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Iran prepara l'attacco a Israele: "Presto risposta forte e decisa". Netanyahu: "Siamo pronti"

Ma secondo il Wp, Teheran potrebbe "riconsiderare i piani" dopo l'attività diplomatica di Biden. Il monito del segretario di Stato Usa Blinken: "Nessuno provochi escalation. Sinwar? Sta a lui decidere su tregua" a Gaza

Cartello anti Israele a Teheran, Iran - Fotogramma /Ipa
Cartello anti Israele a Teheran, Iran - Fotogramma /Ipa
07 agosto 2024 | 08.48
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Israele "riceverà presto una risposta forte e decisa" e "non c'è dubbio su questo". Sono le parole pronunciate dal capo dell'Esercito iraniano, generale Abdolrahim Mousavi, e riportate dall'agenzia ufficiale iraniana Irna. Arrivano a una settimana dall'uccisione, a Teheran, dell' leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh.

L'Iran afferma intanto di aver potenziato la difesa aerea. "Il sistema di difesa aerea nell'est" della Repubblica Islamica "ha ricevuto nuovi radar e missili intercettori", riferisce l'agenzia ufficiale iraniana Irna che parla di una "cerimonia" alla presenza del generale Alireza Sabahifard, a capo della difesa aerea, che vuole "rispondere in modo deciso a qualsiasi tipo di minaccia".

Il generale, si legge, ha visitato diverse aree, siti e postazioni radar di "unità nell'est" del Paese e ha "valutato il livello di prontezza e capacità operativa delle unità".

Netanyahu: "Pronti per attacco e difesa, mantenere la calma"

"Andiamo avanti verso la vittoria", ha ripetuto intanto Benjamin Netanyahu durante una visita nella base di Tel Hashomer, come reso noto dall'ufficio del premier israeliano dopo un incontro con le reclute, passati dieci mesi dall'attacco del 7 ottobre in Israele e dall'avvio dell'offensiva militare israeliana contro Hamas nella Striscia di Gaza. "So che i cittadini israeliani sono in allarme e vi chiedo una cosa, mantenere la calma - ha detto, come rilancia il Times of Israel -. Siamo pronti sia per la difesa che per l'attacco, stiamo colpendo i nostri nemici e siamo determinati a difenderci".

Wp: "Iran potrebbe riconsiderare i piani"

Resta quindi alto il rischio di una devastante guerra in Medio Oriente. Ma funzionari della Casa Bianca hanno detto di ritenere che il lavoro di Joe Biden, che unisce deterrenza a intensa attività diplomatica, potrebbe dare i suoi frutti. L'Iran potrebbe quindi riconsiderare un piano di ritorsione importante dopo l'assassinio di Haniyeh. Gli Hezbollah libanesi sono ancora un'incognita, scrive l'editorialista David Ignatius sul Washington Post.

L'Iran potrebbe ripensare ai suoi piani dopo che gli Stati Uniti hanno fatto convergere i loro asset nella regione e hanno fatto arrivare alla Repubblica Islamica messaggi che avvertono del forte rischio di una grave escalation e di conseguenze importanti per la stabilità del governo del nuovo presidente Masoud Pezeshkian.

"L'Iran comprende chiaramente che gli Stati Uniti sono risoluti nella difesa dei nostri interessi, dei nostri partner e della nostra popolazione - ha detto a Ignatius un funzionario di alto livello dell'Amministrazione Usa -. Abbiamo spostato una quantità significativa di asset militari nella regione per sottolineare questo principio".

Nel fine settimana passato Biden ha condotto un'intensa attività diplomatica e di preparazione militare per evitare una "guerra catastrofica" in Medio Oriente. Il lavoro della Casa Bianca ha incluso "avvertimenti diretti" al premier israeliano Benjamin Netanyahu a non ostacolare il cessate il fuoco a Gaza, oltre all'invio di asset militari e ai messaggi all'Iran per sollecitare moderazione in un contesto in cui, secondo l'editorialista, la "risposta iraniana è complicata da un'apparente confusione sulle circostanze della morte di Haniyeh". Prima le notizie di un missile, poi di una bomba.

L'editoriale parla di un lavoro diplomatico "complesso" di Biden con Netanyahu, di come il conflitto a Gaza abbia rilevato una "tensione" nelle relazioni tra Usa e Israele che ha "turbato Biden". E ricorda il colloquio duro di giovedì scorso in cui il presidente americano si è lamentato con il premier israeliano per gli ostacoli al lavoro Usa per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi trattenuti nella Striscia dall'attacco del 7 ottobre di Hamas in Israele e in cui ha sollecitato Netanyahu a essere un "buon alleato". E, questa settimana, si dice il premier israeliano abbia informato almeno un componente della sua coalizione di destra di sostenere il testo di accordo senza emendamenti.

A far crescere la "frustrazione" di Biden con Israele era arrivata poi l'uccisione di Haniyeh, all'indomani dell'assassinio a Beirut del comandante di Hezbollah, Fuad Shukr. Operazioni brillanti dal punto di vista tattico, sintetizza l'editoriale nell'ottica americana, ma strategicamente poco sagge, anche se l'Amministrazione Usa ha concluso che si è trattato di opzioni che avevano sostegno in Israele. Ad esempio dopo la strage a Majdal Shams, sulle Alture del Golan, sarebbe stato il ministro israeliano della Difesa Yoav Gallant a dare l'ordine di eliminare Shukr e ufficiali israeliani di difesa e intelligence hanno 'giustificato' l'attacco a Haniyeh arrivato in un raro momento di opportunità che andava colto nonostante i rischi di ripercussioni sulla mediazione Usa.

