La sfida dell’internazionalizzazione è sempre più sentita e urgente negli atenei
In un mondo sempre più interconnesso e in continuo mutamento, anche le università sono chiamate a ripensare il loro ruolo nella società. Oggi c’è 'fame' di alta formazione: il numero degli iscritti aumenta a livello globale e, secondo lo science report Unesco, ha superato attualmente i 250 milioni. Cresce anche il numero degli studenti internazionali: entro il 2025 potrebbero essere 8 milioni le persone che, dal Paese di origine, andranno a studiare all’estero. Un dato quattro volte superiore a quello del 2000. E se Cina e India sono i Paesi che registrano il maggiore esodo di studenti, si amplia anche la platea di chi proviene dall’Africa. Dall’altra parte, molti paesi Ocse devono fare i conti con la denatalità: in Italia nel 2023 sono nati solo 379mila bambini e il trend negativo va avanti dal 2008. Meno giovani significa, potenzialmente, meno studenti, con evidenti ripercussioni anche per le università.
La sfida dell’internazionalizzazione è, dunque, sempre più sentita e urgente negli atenei: per attrarre studenti da tutto il mondo e formare la futura classe dirigente occorre offrire contesti accademici transnazionali, in cui insegnamento e ricerca siano quanto più possibile allineati agli standard globali e vicini al mondo del lavoro. Questi temi sono stati al centro dell’evento organizzato dalla Luiss: 'The Future of Higher Education', che si è svolto oggi nel campus di viale Romania, dove importanti esperti in materia di ricerca, formazione e imprese hanno fornito la loro visione sul futuro del mondo accademico.
“Le università devono dimostrarsi pronte ad affrontare le complessità e le sfide di un mondo in continua evoluzione. La proposta di modelli educativi innovativi, un ambiente cosmopolita e attento ai temi della sostenibilità, della diversità e dell’inclusione, il focus sugli sviluppi tecnologici e dell’Intelligenza Artificiale: solo tenendo in considerazione questi aspetti gli atenei saranno in grado di svuotare la loro cassetta degli attrezzi e di riempirla di nuovi contenuti, per formare i leader del domani”, ha dichiarato il Rettore Luiss, Andrea Prencipe.
Come ha evidenziato Shitij Kapur, vice-chancellor del King’s College di Londra e tra i guest speakers dell’evento: “Persino le eccellenze del Regno Unito negli ultimi anni si sono ritrovate in un ‘Triangle of Sadness’ dove le università devono affrontare, da una parte i mutamenti delle comunità studentesche e dall’altra istituzioni pubbliche che riservano sempre meno contributi all’alta formazione e università che devono mantenere la propria competitività in una fase di straordinario aumento della ricerca accademica proveniente dalla Cina. Gli atenei hanno la necessità di trovare nuovi modelli di efficienza e nuovi modi di operare, attraverso l’uso creativo del digitale, dell’online e degli strumenti dell’intelligenza artificiale”.
L’incontro 'The future of higher education”, aperto dall’introduzione del presidente Luiss Luigi Gubitosi, si è svolto in due sessioni - university and regulation e research and public funding – con interventi di Marcella Panucci (capo di gabinetto, ministero dell’Università e della Ricerca), Alessandra Ricci (ceo, Sace), Simon Roy (head of higher education policy, Ocse), Ashish Arora (rex d. adams professor of business administration fuqua school of business at Duke University), Emilio Fortunato Campana (direttore dipartimento ingegneria, ict e tecnologie per l'energia e i trasporti, Cnr) e Maximo Ibarra (ceo, Engineering), con la moderazione di Chiara Albanese, Rome bureau chief Bloomberg News.