I nomi papabili per i ruoli più importanti della nuova amministrazione trumpiana
Che faccia (o che facce) avrà l'amministrazione Trump-bis? Mancano ancora settimane alla definizione del nuovo 'governo' americano dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni Usa 2024. L'esecutivo non prenderà servizio prima del 20 gennaio 2025 con la cerimonia di inaugurazione e il giuramento del presidente a Capitol Hill, ma si può intanto tracciare qualche profilo di figure chiave che potrebbero entrare in un “cabinet” trumpiano.
Mike Pompeo è stato il Segretario di Stato degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump dal 2018 al 2021, dopo aver servito come direttore della CIA. Già membro del Congresso (per il Kansas), ha alle spalle una lunga carriera nelle forze armate come ufficiale dell’esercito americano, e ha frequentato l’Accademia Militare di West Point. L’italo-americano Pompeo è noto per la sua visione tosta sulle politiche di difesa e sicurezza, con un approccio duro contro Cina e Iran. Da Segretario di Stato, ha promosso sanzioni severe contro paesi considerati ostili e ha mantenuto una linea fortemente pro-Israele.
È uno dei “padri” degli Accordi di Abramo, che hanno messo intorno al tavolo Israele con una serie di paesi a maggioranza musulmana, e che saranno sicuramente rimessi al centro dell’azione del secondo Trump. Se nominato Segretario alla Difesa, Pompeo chiederà un aumento del budget del Pentagono e un atteggiamento più deciso verso le potenze rivali degli Stati Uniti. Pompeo potrebbe spingere per una politica estera e di difesa ancora più interventista, specialmente in aree strategiche come l’Indo-Pacifico. La sua presenza potrebbe accentuare la pressione sugli alleati della Nato, inclusa l’Italia, per aumentare la propria spesa militare e portarla oltre il 2% del Pil, fino al 3% (soglia ormai considerata fisiologica da molti membri dell’Alleanza).
Altri nomi papabili: Tom Cotton, senatore dell'Arkansas, veterano dell'Iraq e dell'Afghanistan, ha parlato di come vorrebbe un Pentagono più robusto e innovativo.
Robert O’Brien è stato il Consigliere per la Sicurezza Nazionale durante gli ultimi anni dell’amministrazione Trump (dal 2019 al 2021). Prima di questo incarico, ha lavorato come avvocato e consulente esperto di diritto internazionale e sicurezza nazionale, con un focus particolare sul Medio Oriente e sulle alleanze militari internazionali. Con un approccio più diplomatico e meno incendiario rispetto ad altri membri della precedente amministrazione Trump, O’Brien ha cercato di bilanciare gli interessi americani globali senza scivolare eccessivamente nel conflitto aperto. È un sostenitore della “Pace attraverso la forza” - frase echeggiata da Volodymyr Zelensky nella sua prima dichiarazione dopo la vittoria di Trump - ma con una maggiore inclinazione per la diplomazia preventiva. Anche lui, di concerto con Pompeo, spingerebbe per un nuovo capitolo degli Accordi di Abramo, da estendere ad altri paesi del Nord Africa (Libia e Tunisia) in attesa del “pesce grosso” ovvero l’Arabia Saudita.
Con O’Brien segretario di Stato, potremmo aspettarci una politica estera conservatrice ma non necessariamente aggressiva. Probabilmente cercherebbe di mantenere stretti i rapporti con Israele e di spingere per un isolamento diplomatico dell’Iran. Le sue politiche potrebbero comunque rivelarsi più concilianti rispetto a figure più divisive, garantendo una certa continuità nei rapporti con gli alleati europei.
Altri nomi papabili: Rick Grenell, già ambasciatore americano in Germania, profilo decisamente più incendiario, e Marco Rubio, l’ex nemico trumpizzato sulla via (mancata) della Casa Bianca.
