"Scrofa. Palla di lardo. Cesso ambulante". La scrittrice Michela Murgia denuncia su Facebook gli insulti ricevuti sui social "negli ultimi 14 mesi". "Sono sui social media da 11 anni, ma quello che mi sono sentita dire negli ultimi 14 mesi non ha precedenti. 14 mesi. Tanto è durato il governo uscente, tanto è durato il processo di promozione dell'insulto da bar a linguaggio istituzionale". Mi hanno scritto, si legge sul post, "vacca. Peppa Pig. Sbaglio di natura. Spero ti stuprino. Anzi no, per rispetto allo stupratore". E, poi ancora "scaldabagno con le gambe". "Mettiti a dieta. Vai in giro col burqa. Non ti insulto che ti ha già insultata la natura. Madonna se sei brutta. Sei più bella che intelligente. Povero il tuo compagno, che ogni mattina si sveglia e deve vederti. Ma poi tu mica lo avrai un compagno. Sarai lesbica come minimo".
Si chiama, aggiunge, "'bodyshaming', denigrazione del corpo, ma in realtà serve ad annichilire lo spirito". Sulle donne "ha un impatto violentissimo, perché nella nostra società il corpo femminile è demanio pubblico". "Per ogni 'cesso' o 'scrofa' che riceviamo, l'antidoto è ricordare la forza che quelle parole vorrebbero spegnere - conclude -. La bellezza che sappiamo riconoscere in noi stesse è la fonte della libertà che vorrebbero negarci".