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"L’Europa partito della guerra", la versione di Mosca per mettere pressione al Consiglio Ue

Non è più solo in discussione la dialettica tra aggressore e aggredito, che da tre anni vede la Russia invadere e martoriare l’Ucraina, ma c’è anche una inversione della minaccia futura

Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino
Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino
20 marzo 2025 | 14.31
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La realtà si può deformare in tanti modi, fino ad arrivare a capovolgerla. Nella versione di Mosca, affidata come sempre quando la propaganda si fa più spinta al portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, l’Europa è diventata 'il partito della guerra'. Non è più solo in discussione la dialettica tra aggressore e aggredito, che da tre anni vede la Russia invadere e martoriare l’Ucraina, ma c’è anche una inversione della minaccia futura: l’Europa che si militarizza diventa un problema per la Russia. E non viceversa.

Si può partire dai qui per raccontare come intorno alle trattative per arrivare a risolvere in qualche modo la guerra in Ucraina, stia prendendo forma un altro tema: quale ruolo può e deve avere l’Europa nella già complicata triangolazione tra Putin, Trump e Zelensky? Nelle aspettative dei primi due, nessuno o quasi. Almeno nella definizione delle condizioni per la resa di Kiev.

"L'Europa ha avviato la sua militarizzazione e si è trasformata in un certo modo in un partito della guerra", dice Peskov, mentre oggi si svolge a Londra la riunione dei vertici militari della "coalizione dei volenterosi" per difendere l'Ucraina. "I segnali che nella maggior parte arrivano da Bruxelles e dalle capitali europee riguardano piani per militarizzare l'Europa", ha aggiunto, affermando, riporta la Tass, che questo è "chiaramente in contrasto con l'atteggiamento dei presidenti di Russia e Usa che cercano modi per una processo di risoluzione pacifica".

L’attacco di Peskov all’Europa è mirato e prevedibile. Basta leggere la bozza di risoluzione che si appresta a votare il Consiglio Ue (con il voto contrario dell’Ungheria) per capirne le ragioni. "Il Consiglio europeo accoglie con favore la dichiarazione congiunta di Ucraina e Stati Uniti a seguito del loro incontro in Arabia Saudita dell'11 marzo 2025, comprese le proposte per un accordo di cessate il fuoco, gli sforzi umanitari e la ripresa della condivisione di intelligence e dell'assistenza alla sicurezza degli Stati Uniti. Il Consiglio europeo invita la Russia a mostrare una reale volontà politica per porre fine alla guerra".

Il sostegno europeo a Kiev, evidentemente, non è così marginale come si vuole far credere. Anche perché Bruxelles continua a garantire finanziamenti che servono all’Ucraina per non crollare. E' di oggi l'erogazione di un'ulteriore tranche di un miliardo di euro del suo prestito eccezionale di assistenza macrofinanziaria a Kiev. "Stiamo ribadendo il nostro fermo impegno nei confronti dell'Ucraina. Stiamo aiutando l'economia del paese a rimanere sulla buona strada e a ricostruire le infrastrutture critiche danneggiate dall'aggressione russa. Continueremo a sostenere l'Ucraina finché sarà necessario", sintetizza Ursula Von der Leyen.

Intanto, sul piano militare, sembra lontana la prospettiva di una tregua reale. "Gli attacchi della Russia contro l'Ucraina continuano, nonostante le sue dichiarazioni propagandistiche. Ogni giorno e ogni notte ci sono un centinaio o più di droni e gli attacchi missilistici non si fermano. Con ogni lancio di questo tipo, i russi mostrano al mondo il loro vero atteggiamento nei confronti della pace", denuncia Zelensky su Telegram.

Un attacco con droni attribuito ai militari ucraini ha provocato un incendio nelle strutture della base aerea russa di Engels, nella regione di Saratov, affermano le autorità russe, parlando dell"attacco con droni "più vasto di sempre". La portavoce della diplomazia russa, Maria Zakharova, accusato il governo ucraino di aver condotto degli attacchi contro infrastrutture energetiche russe e di aver quindi dimostrato "una totale mancanza di volontà politica per la pace e per la risoluzione del conflitto attraverso metodi diplomatici". Ancora muro contro muro, in attesa del prossimo appuntamento negoziale. (Di Fabio Insenga)

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