All’origine dell'omicidio un'eredità contesa. Le vittime sono il fratello, la cognata e i due nipoti del killer che poi si è sparato un colpo di pistola in testa
Tragedia a Licata, nell'agrigentino, dove quattro persone, tra cui un bimbo di undici anni e una ragazza di 15, sono state uccise per una lite familiare scoppiata in un appartamento nella zona periferica di via Rieti. A sparare sarebbe stato Angelo Tardino che, come apprende l’Adnkronos, dopo avere ucciso i quattro familiari si è sparato un colpo di pistola in testa mentre era al telefono con i carabinieri. In un primo momento si pensava che fosse morto sul colpo, ma i sanitari che lo hanno soccorso hanno parlato di "morte cerebrale". Tardino è quindi stato trasferito all'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta, dove è morto qualche ora dopo.
A dare l’allarme sarebbe stata la moglie dell’assassino che ha avvisato i carabinieri. Le vittime sono il fratello, la cognata e i due nipoti dell’assassino. Come si apprende l’uomo, al termine di una lite per un'eredità contesa, ha estratto la pistola e ucciso i parenti. In un primo momento avrebbe voluto costituirsi ma poi ha deciso di suicidarsi. La pistola usata per la strage è una calibro 9 regolarmente detenuta da Tardino. L'arma è stata sequestrata.
I due fratelli, Diego e Angelo, gestivano insieme un'azienda agricola e, prima della strage di questa mattina, era accaduto più volte che i carabinieri fossero stati chiamati a intervenire per sedare liti tra i due. I parenti dell'assassino e delle vittime si trovano in caserma per accertare il movente della lite. Intanto, emergono nuovi dettagli sull'accaduto: a quanto apprende l'Adnkronos, i vicini di casa avrebbero sentito prima la lite e poi gli spari.
MOVENTE - Secondo il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, che coordina le indagini insieme al sostituto Paola Vetro, il movente della strage sarebbe rintracciabile in questioni personali e patrimoniali. A quanto ricostruisce Patronaggio, il quadruplice omicidio si è consumato alle ore 7.30 circa di stamattina in contrada Safarello, quando Angelo Tardino, 48 anni, recatosi a casa del fratello Diego, 45 anni, lo ha ucciso, assassinando poi anche la cognata, Alessandra Ballacchino, e i nipoti A.T, 15 anni e V.T. 11, utilizzando una pistola calibro 9 legalmente detenuta. Tardino, dopo il folle gesto, si è allontanato nella vicina via Mauro De Mauro tentando il suicidio con in colpo di pistola alla testa.
I militari dell'Arma avvisati dalla moglie di Tardino si erano messi subito alla ricerca dell'uomo, rintracciandolo tuttavia solo dopo che questi si era già sparato alla testa. Le indagini sono condotte dai Carabinieri della compagnia di Licata comandata dal Cap. Petrocchi. L'arma è stata sequestrata per le comparazioni balistiche.