Nasce dalle esperienze personali e familiari delle due fondatrici, Sonia Paonessa e Eliana Pèrez
Per supportare le famiglie nella ricerca del badante più idoneo per esperienza, competenze, tratti caratteriali e personali dell’anziano da assistere, nasce Amalia, la piattaforma che, tramite intelligenza artificiale e algoritmi, trova il caregiver giusto per ogni persona. La startup, inoltre, mira a fornire un ausilio concreto ai caregiver puntando a contrastare il burnout e la 'sindrome Italia', termine medico usato per indicare l'insieme di malattie invalidanti che colpisce le donne dell'Est che condividono una storia precisa: gli anni vissuti come migranti in Italia, lavorando come colf e assistenti familiari, lontane dalle loro famiglie e dai loro figli. Amalia nasce dalle esperienze personali e familiari delle due imprenditrici che hanno fondato la startup: Sonia Paonessa, con esperienza pluriennale nell’assistenza familiare, e Eliana Pèrez, figlia di assistente familiare.
“Attraverso i nostri vissuti personali e professionali - spiegano le due co-founder - ci siamo rese conto che vi era un gap nei servizi di assistenza alle persone fragili, principalmente nella ricerca e selezione del giusto caregiver. Per questo, abbiamo pensato di lasciare i nostri lavori precedenti e creare il nostro progetto, puntando principalmente a cambiare il metodo di selezione, facendo in modo che ogni famiglia possa trovare il caregiver ideale per la situazione specifica: un assistente in grado di inserirsi nella vita dell'anziano e di costruire un rapporto duraturo con la famiglia”.
Così Sonia ed Eliana, nell’ottobre 2020, decidono di fondare la startup, con sede a Brescia, con una mission principale: facilitare l’incontro e la gestione di caregiver professionali per l’assistenza agli anziani. Come? Attraverso un innovativo processo di selezione in grado di soddisfare le esigenze sempre più complesse delle famiglie. Si parte dallo studio approfondito della situazione della persona da assistere, poi si individuano tutte le caratteristiche che deve avere il caregiver ideale, e infine, attraverso algoritmi e domande adattive, la startup è in grado di individuare il match perfetto, quindi l’assistente familiare con il giusto mix di esperienza, competenza, disponibilità e tratti caratteriali. Sulla piattaforma sono 19 le regioni italiane coperte. La startup ha finora gestito 635 famiglie totali, ha ricevuto oltre 57.950 candidature di badanti e ha generato quasi 3,5 milioni euro di stipendi per i lavoratori. “Tra i nostri obiettivi - spiegano le co-founder - vi è quello di consolidarsi nel mercato italiano, implementare la tecnologia, supportare almeno 700 famiglie nella ricerca del caregiver adatto alle esigenze del proprio anziano e aprire due sedi, nello specifico a Milano e Torino”.