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Cortei, La Russa: "C'è china che riporta a vicenda Ramelli, fermiamoci prima che sia tardi"

Il presidente del Senato: "Fermiamo qualsiasi piccola escalation". Piantedosi: "C'è preoccupazione, abbassiamo i toni". Orlando: "Paragone con anni di piombo non ha né capo né coda"

Ignazio La Russa  (Fotogramma)
Ignazio La Russa (Fotogramma)
16 novembre 2024 | 20.17
LETTURA: 3 minuti

“Io credo che dalla vicenda di Sergio Ramelli dovremmo trarre un concetto importantissimo, che vorrei che tutti potessero conoscere. Attenzione, stiamo prendendo una china che assomiglia all’inizio di queste vicende”. Lo ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, intervenendo a Milano alla presentazione del libro ‘Il tempo delle chiavi’, di Nicola Rao.

“Tra le manifestazioni di ieri - ha spiegato La Russa - c’era uno striscione con scritto ‘pagherete tutto, pagherete caro’. Ecco, io vorrei dire ‘abbassiamo i toni’. Lo dico a tutti, abbassiamo i toni. Nel 1969 - ricorda poi il presidente del Senato - passò un corteo di sinistra in piazza San Babila e per la prima volta dei ragazzi avevano in mano dei bastoni. La cosa ci scandalizzò perché fino a quel momento la violenza era fatta di sberle. Cominciava un'escalation, dai bastoni si passò alle chiavi inglesi e poi alle pistole. Fermiamo qualsiasi piccola escalation prima che possa essere troppo tardi”.

“Non dobbiamo arrivare al latte versato - ha ammonito La Russa - fermiamoci prima. Non criminalizziamo inutilmente chi non c’entra, ma sappiamo che anche se dovessero essere una minoranza tra quelli che manifestano, sono le avanguardie delle ‘chiavi’”.

Poi, a margine, ha sottolineato: “Io credo che gli episodi di antisemitismo e di violenza contro la polizia di questi ultimi giorni debbano costituire per tutti, senza distinzione di maggioranza o opposizione, un segnale di allarme. Io l’ho detto più volte, non chiederò mai il divieto di una manifestazione, non foss’altro perché a me ne hanno vietate talmente tante da ragazzo che non me la sentirei, ma credo che il rispetto della convivenza e del modo di protestare anche in maniera aspra, senza violenza, debba essere la base comune. Non ci può e non ci deve essere nessuna tolleranza. È bene farlo subito, da parte di tutti”.

“A tutti - ha ribadito La Russa - dico che c’è bisogno di abbassare i toni e di condannare la violenza perché le parole possono fare male. Mi riferisco alle ‘zecche rosse’ o allo sciopero definito con una terminologia non proprio delle migliori. La cosa peggiore è fare finta di nulla di fronte alle violenze”.

Per il deputato Pd Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia, "la condanna dei violenti è sempre dovuta ma il paragone con gli anni di piombo non ha né capo né coda e serve alla destra per preparare altri interventi repressivi".

"Non esiste alcun movimento di massa a sostegno dei violenti come invece purtroppo avvenne allora. Il fatto che risuonino slogan analoghi non significa che ci si trovi di fronte alla stessa situazione. Ci sono pericoli ma non sono gli stessi", aggiunge Orlando sui social. "I paralleli servono per giustificare strumenti 'd’eccezione' come allora. Questo mi pare il punto".

Sul tema è intervenuto anche il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, al Tg1. "Se guardo all'innalzamento e all'aggressività che si manifesta in queste circostanze sicuramente qualche preoccupazione mi sento di esprimerla - ha affermato - Siamo ormai all'utilizzo anche di artifizi chimici contro le forze dell'ordine. Tutti noi dobbiamo tenere conto anche dell'esperienza del passato e abbassare i toni". Per Piantedosi occorre "considerare che, soprattutto nei confronti dei ragazzi, esasperare i toni potrebbe essere poi foriero di qualche preoccupazione".

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