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Tutto sul Summit di Parigi sull'AI. Parla l'ambasciatore francese per il digitale - Video

Henri Verdier in una video-intervista con l’Adnkronos spiega come l'Europa può rispondere a Stargate, DeepSeek e alla sfida epocale dell'intelligenza artificiale. Con un’anticipazione sul summit del 2026

Tutto sul Summit di Parigi sull'AI. Parla l'ambasciatore francese per il digitale - Video
07 febbraio 2025 | 17.02
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Parigi ospiterà il Summit sull’intelligenza artificiale il 10 e 11 febbraio, ma già in questi giorni si svolgono circa cento “side event” in giro per la città. Sono attesi il vicepresidente americano JD Vance, il presidente indiano Narendra Modi, e i vertici di centinaia di aziende tech, tra cui Google e Microsoft. L’Adnkronos ha contattato Henri Verdier, ambasciatore per il Digitale del governo francese, per discutere del ruolo della Francia e dell’Europa nel panorama globale dell’AI, soprattutto dopo i recenti sviluppi negli Stati Uniti e in Cina (qui sotto trovate l’intervista video integrale). Verdier ricopre il ruolo da quasi sette anni, e prima è stato uno startupper, un imprenditore e manager di aziende tecnologiche sia private che pubbliche.

Gli abbiamo chiesto come l’Europa può rispondere a iniziative come il progetto Stargate degli Stati Uniti o il recente exploit della cinese DeepSeek, che ha dimostrato come sia possibile ottenere risultati sorprendenti anche con investimenti più contenuti rispetto ai colossi americani.

Ambasciatore Verdier, qual è la sua visione del Summit di Parigi? Quali sono le iniziative più rilevanti che verranno discusse il 10 e 11 febbraio?

Questo Summit è estremamente importante perché l’intelligenza artificiale sta già trasformando le nostre vite e avrà impatti profondi su economia, cultura, geopolitica e mercato del lavoro.

Finora, il dibattito sull’AI si è concentrato soprattutto sulla competizione tecnologica e sul potere economico, ma è fondamentale che la comunità internazionale inizi a costruire un quadro comune di governance. Dobbiamo discutere non solo della regolamentazione, ma anche di come sostenere la ricerca pubblica, garantire che i paesi emergenti abbiano accesso alle competenze necessarie e proteggere la creatività culturale.

Il Summit di Parigi segue quello di Bletchley Park del 2023, che era focalizzato principalmente sui rischi esistenziali dell’IA. Noi vogliamo ampliare il dibattito: la sicurezza sarà certamente un tema, ma affronteremo anche questioni cruciali come la diversità linguistica e culturale, il costo energetico dell’IA e il rischio di concentrazione del potere in poche mani.

Avremo oltre 60 capi di Stato e di governo presenti, inclusi rappresentanti di Cina, Stati Uniti, India e Unione Europea. Sarà un summit inclusivo non solo per la partecipazione degli Stati, ma anche per la presenza di 300 aziende (non solo Big Tech) e di 800 rappresentanti della società civile, tra cui ONG, attivisti e ricercatori.

Abbiamo già avviato un colloquio scientifico di alto livello con premi Nobel e vincitori della Medaglia Fields e del Premio Turing, per garantire che il summit parta da una solida base scientifica.

Infine, vogliamo che questo Summit non sia solo una serie di discussioni teoriche, ma produca risultati concreti. Ci saranno nuove coalizioni, la pubblicazione di codice open-source e l’inaugurazione di nuove infrastrutture per la ricerca.

Alcuni osservatori vedono questo Summit come una risposta alla recente accelerazione americana nell’IA, in particolare con il progetto Stargate, che sembra enfatizzare una visione militarizzata e strategica dell’intelligenza artificiale, a discapito di temi come la privacy e i diritti fondamentali.

Cina e Stati Uniti sembrano sempre più orientati a vedere l’IA come un settore di competizione geopolitica, mentre in Europa si insiste sulla regolamentazione e sulla tutela dei diritti. Come rispondere a questa tendenza?

Questo Summit non è stato concepito in risposta alle decisioni dell’amministrazione americana, che è in carica solo da poche settimane. Il nostro lavoro è iniziato otto mesi fa, con il contributo di oltre mille esperti divisi in cinque gruppi di lavoro, ciascuno riunitosi più di dieci volte.

Detto questo, è vero che l’approccio statunitense all’IA è molto differente. Silicon Valley ha una cultura che premia l’innovazione radicale e l’ipercompetizione – basti pensare al famoso motto “Move Fast and Break Things”. C’è una filosofia che vede la concentrazione del potere economico come un vantaggio strategico.