Robert F. Kennedy Jr., figlio di Robert F. Kennedy e nipote di John F. Kennedy, è noto per la sua lunga carriera di attivismo ambientale e per il suo recente ruolo controverso nel movimento no-vax. È stato un sostenitore dei diritti civili e un forte critico delle multinazionali che operano nel settore della chimica e della farmacologia, soprattutto per questioni legate all'inquinamento ambientale e alla salute pubblica. Ultimamente, si è parlato di lui per il suo aver convissuto con un parassita nel cervello e per aver investito un orso che si è tenuto in macchina prima di abbandonarlo in un parco pubblico.
Kennedy è una figura complessa, soprattutto per le sue opinioni critiche sui vaccini e sulle politiche sanitarie governative. Nonostante il suo passato di democratico, ha guadagnato seguito tra i repubblicani per le sue posizioni contro l’“agenda delle Big Pharma” e il suo scetticismo verso le agenzie sanitarie americane. La sua è una piattaforma che punta alla libertà di scelta in ambito sanitario e potrebbe tentare di ridurre la regolamentazione e il controllo delle agenzie sanitarie federali. Bisogna ricordare però che negli Stati Uniti il sistema sanitario federale è piuttosto debole, è legato ai due programmi (Medicaid e Medicare) che entrano in gioco quando le assicurazioni private non coprono le necessità dei pazienti, e molto è demandato ai singoli Stati.
Non servono presentazioni: Elon Musk è noto in tutto il mondo come CEO di Tesla, SpaceX, X, Starlink, X.AI, the Boring company e altre società tecnologiche. La sua reputazione come innovatore e imprenditore visionario è accompagnata da un approccio aziendale aggressivo e dalla ricerca costante di nuove tecnologie. Musk è un fautore della riduzione della burocrazia e un critico frequente delle inefficienze governative, specialmente per quanto riguarda la lentezza nelle approvazioni e la regolamentazione rigida in ambito tecnologico e produttivo. Potrebbe spingere per un approccio più snello e digitale nella gestione della pubblica amministrazione americana, adottando metodi più sbrigativi e orientati alla produttività.
Il ruolo nasce come un meme, una battuta sul suo social network, e l’acronimo è un gioco di parole con Doge, il cane di razza Shiba Inu che è diventato un simbolo dei sostenitori di Musk (tanto da creare una criptovaluta, dogecoin, anche quella nata per gioco online). Non è detto dunque che la carica sarà davvero creata, anche perché Musk ha già parecchie gatte da pelare e godendo di appalti pubblici miliardari un suo ruolo ufficiale nell’Amministrazione vorrebbe dire un conflitto di interessi troppo grande anche per lui e il suo amico Trump. È vero però che la base di fan di Musk, che è composta da milioni di giovani, sicuramente parte del successo del Trump 2.0, potrebbe ribellarsi davanti a un mancato incarico per il suo idolo. Potrebbe, e questo non lo impedisce nessuno, limitarsi a un ruolo di consulente e punto di riferimento nel transition team per le questioni tecnologiche, un po’ come fece Peter Thiel (altro favorito trumpiano) nel 2016.
Niente di più importante dell'economia per un'Amministrazione che deve il suo successo elettorale soprattutto all'inflazione e al costo della vita percepito durante la presidenza Biden. La scelta del segretario del Tesoro è cruciale per l'agenda di Trump, ma i nomi che circolano sono davvero troppi per fare un pronostico. Steven Mnuchin ha resistito durante il primo mandato nonostante molti suoi colleghi siano stati defenestrati, ma non è detto che Trump voglia rimetterlo a guidare l'economia americana.
Alcuni candidati possibili sono Howard Lutnick, a capo del fondo di investimento Cantor Fitzgerald, e John Paulson, finanziere di lunga data e alleato di Trump, che in colloqui privati dell'ultimo anno avrebbe sussurrato il nome di Paulson quando si parlava del ruolo. Ma la lista dei billionaire che hanno sostenuto Trump in questa terza corsa alla Casa Bianca è molto più lunga che in passato, e dunque non saranno pochi quelli che proveranno a far valere il sostegno a Wall Street.