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Rosi (Sony): "Il futuro è live e streaming". "Non credo ad una morte programmata di Bowie"

Andrea Rosi, presidente Sony Music Italia
Andrea Rosi, presidente Sony Music Italia
29 gennaio 2016 | 11.43
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"Il futuro è nel live e nello streaming, perché il live non è duplicabile, il biglietto o ce l’hai o non ce l’hai, e perché chi prova lo streaming non torna più indietro, sebbene in Italia ci sia ancora moltissima strada da fare". Quanto a Sanremo è "un grande amplificatore di progetti musicali sia per gli artisti già noti che per i giovani. Ma un ruolo fondamentale per gli artisti emergenti lo rivestono anche i talent show come 'X Factor' e 'Amici', dove i giovani godono di un’ esposizione più lunga". Parola di Andrea Rosi, presidente di Sony Music Italia, che ammette su quest'ultimo punto di avere un parere 'parziale' dal momento che guida l'etichetta-partner del talent show che va in onda su Sky.

Anche quest'anno la Sony ha una squadra imponente in partenza per il Teatro Ariston, composta, per quanto riguarda i big in gara, da sei artisti: Noemi, Lorenzo Fragola, Francesca Michielin, Enrico Ruggeri, Rocco Hunt e Neffa. "Un cast importante che rispecchia le diverse anime del sound made in Italy, tutte presenti in Sony, che storicamente (avendo inglobato Rca e Bmg Ricordi) è la casa della musica italiana. Devo dire che Carlo Conti quest'anno ha allargato ancora i confini, mettendo insieme un cast per tutti i gusti, dal melodico al rap, al rock: manca giusto l'heavy metal!", scherza Rosi.

Per il presidente Sony, "Sanremo rimane centrale ed impegnativo per le case discografiche e certamente dal punto di vista numerico è l'evento con l'appeal televisivo più importante, con gli ascolti più grandi. Ma guardando ai talenti e al pubblico più giovane ci sono appuntamenti che, pur avendo numeri più limitati, sono comunque molto centrati sul target e danno risultati significativi. Nei due maggiori talent show, 'X Factor' e 'Amici', le nuove leve hanno diverse settimane per farsi conoscere. Un’esposizione più lunga rispetto a quella delle Nuove Proposte del Festival, che comunque quest’anno ha puntato maggiormente sui giovani introducendo una prima serata di selezione-presentazione in diretta su Rai1. Per noi, ad esempio, Sanremo Giovani è stato importante perché ha dato grande visibilità a Rocco Hunt, che ha raggiunto così la popolarità su scala nazionale”, sottolinea Rosi.

Secondo Rosi "con l'inversione di tendenza che ha riportato in positivo i numeri del mercato delle vendite italiano (+25% nei primi 9 mesi del 2015 ma la tendenza dovrebbe essere confermata sui 12 mesi, ndr.) finalmente si è tornati ad occuparci della nostra mission principale: lavorare sulle carriere dei nostri artisti, sulla scoperta di nuovi talenti e con gli autori sulla scelta delle canzoni. Negli ultimi dieci anni invece ci siamo occupati quasi soltanto di temi di sopravvivenza per fronteggiare la rivoluzione digitale", sottolinea.

Ma Rosi invita a guardare con attenzione i dati di vendita che vedono grandi differenze tra artisti italiani e stranieri: "La tenuta dei formati tradizionali si deve quasi solo agli artisti italiani ma vede un sostanziale crollo degli stranieri, sul fronte dello streaming è il contrario: qui è la musica internazionale a farla da padrona. Mentre la crescita del vinile riguarda una nicchia audiofila, soprattutto over 30 se non over 40 che si ricompra dischi che hanno fatto la storia della musica. Insomma, il bello è che c'è spazio un po' per tutto e che sicuramente è in crescita il consumo di musica e in decrescita il fenomeno della pirateria, che comincia a non essere più così 'cool' tra le nuove generazioni. La nota dolente è che alcune fruizioni vengono ancora retribuite pochissimo: per esempio quelle su Youtube, che gira una percentuale sulla vendita di pubblicità, di fatto incontrollabile e quasi sempre irrisoria".

Diverso il discorso dello streaming, dove i maggiori player, Apple , Spotify, Deezer e Tim Music, "riconoscono percentuali più in linea con il mercato".

Infine, l'argomento più triste ma anche decisamente attuale: la Sony è l'etichetta con cui David Bowie ha realizzato gli ultimi due suoi album, 'The Next Day' e 'Blackstar'. Rosi ammette che la scomparsa della leggendaria rockstar "ha portato più o meno al raddoppio delle vendite previste di 'Blackstar', anche perché il disco è stato visto appunto come il testamento artistico di Bowie ". Ma il presidente Sony assicura che anche all'interno della casa discografica "erano tutti ignari di quanto stava accadendo, si sentiva soltanto dire che non stava bene ma tutto qui. Anche perché nessuno lo incontrava da tempo visto che non faceva nessun tipo di attività promozionale per gli ultimi dischi". La cosa che invece Rosi esclude categoricamente è che si sia trattato, come qualcuno è arrivato ad ipotizzare, di una morte 'programmata' proprio a ridosso dell'uscita del disco: "Questo mi sembrerebbe davvero strano, perché la data di uscita di 'Blackstar' è stata fissata molti mesi prima per coincidere con il suo compleanno, non certo con la sua morte".

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