Il premier: "Non fare dei confini causa di conflitto"
"Il 'Giorno del Ricordo' – istituito nel 2004 - ci impone di fermarci e riflettere sulle terribili sofferenze vissute dagli italiani nell’Alto Adriatico intorno alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Oggi commemoriamo le donne e gli uomini uccisi per mano dei partigiani jugoslavi e del regime comunista di Tito. E ricordiamo tutti coloro che furono costretti a lasciare la propria terra. Le loro storie sono un avvertimento quanto mai attuale del pericolo rappresentato dai totalitarismi e dalla violenza politica. Perché quelle divisioni, quell’odio, quei soprusi non trovino mai più spazio in Europa". Così il premier Mario Draghi, intervenendo nell'Aula del Senato per il Giorno del Ricordo.
"A distanza di oltre settant’anni, dobbiamo cogliere l’opportunità di questa giornata per continuare a indagare sulle cause profonde di quanto accaduto - le parole del presidente del Consiglio - . E dobbiamo continuare a costruire una memoria storica condivisa. Dobbiamo respingere ogni tentativo di strumentalizzazione per fini politici. Perché le vicende che oggi ricordiamo non possono essere un pretesto per provocazioni o propaganda. Le studentesse e gli studenti premiati ci ricordano che dietro alla storia ci sono le vite delle persone, i loro traumi; che senza partecipazione non può esserci memoria; e che tocca ai giovani trasmettere questa memoria alle generazioni che verranno".
"Voglio congratularmi con voi per il vostro lavoro e per la grande sensibilità che avete dimostrato. La ricorrenza di oggi deve essere anche un’occasione per rafforzare i legami con i nostri vicini. Dobbiamo guardarci l’un l’altro con benevolenza e con rispetto. Non fare dei confini una causa di conflitto. Ed evitare che gli errori del passato diventino motivo di divisione o di risentimento. Quando ricordiamo le vittime civili delle persecuzioni avvenute in Istria, nella Dalmazia, nella Venezia Giulia, piangiamo anche la sconfitta di un mondo libero e aperto. Dove il mescolarsi di culture e lingue era fonte di ricchezza e di gioia. Dobbiamo continuare ad impegnarci per trovare terreno comune tra nazioni diverse. E l’unità nella diversità".
"Con il 'Giorno del Ricordo' - va avanti Draghi - continuiamo questo cammino di riconciliazione e rendiamo omaggio a tutte le vittime di quegli anni, italiane e slave. Lo stesso percorso che ha portato nel 2020 il Presidente Mattarella a tenere per mano il Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor a Basovizza. Un allineamento “di tutte le stelle”, come ha detto in quell’occasione il presidente sloveno. Per fare “patrimonio comune” del passato, nelle parole del Presidente Mattarella. Questo dialogo deve ispirarsi ai valori che oggi ci accomunano: il pluralismo, la democrazia, la libertà. I principi fondanti della Repubblica italiana e dell’Unione europea. Le uniche, vere garanzie di un’autentica coesistenza tra nazioni e tra persone".