L’Europa, invece, non vuole dominare il mondo, ma neanche esserne dominata. Il nostro obiettivo è l’autonomia strategica, non l’egemonia. Dobbiamo costruire un ecosistema europeo di innovazione e regolamentazione che ci permetta di restare competitivi senza rinunciare ai nostri valori.

La Francia sembra essere il paese europeo più avanzato nel settore dell’IA, con startup in crescita e investimenti significativi. Qual è il piano del governo per il futuro?

La Francia ha una strategia di lungo termine per l’IA, avviata già nel 2017 con il rapporto del matematico Cédric Villani. Oggi abbiamo 16 unicorni e oltre 1000 startup nel settore.

Tuttavia, l’unità di scala necessaria per competere con Stati Uniti e Cina è l’Europa, non la Francia da sola. A livello normativo, abbiamo bisogno di un mercato digitale unificato e di una regolamentazione, senza temere troppo le conseguenze: nessuna azienda può permettersi di boicottare l’intero mercato europeo, è troppo prezioso e troppo centrale.

Allo stesso tempo, dobbiamo sviluppare un’industria tecnologica europea e fare in modo che le nostre università e centri di ricerca possano contribuire alla creazione di modelli alternativi ai colossi americani e cinesi.

DeepSeek ha dimostrato che è possibile creare un modello AI avanzato con un budget relativamente basso. Questo rappresenta un’opportunità per l’Europa di sviluppare modelli alternativi?

Assolutamente sì. DeepSeek ha mostrato due cose fondamentali: primo, l’open source è una strategia vincente. Possiamo creare modelli collaborativi, senza dover dipendere esclusivamente dalle Big Tech. Secondo, l’innovazione nell’efficienza energetica è cruciale. DeepSeek ha sviluppato il suo modello senza utilizzare le più potenti GPU Nvidia, dimostrando che esistono percorsi alternativi nel settore hardware, e soluzioni più sostenibili a livello ambientale.

Al Summit di Parigi annunceremo una Fondazione per l’IA Open Source, che finanzierà progetti di AI trasparente e accessibile, con applicazioni nella sanità e nell’istruzione.

Uno dei problemi più complessi nell’IA riguarda l’utilizzo dei dati sensibili. Si parla di ridurre i bias e dare spazio a diverse culture, etnie, religioni, orientamenti sessuali, ma i dati che ci “caratterizzano” in modo unico sono spesso quelli che non si possono condividere. Come si può garantire l’innovazione rispettando la privacy?

Esistono tecnologie avanzate come il Confidential Computing, che consentono di estrarre conoscenza dai dati senza rivelarne il contenuto. In Francia, ad esempio, abbiamo 70 anni di dati sanitari grazie alla nostra sicurezza sociale, che potrebbero essere usati per trovare nuovi farmaci. La sfida, e sono sicuro che la vinceremo, è quella di promuovere la ricerca senza compromettere la privacy dei cittadini.

Infine le chiedo due anticipazioni: cosa state scrivendo nella dichiarazione finale del Summit? E l’anno prossimo si farà in India?

Vogliamo allargare il dibattito e generare soluzioni concrete. Il Summit non sarà solo teoria, ma anche azioni tangibili. Un consorzio che include l'ISO e il Comitato europeo per la normazione proporrà una metodologia per misurare l'impatto ambientale dei modelli; Virginum, la nostra agenzia per la lotta contro la disinformazione, condividerà in open source uno strumento per individuare la fonte originaria di un documento scritto e verificare se sia stato modificato nel tempo. I Safety Institute, nati a Bletchley Park, si riuniranno per iniziare a lavorare sulla compatibilità dei loro sistemi di audit, in modo da evitare un mercato in cui sia necessario ottenere un'etichetta italiana, un'etichetta francese e un'etichetta tedesca per poter vendere una soluzione in Europa. Dobbiamo far convergere i nostri standard di certificazione. Questo vertice fornirà risorse: risorse tecniche, finanziamenti e coalizioni per decine di progetti.

Quando si discuteva della governance di internet si è parlato molto di sicurezza ed etica, ma ci siamo persi la parità di accesso, la disciplina del mercato, l’ambiente, la diversità linguistica, il rispetto delle culture. Stavolta possiamo adottare un approccio consapevole.

E sull’India, posso darle una risposta diplomatica: non spetta alla Francia decidere la prossima sede. Ma credo che l’India abbia la candidatura più articolata, più matura, più determinata, penso che come spesso accade si constaterà un “consensus” sul fatto che il prossimo incontro si terrà lì. (di Giorgio Rutelli)

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