Secondo l'editoriale, funzionari dell'Amministrazione riconoscono che alcuni elementi dell'accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi saranno difficili da 'digerire' per gli israeliani. Per ogni ostaggio israeliano verrebbero liberati 50 detenuti palestinesi, alcuni con condanne all'ergastolo. E, date le condizioni, Israele vuole sapere quanti ostaggi sono vivi a dieci mesi dall'attacco del 7 ottobre. Su questi dettagli, e altri, continuano a lavorare i mediatori.

"Gli Stati Uniti sostengono fermamente l'accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi che è sul tavolo - ha risposto a Ignatius il funzionario dell'Amministrazione Usa - Rimangono solo le questioni relative all'attuazione dell'accordo. Siamo pronti a concludere".

Blinken: "Sinwar? Sta a lui decidere su tregua Gaza"

Sta al leader di Hamas, Yahya Sinwar, "decidere se andare avanti" nei negoziati per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, dopo che ieri Hamas ha annunciato la scelta di Sinwar, considerato la mente dell'attacco del 7 ottobre scorso in Israele, come nuovo leader politico del gruppo.

All'Iran e a Israele Blinken ha chiesto di evitare un'escalation del conflitto in Medio Oriente dopo l'uccisione, una settimana fa a Teheran, dell'ormai ex capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh.

"Nessuno deve intensificare questo conflitto - ha rimarcato Blinken - Nuovi attacchi non faranno altro che aumentare il rischio di esiti pericolosi che nessuno può prevedere e nessuno può controllare pienamente". Blinken ha sollecitato "tutti nella regione" a comprendere "il rischio di un errore di calcolo", a "prendere decisioni che calmino le tensioni".

Sinwar "è stato e continua a essere il principale responsabile di una decisione su un cessate il fuoco" e "credo questo non faccia altro che sottolineare il fatto che realmente spetta a lui decidere se andare avanti su un cessate il fuoco", ha detto durante una conferenza stampa con il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, e gli omologhi australiani.

Spetta a Sinwar decidere "se possiamo portare Gaza e la regione in generale su un percorso più pacifico e sicuro". "La responsabilità è davvero sua", ha insistito.

Katz: "Questione palestinese è in mano a Iran e Hamas"

"L'elezione di Yahya Sinwar a leader di Hamas", dopo l'uccisione di Ismail Haniyeh a Teheran, "deve mandare un messaggio chiaro al mondo, la questione palestinese è ora sotto il controllo completo di Iran e Hamas". Esordisce così in un lungo post su X il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, convinto intanto che "senza l'azione israeliana a Gaza l'area cadrebbe interamente sotto il controllo di Hamas".

In Cisgiordania, aggiunge, Mahmoud "Abbas e l'Autorità palestinese sopravvivono solo per le intese operazioni militari israeliane contro le infrastrutture di Hamas e della Jihad Islamica, sostenuti e promossi dall'Iran".

Katz accusa la Repubblica Islamica di "lavorare per contrabbandare armi in Giordania per destabilizzare il regime e riempire i campi profughi" e per "creare da est un altro fronte del terrore contro i principali centri abitati di Israele".

Il ministro parla di "autogestione" in Cisgiordania come di una "soluzione", ma al contempo afferma che "Israele deve mantenere il controllo su sicurezza e affari esteri per impedire la creazione di un'altra roccaforte estremista iraniano-islamista e consentire ai palestinesi di gestire i loro affari interni".

"Il mondo - conclude - deve vedere la realtà per come è e sostenere Israele, attualmente in prima linea nella battaglia contro l'asse iraniano e l'estremismo islamico".

Israele chiede sgombero in nord Striscia: "Andate nei rifugi"

I militari israeliani hanno intanto chiesto ai palestinesi di alcune zone di Beit Hanun, nel nordest della Striscia di Gaza, di lasciare le aree e dirigersi verso "rifugi nel centro di Gaza City". Su X un messaggio in arabo indica le zone da abbandonare con la precisazione che le forze israeliane (Idf) "agiranno con forza e immediatamente" contro "Hamas e le organizzazioni terroristiche".

Libano, Unifil evacua familiari personale

La forza di peacekeeping delle Nazioni Unite nel Libano meridionale Unifil sta evacuando i familiari del personale di servizio fuori dal Paese. Lo riporta il quotidiano Al Akhbar, affiliato a Hezbollah.

A Gaza "39.677 vittime da 7 ottobre"

Ventiquattro morti e 110 feriti in 24 ore. E' l'ultimo bilancio che arriva dalla Striscia di Gaza, nel mirino delle operazioni militari israeliane contro Hamas dall'attacco del 7 ottobre dello scorso anno contro Israele. Il bollettino del ministero della Salute di Gaza, che dal 2007 è sotto il controllo di Hamas, parla di un totale di 39.677 morti da quel giorno. I feriti, riporta la tv satellitare al-Jazeera, sono 91.645.

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