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Governo Draghi, ora programma e squadra con 'incognita' Conte

Impazza il toto-nomi, rumours anche su Emma Bonino

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)
06 febbraio 2021 | 19.22
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Uno dopo l'altro, come in un domino, sembrano cadere tutti i veti. Per il governo Draghi ora si attende il programma, ma in linea di massima sembrerebbero starci tutti, fuori solo Giorgia Meloni e la sua Fdi. Lunedì, per il premier incaricato, è in programma l'incontro con le parti sociali, poi un altro giro di consultazioni con i partiti che inizierà alle 15 e terminerà martedì alle 17.45 con il M5S. A Palazzo Chigi 'vedono' l'insediamento dell'ex numero uno della Bce tra mercoledì e giovedì, ma non è escluso che la cerimonia della campanella slitti più avanti considerando che comporre i tasselli della squadra di governo non sarà certo una passeggiata. Nemmeno per uno come 'super Mario'.

Difficile mettere insieme i pezzi, tanto più che il pressing dei partiti per un esecutivo politico, porta Draghi dritto verso il 'modello Ciampi'. "Se fosse stato un gabinetto tecnico avrebbe impiegato al massimo un paio d'ore...", racconta chi conosce bene l'ex uomo di Francoforte. E invece la composizione, stando ai beninformati, sarebbe di un ministro per ogni forza a sostegno del governo, forse due per i partiti maggiori. La componente dei tecnici finirebbe così per essere in minoranza, con uno schema che vede 'pesare' di più la compagine politica.

Intanto impazza il toto-nomi su chi farà parte della squadra, con l'incognita Conte sempre più in campo. Tra i 'papabili' si fa spazio a sorpresa Emma Bonino, legata a Draghi da un rapporto di stima e affetto, oltre a essere considerata una politica di alta caratura. In Lega sul nome pochi dubbi, Giancarlo Giorgetti è decisamente in pole, ma si fa largo anche un'altra big, quota rosa: Giulia Bongiorno. In subordine gira anche il nome dell'ex ministro Gian Marco Centinaio.

Anche per il M5S nessun dubbio: a Luigi Di Maio spetterà un ministero. Se ci sarà una seconda casella da occupare in pole c'è Stefano Patuanelli o, a sorpresa, Stefano Buffagni. Con un'incognita però di non poco conto: cosa farà Giuseppe Conte, ormai definitivamente entrato nella squadra grillina? Se infatti nei giorni scorsi il premier uscente ha fatto trapelare di non essere interessato a un posto nel gabinetto Draghi, oggi le sue parole nella riunione dei big pentastellati riportate dall'Adnkronos sono parse piuttosto sibilline: "Al momento non è importante sapere se io farò parte del governo". Parole che suonano più come un forse, un chissà.

Sul fronte Pd non si esclude l'ingresso del segretario Nicola Zingaretti -perché un posto in un governo capitanato dall'ex numero uno della Bce farebbe gola a chiunque- ma circolano anche i nomi di Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Anche Forza Italia 'si prepara' a far parte della squadra di 'Super Mario'. Spetterà a Silvio Berlusconi indicare il nome dopo un confronto con i vertici azzurri: in queste ore il totoministri dà tra i papabili (come 'politici') innanzitutto il numero due del partito Antonio Tajani, forte della sua lunga esperienza a Bruxelles, che fino ad ora ha rappresentato Fi in tutti i tavoli di trattativa, ma anche tre donne, tutte già ex ministre: le capigruppo Anna Maria Bernini e Maria Stella Gelmini e la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna.

Ma c'è chi dice che il Cav potrebbe puntare su un 'ministro d'area', giocandosi la carta di un fedelissimo senza pescarlo tra i suoi parlamentari. ''Allo stato, però, è prematuro parlare di nomi", dice a mezza bocca un big forzista, convinto che Berlusconi abbia uno o due nomi in mente ma preferisca non 'bruciarli'.

C'è poi la questione Italia Viva che agita la maggioranza, perché l'ingresso degli ex alleati di governo in squadra viene visto con fumo negli occhi dai vecchi soci di maggioranza, in particolare da Leu e M5S. In pole, per il partito renziano, c'è naturalmente Teresa Bellanova, ma, in segno di discontinuità col precedente governo, l'ex responsabile dell'Agricoltura potrebbe essere sorpassata in corsa da Ettore Rosato o da Maria Elena Boschi. Tra i partiti minori Bruno Tabacci potrebbe vedersi riconosciuto un ruolo: anche lui, come Bonino, può contare su un rapporto di antica amicizia e stima con Draghi.

Il fronte Leu giocherà la carta Roberto Speranza, nel governo Conte tra i ministri che godevano di maggior consenso, complice la battaglia alla pandemia che ha reso il suo dicastero da marginale a centrale, costantemente sotto i riflettori. Se invece la scelta cadesse su un tecnico, si fa largo il nome di un pezzo da novanta della sanità, Rocco Bellantone, direttore del governo clinico del Gemelli (siede anche nel Cda del policlinico) e preside della Facoltà di Medicina della Cattolica di Roma, già presidente della I sezione del Consiglio superiore di sanità. Circola anche il nome di Antonella Polimeni, ex preside della facoltà di Medicina dell'Università Sapienza e attuale rettrice dell'ateneo capitolino.

Il toto-nomi si fa più complicato quando si passa alla squadra dei tecnici. Unica carta quasi certa, ricorrente da giorni, è quella dell'ex presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia. Una conferma potrebbe essere quella di Luciana Lamorgese, mentre per la Giustizia scendono le quotazioni dell'ex ministra Paola Severino, molto gradita ai 5 Stelle ma invisa agli azzurri di Fi. Sui ministeri economici è possibile che Draghi voglia spingere di più su una squadra di sua fiducia, persone di cui conosce curricula e competenze alla perfezione. Per il Mef continua a circolare il nome di Fabio Panetta, che tuttavia -elemento non secondario- occupa un posto strategico nel board della Bce, rimbalzano anche quelli di Dario Scannapieco, Lucrezia Reichlin e Luigi Paganetto. Potrebbe andare ad occupare la casella del Lavoro Enrico Giovannini, allo Sviluppo economico potrebbe concorrere Andrea Prencipe, Rettore dell'Università Luiss Guido Carli. Mentre sembra ancora in pista l'ex 'mister spending review' Carlo Cottarelli.

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