
Guardando all'opzione nucleare per equilibrare e migliorare il mix energetico del Paese, va registrato un avanzamento importante. Alla fine del febbraio scorso, il Consiglio dei Ministri ha inviato al Parlamento un organico disegno di legge per consentire il ritorno dell’Italia alla produzione di elettricità da fonte nucleare. Nella relazione che accompagna il testo del provvedimento, ci sono gli elementi portanti della strategia del governo. Gli obiettivi perseguiti sono l’approvvigionamento energetico sicuro e non interrotto, il raggiungimento della decarbonizzazione, la sostenibilità dei prezzi per gli utenti finali domestici, la competitività del sistema industriale, la tutela dell’ambiente. L’energia nucleare, si sottolinea nella Relazione, rappresenta la fonte più pulita dal punto di vista delle emissioni climalteranti, garantendo un flusso energetico “stabile e programmabile, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, a integrazione delle rinnovabili non programmabili”. Caratteristiche che le fonti rinnovabili, ad oggi, non possono soddisfare. Al primo articolo si prevede il conferimento al Governo della delega di emanare, entro 12 mesi dall’approvazione del disegno di legge, uno o più decreti legislativi recanti la disciplina, anche in forma codicistica, della produzione di energia da fonte nucleare (utile per produrre idrogeno), lo smantellamento degli impianti esistenti, la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile esausto, nonché la ricerca, lo sviluppo, l’utilizzo dell’elettricità da fusione e l’intera riorganizzazione delle competenze e delle funzioni in questo comparto, provvedendo alle necessarie variazioni della legislazione. Per affrontare l’inedita sfida industriale è stata costituita una newco guidata da Enel con il 51%, e composta da Ansaldo Energia (39%) e Leonardo (10%). L’obiettivo della nuova realtà societaria è, in almeno due anni, di realizzare uno studio di fattibilità sulle nuove tecnologie nucleari, in particolare gli SMR e gli AMR, con un’attenzione futura alla fusione. Per il settore civile, guardando al futuro, ha evidenziato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, “potremmo aggiungere anche Fincantieri, una delle più grandi imprese europee che produce navi, e il traffico mercantile del futuro dovrà andare con piccoli reattori da 20-30 MW. Fincantieri sta ponendo molta attenzione su questo tema. Anche Eni potrebbe dare un contributo. Bisogna mettere a sistema un mondo di conoscenze, nell’interesse dell’Italia”. C’è poi una startup che ha meritato l’attenzione del governo. È stata fondata da uno scienziato italiano, nel 2021, con un obiettivo: creare nuovi reattori nucleari al piombo, che bruciano un combustibile chiamato Cox a base di rifiuti radioattivi. Plutonio, soprattutto. La startup si chiama Newcleo. Il suo fondatore, Stefano Buono, 58 anni, ha passato buona parte della sua vita accademica al Cern di Ginevra. Se lo Stato oggi è interessato a rilevare una quota del 10% della sua azienda per 200 milioni, il motivo è che Newcleo, prima del tempo, ha sviluppato una tecnologia che oggi promette di creare energia pulita e sicura attraverso il nucleare. L’interesse del governo a entrare nella società rientra nell’ambito di una strategia per il ritorno dell’Italia nel settore nucleare di ultima generazione. L’investimento dovrebbe essere gestito, da quanto è emerso, attraverso una società pubblica, come Cassa Depositi e Prestiti o la futura azienda nazionale per il nucleare.