
Incerto il futuro delle relazioni Mosca-Pechino: 'Una potenza in discesa, l'altra in ascesa, Asia centrale e Africa potrebbero rappresentare terreni di scontro'
Il "Reverse Nixon", la strategia con cui l'amministrazione americana punterebbe ad avvicinare Mosca per allontanarla dalla Cina, può essere un obiettivo plausibile per Donald Trump, ma bisogna capire "cosa Trump ha da offrire a Putin", e se al leader russo "convenga allontanarsi dalla Cina" mostrandosi "accondiscendente" verso il tycoon. Ma la strategia del presidente americano è meno irrealistica di quanto appaia, e non è impossibile immaginare futuri "terreni di scontro" tra Mosca e Pechino, come ad esempio l'Asia Centrale e l'Africa. Lo sostiene Eleonora Tafuro, ricercatrice presso il Centro Russia, Caucaso e Asia Centrale dell'Ispi, parlando con l'Adnkronos.
L'avvio dei negoziati tra Russia e Stati Uniti a Riad, che rientra in un più ampio contesto di allentamento delle tensioni diplomatiche tra le due superpotenze, ha fatto ipotizzare a molti che Trump stia tentando di applicare il "Reverse Nixon", tentando di avvicinare la Russia per allontanare la Cina, obiettivo che al tycoon "continua a interessare più di ogni altra cosa". Per Tafuro, l'obiettivo di Trump è "plausibile", ma la questione riguarda la Russia e se le convenga allontanarsi da un partner "politico" e "militare" chiave, con il quale mantiene "commercio e attività economica con cui finanza l'attività bellica". Inoltre, per Putin è anche una questione di "status" in patria, e "non può farsi vedere troppo accondiscendente verso Trump", spiega la ricercatrice, ricordando che il presidente russo deve "farsi vedere alla pari" dell'omologo americano "senza abbassarsi verso le sue richieste".
La strategia di Trump potrebbe trovare dei pertugi di terreno fertile. Forse non nell'immediato, ma non è da escludere future frizioni sull'asse Pechino-Mosca, secondo Tafuro. "La Russia è una potenza in discesa e la Cina è in ascesa", quindi per la teoria della relazioni internazionali, le due potrebbero finire a "scontrarsi", sebbene Mosca continui a mostrare di fare molto "bandwagoning", in sostanza salendo sul carro delle potenze più forti del momento. "La coesistenza tra le due è stata finora pacifica", ma ci potrebbero essere dei potenziali "terreni di conflitto", soprattutto in "Asia Centrale e Africa", ha spiegato.
In Asia Centrale, regione di cui la ricercatrice si occupa prevalentemente, la "Russia è la storia, con le sue leve politiche ed economiche", ma la Cina "rappresenta il futuro, ed è un partner commerciale con investimenti senza paragoni". Attenzione anche all'Africa, dove Pechino ha interessi "economici" finalizzati a espandere il proprio mercato delle esportazioni, mentre Mosca "punta soprattutto a rafforzare la propria influenza geopolitica e militare". "Ma parliamo di ipotesi future. Al momento Cina e Russia riescono a convivere pacificamente, probabilmente grazie al loro obiettivo comune di contrastare l'Occidente", continua Tafuro.
A proposito dello scontro tra Trump e Volodymyr Zelensky andato in scena allo Studio Ovale, Tafuro lo giudica "altamente positivo" per il Cremlino: Putin ha assistito a uno "spettacolo molto piacevole" che "non ha nemmeno avuto bisogno di commentare", preferendo "restare in disparte" per far parlare i "suoi" uomini - come Dmitry Medvedev, numero due del Consiglio di sicurezza - ma non è difficile immaginare la "gioia del Cremlino" per quanto visto. Quanto è emerso, infatti, è quanto "già promesso da Trump in campagna elettorale", una "contrarietà al continuo sostegno americano all'Ucraina", su cui oggi Washington e Mosca sembrano sempre più allineate.
"Non so se si sia trattato di una trappola tesa a Zelensky", commenta la ricercatrice, anche perché "Trump all'inizio sembrava rilassato", e l'alterco è piuttosto scoppiato con lo scontro tra Zelensky e Jd Vance. Però rimane il fatto che "le posizioni sui tempi e i modi del negoziato sono agli antipodi", poiché "Trump propone una pace frettolosa senza le assicurazioni che chiede Kiev". Il leader ucraino, da parte sua, non nasconde di preferire la precedente amministrazione di Joe Biden e la sua naturale "simpatia per l'aggredito", in netta contrapposizione con l'approccio "pragmatico" di Trump, che si presenta come neutrale ma "riecheggia molti punti principali della propaganda russa", in ultimo il tema delle legittimità elettorale di Zelensky.