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Dal 1956 solo 9 donne su un totale di 125 giudici costituzionali, solo 2 elette dal Parlamento

Le Camere riunite in seduta comune hanno perso la sfida di ridurre drasticamente un settantennale gap di genere

Dal 1956 solo 9 donne su un totale di 125 giudici costituzionali, solo 2 elette dal Parlamento
13 febbraio 2025 | 13.27
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Maria Alessandra Sandulli è la giudice costituzionale donna eletta dal Parlamento in seduta comune. Unica donna nella rosa dei 4 giudici mancanti, porta a quota 9 il numero totale delle donne elette alla Corte costituzionale nella storia della Repubblica; ed a quota due quelle elette dal Parlamento nel più giovane organo costituzionale della Repubblica, nato con la Costituzione del 1948 ed in funzione dal 1956. Un magro risultato per il Legislatore se si guarda alle quote di genere e si considerano le caselle che erano rimaste vacanti, quattro.

Il numero appare ancor più esiguo se si confronta al totale degli uomini che hanno ricoperto ad oggi il prestigioso incarico di giudice costituzionale, 113 in tutto su un totale di 125 giudici investiti e se si osserva l'estrema lentezza del ritmo di crescita. Il primo varco d'ingresso del gentil sesso al prestigioso Palazzo 'dirimpettaio' del Quirinale è infatti stato aperto ben 40 anni fa, quando Fernanda Contri fu nominata alla Corte nel novembre del 1996 dal presidente della Repubblica di allora, Oscar Luigi Scalfaro. Da allora solo otto altre donne sono diventate giudici costituzionali: Maria Rita Saulle, Marta Cartabia, Daria De Pretis, Silvana Sciarra, Emanuela Navarretta, Maria Rosaria San Giorgio, Antonella Sciarrone Alibrandi, Maria Alessandra Sandulli.

Il divario persiste ancora oggi: in un Collegio di 15 giudici costituzionali, solo quattro di essi sono donne, e tre di loro tra l'altro neanche di nomina parlamentare: Sciarrone Alibrandi e Navarretta sono infatti state incaricate dal Capo dello Stato Sergio Mattarella e San Giorgio dalla Corte di cassazione. Certamente la presenza femminile è più massiccia rispetto al passato ma dal momento che il Parlamento oggi ha eletto 4 mancanti - che dopo l'ok della Corte andranno a sostituire Silvana Sciarra (decaduta nel novembre 2023), Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti (decaduti nel dicembre 2024) - deputati e senatori hanno perso l'occasione di 'riequilibrare' la partita, riducendo ulteriormente i gap portando il Collegio al suo plenum (15 giudici) per la prima volta nella sua storia ad un quasi riequilibrio, con 7 donne in quota rosa.

Tanto più che tra i tre organi dello Stato incaricati della nomina dei 15 giudici costituzionali che compongono la Corte (per un terzo il Presidente della Repubblica, per un terzo il Parlamento in seduta comune, per un terzo le supreme magistrature ordinaria e amministrativa) è il Quirinale quello a detenere lo scettro storico delle quote rosa, con ben 6 nomine delle 8 complessive a palazzo della Consulta. Fu infatti l'ex presidente Scalfaro a nominare Contri, così come poi successivamente fu sempre il Quirinale ad indicare ben altre 5 giudici donna: Maria Rita Saulle fu incaricata nel novembre 2005 dall'ex presidente Carlo Azeglio Ciampi; Marta Cartabia nel settembre 2011 fu nominata dall'ex presidente Giorgio Napolitano; Daria De Pretis, fu scelta sempre da Napolitano nell'ottobre 2024; Emanuela Navarretta fu scelta nel settembre 2020 dal presidente Sergio Mattarella, a cui va intestata anche la nomina di Antonella Sciarrone Albrandi, nel novembre 2023.

Per quanto riguarda le altre tre restanti giudici della storia della Corte, solo una è stata nominata dalle supreme magistrature: Maria Rosaria San Giorgio, eletta il 17 dicembre 2020 dalla Corte di cassazione ed al momento ancora in carica; E solo due casi il Parlamento in seduta comune ha promosso la parità di genere eleggendo oggi Sandulli e Silvana Sciarra nel novembre 2014. Sciarra, che a fine mandato nel settembre 2022 fu eletta presidente della Corte costituzionale, è stata la seconda donna alla guida di palazzo della Consulta dopo Marta Cartabia, entrata per nomina presidenziale ed eletta primo presidente donna dalla Corte riunita in Camera di consiglio l'11 dicembre 2019. (di Roberta Lanzara)

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