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Ucraina, armi Ue e Nato contro Russia: verso stop a divieto

Il dibattito innescato dalle parole di Stoltenberg: impossibile difendere Kharkiv senza colpire il territorio russo

Jens Stoltenberg
Jens Stoltenberg
28 maggio 2024 | 16.02
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Bruxelles si sta orientando, lentamente, verso la rimozione delle restrizioni all'uso delle armi che l'Occidente fornisce all'Ucraina per difendersi dalla Russia nella guerra in corso da oltre 2 anni. Ad imporre un'ulteriore escalation, malgrado l'imminenza delle elezioni europee 2024 consigli prudenza ai governi più a ovest del Vecchio Continente, sono l'evoluzione del conflitto iniziato dalla Russia il 24 febbraio 2022 e la dura legge della geografia.

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, è stato chiarissimo, ribadendo quello che aveva già detto in una intervista all'Economist: per l'Ucraina, ha notato a Bruxelles a margine del Consiglio Difesa, sarà "molto difficile" difendere Kharkiv, la seconda città del Paese, senza colpire in territorio russo.

Il motivo è semplice: Kharkiv dista solo una trentina di km dal confine con la Federazione governata da Vladimir Putin, quindi quella parte di Russia, l'oblast di Belgorod, costituisce, a tutti gli effetti, una base per lanciare attacchi contro l'Ucraina.

"Dobbiamo ricordare - ha affermato Stoltenberg - che questa è una guerra di aggressione. La Russia ha attaccato un altro un altro Paese e l'Ucraina, secondo il diritto internazionale, ha il diritto all'autodifesa. E il diritto all'autodifesa include anche colpire obiettivi al di fuori dell'Ucraina, obiettivi militari legittimi all'interno della Russia".

"Ciò è particolarmente rilevante ora - ha continuato Stoltenberg - perché i combattimenti più pesanti si stanno svolgendo nella regione di Kharkiv, vicino al confine russo-ucraino. Quella è in realtà la prima linea, quindi ovviamente sarà molto duro e difficile per gli ucraini difendersi, se non riescono a colpire obiettivi militari proprio dall'altra parte del confine. Potrebbe trattarsi di artiglieria o di aeroporti utilizzati per attaccare l'Ucraina: se l'Ucraina non riesce a colpire quegli obiettivi militari, ovviamente sarà molto più difficile per loro difendersi".

Chi prende le decisioni?

Beninteso, non è l'Alleanza atlantica che decide: "Queste sono decisioni nazionali - ha ricordato Stoltenberg - non sono decisioni della Nato. Alcuni alleati non hanno imposto restrizioni sulle armi che hanno consegnato. Credo che sia giunto il momento di valutare tali restrizioni, anche alla luce dello sviluppo della guerra. Si trasformerà in una guerra che ora si svolge effettivamente lungo i confini e che rende agli ucraini ancora più difficile difendersi".

Per Stoltenberg, comunque, permettere agli ucraini di colpire in territorio russo con armi fornite da Paesi Nato non rende l'Alleanza un cobelligerante: "Dobbiamo ricordare che ciò non rende gli alleati della Nato parte del conflitto: abbiamo il diritto di fornire supporto all'Ucraina per aiutarli per l'autodifesa".

Per il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, in Occidente ci sono "teste calde che fanno dichiarazioni provocatorie assolutamente irresponsabili", in particolare il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, "ma - ha detto secondo l'agenzia russa Tass - c'è anche chi si chiede se sia necessario un'ulteriore escalation di questo tipo". Le resistenze maggiori si riscontrano in Italia e Germania, ma anche il primo ministro belga Alexander De Croo, un liberale, ricevendo oggi il presidente ucraino Volodymir Zelensky per firmare un accordo di assistenza bilaterale ha messo in chiaro che le armi che Bruxelles fornirà a Kiev serviranno solo per colpire "in territorio ucraino".

Chi vuole rimuovere il divieto

Zelensky ha assicurato che l'Ucraina, su questo, rispetta le consegne. Non è solo la Nato a spingere affinché le armi che arrivano a Kiev da ovest possano essere utilizzate per colpire anche in territorio russo. Oggi si è aggiunta anche l'Ue, per bocca del suo Alto Rappresentante Josep Borrell, che dovrebbe fare sintesi tra le linee dei 27 Stati membri, assolutamente divergenti su questo punto, ma che interpreta il suo ruolo in modo attivo, spingendo nella direzione che ritiene giusta.

Il socialista catalano, fin dall'inizio a favore dell'Ucraina (mentre per quanto riguarda il Medio Oriente è tra le voci più critiche nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu), è stato chiaro almeno quanto Stoltenberg.

"C'è il problema - ha affermato - di autorizzare l'uso delle armi fornite all'Ucraina in territorio russo, come ha proposto il segretario generale della Nato Stoltenberg. Alcuni Stati membri hanno deciso di rimuovere questo vincolo: è un'altra cosa importante da discutere".

Alla domanda diretta, se secondo lui sia opportuno rimuovere quelle restrizioni, Borrell ha risposto senza esitazioni: "Secondo il diritto di guerra - ha detto - è perfettamente possibile e non ci sono controindicazioni nel rispondere" a qualcuno che ti attacca a partire dal suo territorio "colpendolo lì. Di sicuro alcuni Paesi metteranno sul tavolo il rischio di una escalation. Ma occorre bilanciare il rischio di escalation con il diritto dell'Ucraina di difendersi. Se non puoi colpire il luogo da cui provengono gli attacchi, allora sei in una situazione completamente asimmetrica. E diventa sempre più cruciale, perché gli attacchi contro Kiev (ma stava parlando in inglese e probabilmente voleva dire Kharkiv, ndr) arriveranno dal territorio russo".

Perché la questione è cruciale

L'uno-due verbale arrivato da Stoltenberg e Borrell ha sollevato diverse reazioni negative in Italia, a partire dal leader del M5S Giuseppe Conte, per due volte presidente del Consiglio, che paventa il rischio di arrivare alla "Terza Guerra Mondiale". Se è vero che né Stoltenberg né Borrell hanno poteri decisionali in merito, nessuno dei due è inesperto. Se hanno parlato pubblicamente in quel modo, significa che se lo possono permettere. Una volta passata la boa delle elezioni europee, dunque, sarà sempre più difficile, per i Paesi europei più a ovest, negare agli ucraini la possibilità di colpire in territorio russo per difendere Kharkiv.

E' la seconda città dell'Ucraina, con oltre 1,4 mln di abitanti: perderla sarebbe un colpo mortale per Kiev. Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu uno degli obiettivi principali della Wehrmacht, durante l'Operazione Barbarossa. Venne presa dalle forze dell'Asse e ripresa più volte dall'Armata Rossa, in quattro battaglie nel 1941, '42 e '43, che lasciarono la città completamente distrutta. Oggi viene martellata dai missili russi. Che cosa comporterà questo ulteriore gradino che l'Europa si appresta a salire nel confronto con il rinato imperialismo russo, per permettere agli ucraini di difendere Kharkiv, lo si vedrà nei prossimi mesi.

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