
Domani la conclusione dei lavori dell'Assemblea plenaria dell'organo consultivo del Consiglio d'Europa, atteso il parere sulla capacità delle Corti costituzionali di invalidare le elezioni
E' cominciata oggi la 142esima sessione plenaria della Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto, anche soprannominata Commissione di Venezia dal nome della città in cui si riuniscono i suoi membri rappresentanti in incontri programmati 4 volte all'anno (la prossima il 13-14 giugno), per dibattere i "pareri" su questioni rilevanti e calde che gli stati membri, o l'Assemblea, o il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa hanno chiesto e che tra oggi e domani saranno votate. Dai giudici e procuratori in Kosovo, all'espropriazione della proprietà in Armenia, al parere su una bozza di legge sulla Corte costituzionale in Moldavia... I lavori procedono spediti e non si prevedono tensioni neanche in occasione della discussione di domani tra le 11.30 e le 12, poco prima della chiusura, sul parere più sensibile al vaglio della Commissione: quello sulle condizioni e le norme giuridiche in base alle quali una Corte costituzionale potrebbe invalidare le elezioni.
Il dibattito, a cui per l'organo consultivo del Consiglio d'Europa partecipano due membri rappresentanti per ciascuno dei 46 paesi europei e cinque stati osservatori (Canada, Santa Sede, Giappone, Messico, Stati Uniti) non più la Russia, è di grande importanza. La Commissione, che fu pensata per l'assistenza costituzionale alle nuove democrazie dell'Europa occidentale 35 anni fa, dopo la caduta del muro di Berlino, oggi si re-impone infatti all'attenzione per il proliferare di regimi autocratici e 'democrazie illiberali' in un mondo che nel probabile dissolversi dell'asse transatlantico sembra essere tornato al livello in cui era nella guerra fredda, con circa lo stesso numero di democrazie e autocrazie che aveva negli anni '90 (Rapporto dell'Agenzia intergovernativa International Idea sullo stato globale della democrazia dal 2017).
"La sua funzione formale è e rimane consultiva. Dico formale perché nella sostanza quello che conta è l'importanza di questi pareri. Quanto vengono cioè considerati - dice all'Adnkronos Cesare Pinelli, uno dei due membri rappresentanti dell'Italia alla Commissione di Venezia con Marta Cartabia - Se ci troviamo come nel Kosovo o in Albania in stati in cui ci sono conflitti selvaggi fra presidente e governo ed in cui non nominano ad esempio per anni la Corte costituzionale perché sono in lite, l'importanza del parere della Commissione aumenta moltissimo. Ciò dal momento che è come se si trovassero di fronte ad un soggetto terzo, che sulla base degli standard europei dice chi si sta comportando male e chi bene".
Pinelli, che è professore ordinario di Diritto costituzionale all'università La Sapienza di Roma, ed è co-autore dei due rapporti, su Kosovo e Macedonia, approvati oggi dall'Assemblea, chiarisce che le difficoltà maggiori nella stesura dei pareri non si incontrano con "paesi che ci chiedono pareri e che non sono autarchie, come Kosovo e Macedonia". "Mentre si presentano con altri come Turchia, Ungheria... Con stati membri passati all'autocrazia che ovviamente non si rivolgono alla Commissione di Venezia e rispetto ai quali la domanda di approfondimento di questioni proviene invece dall'Assemblea o dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa". "L''espansione della Commissione di Venezia risale alla fine del comunismo - ricorda il costituzionalista all'Adnkronos - quando il passaggio dall'autocrazia alla democrazia era sentito in tutto il mondo". Oggi invece spesso si affronta il problema inverso e la Commissione si ri-attualizza al contrario.
In questo scenario si colloca il parere richiesto da Theodoros Rousopoulos, presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (Apce), sulle condizioni e le norme giuridiche in base alle quali una Corte costituzionale potrebbe invalidare le elezioni. Una richiesta che ha tratto spunto da alcune questioni sollecitate dal recente caso in Romania, primo stato membro dell'Ue in cui le elezioni sono state invalidate e che è stato redatto da Marta Cartabia, con Pinelli membro rappresentante della Commissione per l'Italia; Christoph Grabenwarter, Austria; Eirik Holmøyvik, Norvegia; Oliver Kask, Estonia; Inga Milašiūtė, Lithuania; Angelika Nussberger, Germania.
"Noi diamo un parere molto generale che non riguarda il caso specifico della sentenza della Corte costituzionale rumena. La domanda è: è possibile che una Corte possa annullare le elezioni? La risposta è positiva ma a condizioni molto limitate, senza riferimenti al sotto testo rumeno", racconta il giurista.
In un mondo ipotetico in cui tutto è possibile, questi elementi individuati nel parere sulla possibilità delle corti costituzionali di annullare le elezioni possono diventare vincolanti per le Corti nazionali? "C'è una pluralità di attori che interviene a seguito di queste indicazioni; è una specie di intreccio che nel caso specifico si verifica tra quello che dice la Commissione di Venezia, quello che dice la Corte costituzionale dello stato interessato, insomma che di volta in volta si applica al caso. E' molto fluida la cosa". "Ma gli elementi individuati nel parere comunque non possono diventare un vincolo giuridico. Sono elementi autorevoli di riflessione", risponde all'Adnkronos l'allievo di La Pergola.
"Certo - aggiunge - se scoppia tutto, se l'Europa si ritrova sola a gestire militarmente il rapporto con la Russia, senza alcune coordinate di fondo come l'Alleanza atlantica... cambierebbero alcune condizioni di base... - chiosa - E' chiaro che si aprirebbe una prospettiva di emergenza in cui le organizzazioni che sono state istituite per tempi di pace faticherebbero a farsi valere perché l'emergenza, come sicuramente sa, ha le sue priorità come è stato per il covid a maggior ragione. Altro che Commissione di Venezia, non so se mi spiego. Nel senso: per la Commissione non cambia niente, ma cambia l'effetto. Andrebbe ri-adeguato attraverso le previsioni nei trattati e nella convenzione: C'è ad esempio la sospensione dei diritti che si può attuare in caso di emergenza. Bisognerà vedere quanto si potranno applicare queste cose", conclude. (di Roberta Lanzara)