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L'ex ambasciatore a Berlino analizza le conseguenze del voto anche per l'Europa e l'Italia
La 'Grosse Koalition' tra Cdu-Csu ed Spd "è un sentiero stretto ma percorribile", se l'avanzata dell'Afd preoccupa è comunque un bene che "il partito non sia l'unica forza all'opposizione". E' la lettura che Piero Benassi, già ambasciatore a Berlino ed ex consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, dà dell'esito del voto in Germania e dell'apertura di Friedrich Merz a una coalizione con i socialdemocratici, mentre analizza le conseguenze che ci saranno per l'Europa e l'Italia.
"Intanto quello della Grosse Koalition è un sentiero percorribile perché è più facile avere una coalizione a due che non a tre", commenta con l'Adnkronos, ricordando le difficoltà del governo uscente di Olaf Scholz, che dopo lunghissimi negoziati quattro anni fa aveva messo insieme socialdemocratici, verdi e liberali nella coalizione 'semaforo'.
Poi, Benassi sottolinea "un altro elemento positivo: visto da un'ottica profondamente democratica, l'Afd non sarà l'unica forza all'opposizione. Il partito di estrema destra dovrà convivere con la Linke e con i Verdi, mentre il timore generalizzato era che avrebbe potuto essere l'unica forza di opposizione al Bundestag e si sa che nel medio periodo questo crea un ritorno di consensi politici". "Avere più partiti all'opposizione - sottolinea ancora l'ex ambasciatore a Berlino - è un bene nell'ottica di chi auspica che la Germania non finisca nelle mani dell'Afd".
Alternativa per la Germania non andrà al governo, ma è un fatto che sia il secondo partito e che abbia raddoppiato i voti dal 2021, superando il 20%. "Gli ultimi governi tedeschi non hanno saputo dare una serie di risposte agli elettori - è l'analisi che fa Benassi - E il primo elemento deludente per i tedeschi è che, più che risposte sbagliate, i governi non abbiano proprio dato risposte: questo in particolare con l'ultima coalizione 'semaforo', in cui i tre partiti si sono annullati a vicenda. Il disagio è stato evidentemente più percepibile a est, nei laender orientali, dove la riunificazione con l'Ovest è stata vissuta come un'annessione".
E poi c'è il tema dell'immigrazione, con Scholz che "si è mosso solo verso la fine, anche con misure restrittive", ma dopo tutta una serie di attacchi in varie città tedesche di cui si sono resi responsabili richiedenti asilo, mentre l'Afd cavalcava le paure della popolazione.
Cosa significa il voto di ieri per l'Europa e per l'Italia? "Senza alcun trionfalismo, perché l'attuale situazione geopolitica ed economica lo sconsigliano - mette le mani avanti l'ambasciatore - io direi che la vittoria di Merz, ampiamente preannunciata, l'Afd non unica forza di opposizione e una coalizione a due sono indicatori di una Germania più stabile e più affidabile e questa dunque è una buona notizia per l'Europa". Fondamentale però, osserva Benassi, è che Berlino, diversamente dall'era Merkel, "imposti le sue politiche di crescita insieme all'Europa e non indipendentemente dall'Europa, perché, venuta meno la caratteristica di una crescita basata sull'export, la Germania dovrà concentrarsi su investimenti interni molto significativi, che, se efficaci per la Germania, lo saranno anche per l’Europa, a sostegno della domanda interna".
Dal canto suo, ragiona Benassi, "l'Italia deve guardare con molta attenzione alla Germania, perché alcuni partiti di governo, Forza Italia in primis, ma poi la stessa Meloni, possono avere un dialogo più facile con un governo conservatore, con cui ci sono una serie di punti di convergenza, a cominciare dal tema migratorio". Ma non solo: l'ambasciatore sottolinea la forte integrazione economica tra Italia e Germania, che "è anche un po' interdipendenza, per cui i destini della ripresa economica italiana sono legati a quella tedesca: mi facevano sorridere nelle settimane scorse quelli che in modo quasi trionfante rivendicavano una crescita superiore alla Germania". "Crescere più della Germania - è il commento lapidario di Benassi - significa prepararsi a un futuro di sicura decrescita".
Infine, il rapporto con Parigi: "Dopo le elezioni idi ieri, il problema nell'asse franco-tedesco resta la Francia e il suo labirintico, debole sistema di governi che Macron gestisce a fatica, mentre la Germania ormai va verso il chiarimento politico-istituzionale. In ogni caso, Berlino dovrà sbrigarsi a trovare dei punti di convergenza con Parigi: anche se l'asse franco-tedesco non è più decisivo, non si fa nulla senza la cooperazione tra i due paesi", chiosa Benassi.