Il garante chiama i big M5S e sente anche Conte
Si è messo al telefono ieri sera e ha proseguito fino a questa mattina. Chiamando parlamentari, ministri uscenti ma anche sindaci: si vocifera che tra i contatti siano finite anche Virginia Raggi e Chiara Appendino, nonché volti storici del Movimento come Max Bugani. Beppe Grillo sposa la stessa linea adottata nel 2019, quando portò il M5S al sodalizio con il Pd. Dopo aver detto, martedì scorso, agli ormai ex ministri che lo avevano sentito, 'mai con Draghi, avanti con Conte', ieri ha capito che il Movimento era in un vicolo cieco, assistendo, da lontano, a un'assemblea congiunta trasformata in uno sfogatoio. E così il garante ha deciso di cambiare gioco, anche per "rispetto del Colle".
Ha chiamato tutti, definendo "una grande opportunità" -riportano diverse voci del Movimento- quella di tornare al governo, anche se a guidarlo non ci sarà più Giuseppe Conte ma l'ex numero uno della Bce. Ma la condizione sine qua non è che quello di Draghi sia un esecutivo politico, con il M5S che ne indossa qualche maglia. Da qui le chiamate a Giuseppe Conte, ragionando con lui su quel ruolo di 'federatore' della coalizione che dovrà guidare la sfida al centrodestra alla prossima tornata elettorale. Da qui, il 'predellino' del premier uscente, con tanto di tavolino di cristallo in piazza Colonna.
Un'inversione a U, quella di Grillo, su cui nelle prossime ore, dovrà cercare di ricompattarsi il Movimento. Perché se i 'big' sembrano convinti sulla linea del governo Draghi, e se Conte ha aperto la strada e cercato di sgomberare ostacoli, è anche vero che le truppe parlamentari non sono affatto convinte, mentre monta la rabbia per il cambio di linea deciso, anche stavolta, da pochi, in barba all'uno vale uno. Una linea che tra l'altro sarebbe osteggiato da un altro big che tuttavia è fuori dai Palazzi: Alessandro Di Battista.
Certo è che la posizione delle forze politiche, indicata trasversalmente, sembra suggerire a Draghi la strada di un governo con innesti politici, sul 'modello Ciampi'. E sembrerebbe questa la via che sembra prevalere: un governo tecnico con ministri di area, uno massimo 2 per ogni forza di maggioranza.