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Andrea Macrì, "Milano Cortina le mie quinte Paralimpiadi"

Ferito nel crollo del controsoffitto alla scuola Darwin nel 2008, l'atleta verso i Giochi 2026: "Il Para Ice Hockey mi ha ridato un sogno, voglio fargli avere un futuro".

Andrea Macrì e Gabriele Lanza
Andrea Macrì e Gabriele Lanza
06 febbraio 2025 | 17.20
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Schiacciato sotto il peso del controsoffitto della sua scuola, si è rialzato grazie allo sport e ora si prepara alla sua quinta partecipazione (tra Giochi estivi e invernali) alle Paralimpiadi, quelle di Milano Cortina, dove gareggerà come difensore nella nazionale di Para Ice Hockey. E' la storia di Andrea Macrì: nel 2008 era uno studente di 17 anni del liceo Darwin di Rivoli, in provincia di Torino. Il 22 novembre, durante l'intervallo, il controsoffitto vecchio e gravato dal peso delle tubature, crollò addosso a lui e al suo amico Vito Scafidi, che morì nell'incidente.

Per Andrea, invece, iniziò "un lunghissimo percorso di riabilitazione, tre operazioni chirurgiche e una paraplegia incompleta, che però mi ha fatto scoprire quella che oggi è la mia vita, cioè lo sport", racconta l'atleta all'Adnkronos, che lo ha incontrato al termine del convegno 'Milano Cortina 2026: un ponte tra grandi opere e sicurezza', organizzato da Inail in collaborazione con Regione Lombardia, a un anno esatto dall'avvio dei Giochi invernali. La carriera paralimpica di Macrì è iniziata nel 2012 a Londra, quando ottenne un quarto posto nella scherma. Poi la decisione di concentrarsi sul Para Ice Hockey, "che ho iniziato a praticare nel 2009, durante il mio periodo di ricovero a Torino, dove tuttora mi alleno con la squadra dei 'Tori Seduti'. Mai nome fu più azzeccato", scherza Andrea. Praticare uno sport di squadra allora, quando la rabbia per il torto subito "rischiava di prendere il sopravvento", fu fondamentale "per il mio reinserimento sociale e per ritrovare a 18-19 anni una nuova motivazione e un nuovo sogno da raggiungere", racconta.

MILANO CORTINA, L'ITALIA DEL PARA ICE HOCKEY

Nel Para Ice Hockey i sei giocatori per squadra, tutti con disabilità fisiche agli arti inferiori, usano delle slitte delle 'sledge' a doppia lama e due stecche per facilitarsi nella spinta e giocare il disco. Ogni partita dura tre tempi da 15 minuti effettivi. La disciplina fa parte del programma paralimpico da Lillehammer 1994. Il debutto della Nazionale italiana risale a Torino 2006 e da allora gli azzurri hanno partecipato a tutte le edizioni (Macrì ha fatto parte della squadra nei Giochi di Sochi, PyeongChang e Pechino). Manca solo la medaglia, sfiorata nel 2018 in Corea, quando l'Italia perse per un pelo la finale per il terzo posto contro i padroni di casa.

Se la squadra arriverà a giocare la finale per il bronzo anche nel 2026 al Palaitalia di Milano Santa Giulia "speriamo che essere noi i padroni di casa, porti fortuna", dice l'attaccante Gabriele Lanza. "La prima volta che mi sono seduto su uno slittino è stata nel 2015 a Torino", nel 2019 l'ingresso in Nazionale, nel 2022 la prima Paralimpiade a Pechino e oggi, a un anno dai Giochi, "mi sto allenando con il sogno e la speranza di partecipare anche a Milano Cortina 2026". L'obiettivo della squadra per il 2026? "Se dobbiamo sognare, si sogna in grande e si sogna una medaglia. Non stiamo però a dire di quale metallo, perché sappiamo che ci sono squadre praticamente imbattibili, come Stati Uniti e Canada. Però giochiamo in casa, con il tifo dalla nostra parte". Insomma - ammette Lanza - "l'obiettivo è quello e per quello ci stiamo allenando".

'PARA ICE HOCKEY RISCHIA DI SCOMPARIRE'

In ballo a Milano Cortina c'è anche qualcosa di più grande: "Si può pensare che il nostro obiettivo principale sia la medaglia, ma in realtà è far sì che il nostro sport abbia un futuro", dice Andrea Macrì, senza nascondere la preoccupazione: "Il Para Ice Hockey nato in Italia grazie a Torino 2006 adesso rischia di scomparire, perché non siamo in tanti a praticarlo". Quindi ai Giochi di Milano Cortina "il nostro obiettivo sarà far emozionare più persone possibile, per avvicinare nuovi ragazzi alla pratica di questo sport. Questo sarebbe il nostro successo più grande".

(di Alice Bellincioni)

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