L'arcivescovo di Firenze: "Occorre mettere al centro la persona, la sua dignità, l'attenzione alla sicurezza del lavoro, e tutto questo chiede una maggiore responsabilità personale e collettiva"
"Spesso i temi della sicurezza del lavoro si incrociano anche con quelli della convivenza sociale e in particolare della immigrazione. Ecco, mi piace allora pensare che anche guardando al lavoro noi possiamo avere un approccio sulla gestione del fenomeno migratorio creando percorsi per un positivo inserimento degli immigrati sul territorio. D'altra parte il lavoro ha bisogno di lavoratori, a volte non si trovano tra la nostra gente, e abbiamo bisogno anche di costoro che vengono. Ma guai a lasciarli a se stessi, guai soprattutto se vengono assorbiti dalle dinamiche di carattere criminale presenti sul territorio. Occorre quindi mettere al centro la persona, la sua dignità, l’attenzione alla sicurezza del lavoro, e tutto questo chiede una maggiore responsabilità personale e collettiva". Lo ha detto il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, salutando i convegnisti radunati alla Fortezza da Basso a Firenze per la 15esima edizione del Festival del Lavoro, promosso dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro.
"L'uso dell'intelligenza artificiale non può limitarsi a un anonimo assemblaggio - ha sostenuto il card. Betori -: deve essere accompagnato da un'adeguata formazione alla responsabilità, e una visione d'insieme per evitare che la deresponsabilizzazione personale e collettiva faccia sì che il progresso digitale possa avvenire contro la persona, e non invece rispettando la persona; contro la giustizia, e non invece cercando di promuoverla tra tutti i popoli. Allora è necessario intrecciare un'alleanza tra l'ingresso dell'intelligenza artificiale e l’attenzione umanistica della cultura del lavoro nella quale noi viviamo".
Il cardinale Giuseppe Betori ha strappato applausi e sorrisi rivelando alla platea di provenire da una famiglia di consulenti del lavoro.