Chi li possiede rischia pene severe, fino alla condanna a morte
C'è una minaccia che incombe sul leader nordcoreano Kim Jong Un e sulla sua capacità di mantenere il potere a Pyongyang. Sono i giovani nordcoreani che, attraverso i media stranieri, riescono ad accedere a film hollywoodiani o album K-pop, veri e propri "veleni pericolosi" secondo Kim. Tanto che chi li possiede rischia pene severe, fino alla condanna a morte.
Perché, secondo Kim, sono proprio i cittadini più giovani della Corea del Nord che potrebbero mettere a rischio la sua capacità di mantenere l'illusione del paradiso socialista. Una sfida a lungo termine da affrontare ora, perché indottrinare i giovani assicurerebbe la sopravvivenza del suo regime per decenni. Ma perdere la campagna di propaganda potrebbe creare instabilità interna, affermano esperti di sicurezza citati dal Wall Street Journal.
Tanto che, per far fronte al rischio di uno "slittamento ideologico giovanile'" Kim ha affidato un ruolo centrale nella propaganda all'organizzazione paramilitare 'Paektusan Hero Youth Shock Brigade' e ha descritto se stesso come "il padre benevolo" del gruppo. Chiamato così in onore della montagna sacra del Paese, il gruppo di adolescenti e ventenni è stato acclamato come "eroe nazionale" per aver contribuito a ricostruire a tempo record la regione nord occidentale di North Pyongan rasa al suolo dalle inondazioni estive.
In quattro mesi, trecentomila giovani volontari hanno eretto 15mila case, scuole e ospedali nella regione al confine con la Cina, hanno affermato i media statali del paese. E' stata una "buona opportunità per formare i nostri giovani affinché diventino convinti difensori e affidabili costruttori del socialismo", ha detto Kim.
Anche l'Assemblea popolare suprema ha reso omaggio alla ''grande campagna di costruzione del Paese'', definendo i giovani ''patriotti e motivati''. Peter Ward, ricercatore presso il Sejong Institute, un think tank di Seul, ha spiegato al Wall Street Journal che "Kim Jong Un vuole che i giovani si occupino di lavoro per impedire loro di riunirsi a guardare la televisione sudcoreana e sviluppare idee eretiche sullo Stato", ha affermato. Inoltre Kim sta affrontano sfide su più piani. Innanzitutto deve evitare reazioni negative, interne ed esterne, per aver inviato 12mila militari a combattere a fianco delle truppe russe contro gli ucraini. Poi la Corea del Nord fa i conti con un'economia in crisi che viola le sanzioni e deve decidere l'approccio da avere con il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Le mosse di Kim, comunque, dimostrano quanto consideri l'influenza straniera come una minaccia. A partire dalla decisione un anno fa di abbandonare l'ipotesi della riunificazione pacifica con la Corea del Sud, dichiarare Seul il nuovo nemico numero uno, vietare moda sudcoreana, minigonne comprese. Inoltre Kim ha ordinato di sparare a vista al confine e ha eretto barriere per impedire ai nordcoreani di lasciare il Paese e alle notizie esterne di entrare. Ma l'indottrinamento quotidiano in Corea del Nord passa anche attraverso una leva militare obbligatoria decennale e la lealtà dei soldati inviati a combattere in Russia ne è una dimostrazione.
Poi ci sono le organizzazioni paramilitari, a decine sul modello della 'Paektusan Hero Youth Shock Brigade'. "I giovani membri possono cambiare, ma lo scopo di una brigata d'assalto non cambia mai: dimostrare lealtà al regime di Kim", ha spiegato al Wall Street Journal Kim Young-soo, direttore del North Korea Research Institute di Seul.
Secondo un rapporto redatto da Seul nel 2023 intervistando fuggitivi nordcoreani, a fianco di chi si unisce volontariamente alle brigate d'assalto, molti altri vengono reclutati con la forza. Lavorano in condizioni pericolose, spesso malnutriti. Cho Chung-hui, fuggito dalla Corea del Nord nel 2011, è stato arruolato più di quarant'anni fa, a 17 anni, in una brigata d'assalto giovanile.
Proveniva da un rango sociale inferiore e unirsi alla brigata era un modo per ottenere l'iscrizione al Partito dei Lavoratori che avrebbe potuto offrirgli un posto più alto nella società. Ma i lavori di costruzione iniziavano prima dell'alba e spesso duravano fino a mezzanotte, ha detto Cho. Il disertore ha raccontato di essere rimasto ferito alla schiena durante un crollo, mentre altri sono morti e altri ancora hanno riportato fratture a gambe o polsi. "Avevo 10 giorni liberi all'anno", ha detto Cho, che ora ha 61 anni. "Ho scoperto la settimana lavorativa di 5 giorni solo quando sono arrivato in Corea del Sud", ha aggiunto.