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Regionali, Di Battista: "Più grande sconfitta della storia M5S"

E nel M5S scatta la resa dei conti: è tutti contro tutti dopo il crollo elettorale

(Fotogramma)
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22 settembre 2020 | 17.40
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"Io credo che sia stata la più grande sconfitta della storia del Movimento 5 Stelle". Lo dice sulle elezioni regionali Alessandro Di Battista in una diretta Facebook. "Abbiamo perso ovunque, sia che andassimo da soli o in coalizione", afferma. "Se c'è una cosa sgradevole del giorno dopo le elezioni è che sembra sempre abbiano vinto tutti. Così non è, occorre affrontare la realtà con onestà intellettuale e lucidità", esordisce.

"Partiamo dal referendum: io ero molto scettico sulla possibilità di portare a casa queste riforme. Il 70% dei voti del referendum non possono essere considerati solo un successo del Movimento 5 Stelle. Occhio, ci andrei molto cauto: rischiamo di commettere un errore. Se il 70% ha votato sì, vuol dire che il quesito era giusto, comprensibile. Gli italiani hanno apprezzato che si intervenisse in maniera precisa e puntuale sul calderone. Ma è altrettanto vero che tante persone che hanno votato sì non apprezzano il Movimento, magari lo detestano. Un eccesso di esultanza è fuorviante, non credo sia giusto", afferma.

M5S, scatta la resa dei conti

"Passiamo ai risultati del Movimento 5 Stelle: io credo che sia stata la più grande sconfitta della storia del Movimento 5 Stelle. In Campania passiamo dal 17% al 10%, due anni fa il Movimento in Campania sfiorò il 50% alle Politiche, abbiamo eletto decine di parlamentari. E' campano il ministro degli Esteri, è campano il presidente della Camera, è campano il ministro dell'ambiente, è campano il ministro dello Sport", prosegue.

"In Puglia, dove c'erano candidati facilmente colpibili sulla questione del voto clientelare, siamo passati dal 17% al 10%. In Puglia ci sono andato io, abbiamo straperso -osserva ancora-. In Liguria siamo andati in coalizione con il Pd, siamo passati dal 22,3 al 7,8. Nelle Marche, da soli, passiamo dal 19 al 7%. In Veneto c'è un'enorme debacle: si passa dal 10,4 al 2,7, da 5 consiglieri regionali a zero, non potremo fare nemmeno opposizione". "In questo momento, parlare di alleanze è profondamente sbagliato", dice allargando il discorso. "Non è questo il tema del momento, il tema principale è la crisi identitaria del Movimento: è innegabile, non si tratta di essere disfattisti. Il sogno al quale hanno creduto tante persone oggi è in crisi, tantissime persone non ci credono più. Molti non sanno perché votare il Movimento, che si indebolisce sempre più: questo mi preoccupa".

"Tra 2 anni e mezzo, quando si rivoterà, sarà più facile la restaurazione. E' vero che il Movimento ha commesso errori e determinate promesse non le ha realizzate, ma abbiamo fatto tanto cose buone e ho paura che verranno cancellate", dice guardando al futuro in cui "i portavoce futuri del Movimento in Parlamento assisteranno quasi muti allo smantellamento di una serie di successi portati a casa in questi anni". "Non è questione di nomi -sottolinea- ma di identità, che si ricostruisce esclusivamente attraverso gli Stati Generali. Tutti si devono poter esprimere per una nuova agenda per ricostruire la comunità. Se se ne vanno gli attivisti, non resta niente". "Il problema non è nemmeno la leadership forte, come qualcuno ha detto. La leadership forte c'è stata e il Movimento ha dimezzato i voti, con una sconfitta epocale alle Europee. Non si tratta di essere disfattisti, abbiamo perso dovunque -ribadisce-: dove sono andato io, dove non sono andato, dove abbiamo fatto i moderati, dove abbiamo fatto i duri e puri, dove abbiamo fatto una coalizione. Evidentemente c'è un problema se i cittadini non partecipano più al progetto. Non si può nascondere la polvere sotto il tappeto". La soluzione sono "gli Stati Generali, senza blitz, senza cambiamenti di organi collegiali, il 'chi' viene dopo. Si può mettere De Gaulle a capo del Movimento, e nessuno lo è, ma senza identitià non si prendono voti".

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