte ammonimento per la pacificazione e la riconciliazione".

Mattarella ricorda che "nelle zone del confine orientale, dopo l’oppressione fascista, responsabile di una politica duramente segregazionista nei confronti delle popolazioni slave, e la barbara occupazione nazista, si instaurò la dittatura comunista di Tito, inaugurando una spietata stagione di violenza contro gli italiani residenti in quelle zone. Di quella stagione, contrassegnata da una lunga teoria di uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni, le Foibe restano il simbolo più tetro. E nessuna squallida provocazione può ridurne ricordo e dura condanna".

"I nostri concittadini di Istria, Dalmazia, Fiume- continua il capo dello Stato - furono messi di fronte al drammatico dilemma: assimilarsi, disconoscendo le proprie radici, la lingua, i costumi, la religione, la cultura. Oppure andare via, perdendo beni, casa, lavoro, le terre in cui erano nati. In grande maggioranza scelsero di non rinunciare alla loro italianità nonché, di fatto, alle libertà, di pensiero, di culto, di parola. In trecentomila –uomini, donne, anziani, bambini– radunate poche cose, presero la triste via dell’esodo. Spesso l’accoglienza in Italia non fu quella che sarebbe stato doveroso assicurare". "Stenti, sistemazioni precarie, povertà, ma soprattutto -ha proseguito il capo dello Stato- diffusa indifferenza, diffidenza. Financo ostilità da parte di forze e partiti che si richiamavano, in Italia, alla stessa ideologia comunista di Tito. Non mancarono, nelle vicende tristi degli esuli, atti di forte solidarietà, di amicizia, di accoglienza da parte di molti italiani. Ma, in generale, la loro tragedia, di cui portavano intimamente le cicatrici, fu sottovalutata e, talvolta, persino, disconosciuta. Il mancato riconoscimento fu, per molti, una pena inattesa e dolorosa".

"L’istituzione del Giorno del Ricordo, votata a larghissima maggioranza dal Parlamento italiano, ha contribuito -ha concluso Mattarella- a riconnettere alla storia italiana quel capitolo tragico e trascurato".

Le parole di Giorgia Meloni

"Una pagina dolorosa della nostra storia per troppo tempo dimenticata. Ricordare è un dovere di verità e giustizia, per onorare chi ha sofferto e trasmettere questa memoria alle nuove generazioni. L’Italia non dimentica", scrive il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, su X. Sul social la premier pubblica anche un video della sua visita alla Foiba di Basovizza del 10 febbraio 2024.

"Ricordare significa “riportare al cuore”, ovvero ricondurre ciò che ci è più caro al centro di noi. Noi oggi “riportiamo al cuore” centinaia di migliaia di storie, e restituiamo loro la dignità che meritano. Oggi onoriamo la memoria dei martiri delle foibe e torniamo ad abbracciare tutti i nostri connazionali che decisero di abbandonare tutto pur di non rinunciare alla propria identità. Italiani due volte, per nascita e per scelta". "In questa giornata, riportiamo al cuore ogni singola storia di quella tragedia e rinnoviamo una promessa solenne. Continueremo a scrivere nuove pagine e a raccontare alle giovani generazioni ciò che è successo ai fiumani, agli istriani e ai dalmati. Perché la loro storia non è una storia che appartiene ad una porzione di confine o a quel che resta delle comunità degli esuli, ma è patrimonio di tutta la Nazione. È una storia che ha sconfitto la congiura del silenzio e che nessun tentativo negazionista o giustificazionista potrà mai più nascondere o cancellare", conclude.

Omaggi della politica

Omaggio anche dal Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana: "Ricordare le vittime delle foibe e l’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati significa rendere omaggio ai nostri connazionali e a chi ha subito ingiustizie e sofferenze indicibili sotto il peso della dittatura comunista e della ferocia titina. La memoria di questi tragici eventi rappresenta un dovere collettivo per il presente e il futuro. Esprimiamo profonda gratitudine a chi, con costanza, impegno e determinazione, ha difeso e custodito il ricordo negli anni, mantenendolo vivo per le nuove generazioni. Con sentimenti di vicinanza, ci stringiamo alle famiglie delle vittime e degli esuli, perché la loro storia non venga mai dimenticata e sia monito per il futuro".

“Oggi, nel Giorno del Ricordo, l’Italia rende omaggio alle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata", dichiara il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “È un dovere istituzionale e morale commemorare chi ha sofferto e ha pagato con la vita o con l’esilio il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Questa giornata non è solo un momento di memoria, ma un impegno a preservare la verità storica e a trasmetterla alle future generazioni. Il dramma delle foibe e le sofferenze di chi fu costretto a lasciare la propria terra sono ferite che appartengono all’intera Nazione e che non possono essere dimenticate". “Oggi celebriamo anche la resilienza e il coraggio degli esuli - conclude il titolare del Viminale - , che hanno saputo ricostruire le loro vite senza mai rinunciare alla propria identità. Hanno trasformato il dolore in una testimonianza di speranza e di forza, contribuendo con la loro cultura e il loro lavoro alla crescita del nostro Paese. Ricordare significa anche riaffermare i valori della libertà, della democrazia e del rispetto della dignità umana, affinché le tragedie del passato siano monito per il presente e per il futuro.”

Sui social il ministro per le Riforme e la semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati ricorda che "le Foibe sono una pagina buia del nostro passato. La memoria è un patrimonio indispensabile per non perdere il legame con la storia. Non può avere colore politico né pregiudizi ideologici. Ricordare è un dovere collettivo che ci unisce nel rispetto della verità e della dignità di ogni vittima affinché la storia sia un monito per il futuro, per costruire una società fondata sulla giustizia, la pace e il rispetto reciproco".

Il ricordo delle vittime delle Foibe "è un dovere verso una tragedia minimizzata in passato per un pregiudizio ideologico, ma il loro ricordo è soprattutto un monito verso la crudeltà della guerra, verso la follia dell'odio interetnico, verso la pericolosità delle ideologie totalizzanti in nome delle quali nel secolo scorso sono stati commessi i più efferati crimini che la storia ricordi e in nome dei quali anche la nostra patria subì tanti lutti e tante sofferenze", ha dichiarato il ministro degli Esteri e vice premier, Antonio Tajani, intervenendo al Quirinale.

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