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Maschi italiani 'bocciati' in prevenzione del melanoma

+37% casi in 5 anni

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25 giugno 2021 | 18.04
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Cresce in Italia il numero di nuovi casi l’anno di melanoma, un insidioso tumore della pelle. Nel 2020, rispetto al 2015, l’incremento è stato del 37% tra gli uomini e del 24% tra le donne. E sono più interessate dal fenomeno le Regioni del Centro-Nord, dove l’incidenza risulta doppia rispetto al Sud. La prevenzione è la prima arma per sconfiggere questa neoplasia, con regole molto semplici come l’uso di creme solari protettive ed evitare di esporsi al sole nelle ore centrali della giornata (12-15), soprattutto in queste settimane di inizio estate. I consigli pratici per la prevenzione del più aggressivo tumore della pelle sono fra i temi del webinar 'Mela Talk Connected', un progetto nazionale d’informazione giunto alla seconda edizione.

Agli eventi on line - riferisce una nota - partecipano e si confrontano specialisti oncologi, dermatologi, psiconcologi, pazienti, caregiver e cittadini. Il progetto è realizzato con il contributo incondizionato di Bristol Myers Squibb e gode del patrocinio delle principali associazioni di pazienti: A.I.Ma.Me. (Associazione italiana malati di melanoma), APaIM (Associazione pazienti Italia melanoma), Associazione melanoma Italia onlus e Emme Rouge onlus. “Il melanoma è una delle forme di tumore in maggiore aumento negli ultimi anni in molti Paesi Occidentali – ricorda Paola Queirolo, direttore Divisione Melanoma, sarcoma e tumori rari all’Istituto europeo di oncologia di Milano -. In Italia le differenze epidemiologiche riscontrate sono in parte riconducibili anche ad una maggiore tendenza da parte delle donne a proteggersi dai raggi solari con prodotti e dispositivi adeguati, a controllare la propria pelle e, in caso di lesione sospetta, a rivolgersi a un dermatologo per un controllo".

Da qui "un appello agli uomini che vivono nel nostro Paese, affinché non sottovalutino i rischi dell’eccessiva esposizione al sole. Tutti noi - sottolinea - dovremmo prestare, infatti, molta attenzione e questa regola è valida tutto l’anno, non solo durante la bella stagione. Esistono poi delle categorie di persone considerate particolarmente a rischio come i neonati e i bambini. Il 10% dei pazienti poi presenta almeno un famigliare di primo grado colpito dalla stessa patologia oncologica. Grazie ad una maggiore attenzione alla prevenzione primaria possiamo ridurre il boom di casi di melanoma che stiamo registrando nella Penisola”.

C’è bisogno di maggiore informazione sul cancro e sui suoi fattori di rischio – prosegue Monica Forchetta, presidente APaIM -. Soprattutto bisogna aumentare il livello di consapevolezza e sensibilizzare i più giovani che ancora troppo spesso ricorrono alle lampade abbronzanti o non usano la crema solare al mare o in montagna. La comunicazione è inoltre fondamentale per i pazienti che crescono di numero e che hanno continuamente necessità di essere aggiornati sulla malattia. Alla nostra Associazione arrivano molte domande sui nuovi trattamenti disponibili ma anche su aspetti della vita di tutti i giorni come la dieta, la riabilitazione o l’attività fisica. Ben vengano quindi le iniziative come 'Mela Talk' che danno l’opportunità a malati e caregiver di dialogare direttamente con i medici specialisti”.

In Italia lo scorso anno - ricorda la nota - sono stati registrati 14.900 nuovi casi di melanoma (8.100 tra gli uomini e 6.700 tra le femmine). In totale sono oltre 169.900 le persone viventi nel nostro Paese dopo una diagnosi di melanoma (80.100 i maschi 89.800 le femmine). Si tratta di una neoplasia relativamente “giovane” in quanto l’età media alla diagnosi è di 57 anni. Un caso su cinque è poi diagnosticato tra persone con meno di 40 anni. “Il 75% dei pazienti maschi e l’83% delle femmine riesce a guarire dalla malattia dopo 8-10 anni dal momento della diagnosi", prosegue Queirolo, sottolineando però che "le cure tradizionali contro il cancro come la chemio o la radioterapia non sono molto efficaci e vengono quindi utilizzate soltanto in pochi casi specifici. "La rivoluzione è avvenuta dopo l’introduzione delle terapie a bersaglio molecolare e dell’immuno-oncologia. Grazie a questi trattamenti, più del 50% dei pazienti con tumore metastatico può avere un beneficio a lungo termine".

"La ricerca scientifica prosegue e sta portando a nuove e più efficaci opzioni terapeutiche, come hanno evidenziato diversi studi presentati recentemente al congresso americano di oncologia medica (Asco). In particolare, la combinazione di due molecole immunoterapiche, nivolumab e ipilimumab, ha dimostrato un netto vantaggio in sopravvivenza in pazienti con melanoma avanzato mai trattati prima. Il 49% dei pazienti trattati con la combinazione è vivo a 6 anni e mezzo e la sopravvivenza globale mediana è stata di 72,1 mesi, la più lunga finora riportata nel melanoma avanzato. Un risultato davvero importante se si considera che, prima dell’immunoterapia, la speranza di vita dei pazienti con melanoma metastatico era di circa 6 mesi e meno del 10% era vivo a un quinquennio. Aumentano così le opportunità per i pazienti, che devono comprendere come adesso sia davvero possibile sconfiggere anche le forme più gravi di cancro ma – conclude - la prevenzione primaria non si deve fermare nemmeno dopo la diagnosi del tumore cutaneo".

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