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Bonafede: "Io condizionato dai boss? Ipotesi assurda"

Ma Di Matteo insiste: "Confermo e non voglio modificare o aggiungere alcunché". La telefonata del premier al ministro: "Piena fiducia". Dal M5S la deputata e testimone di giustizia Piera Aiello all'Adnkronos: "Se ci sono stati errori ognuno deve assumersi le sue responsabilità"

(Fotogramma)
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04 maggio 2020 | 19.23
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Continua anche a distanza il botta e risposta tra il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il magistrato Nino Di Matteo che ha accusato il Guardasigilli di non averlo nominato, nel 2018, alla guida del Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria), a causa delle proteste di alcuni boss detenuti.

"L'idea trapelata nel vergognoso dibattito di oggi, secondo cui mi sarei lasciato condizionare dalle parole pronunciate in carcere da qualche boss mafioso è un'ipotesi tanto infamante quanto infondata e assurda", scrive su Facebook il Guardasigilli tornando su quanto emerso ieri sera nel corso della trasmissione tv 'Non è l'arena' dove, scrive Bonafede, "si è tentato di far intendere che la mancata nomina, due anni fa, del dottor Nino Di Matteo, magistrato antimafia e attuale membro del Csm, quale Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria fosse dipesa da alcune esternazioni in carcere di mafiosi detenuti che temevano la sua nomina".

La telefonata del premier al ministro: "Piena fiducia"

Io "ho sempre agito a viso aperto - afferma il Guardasigilli - nella lotta alle mafie che, infatti, nel mio ruolo ho portato avanti con riforme come quella che ho sostenuto in Parlamento sul voto di scambio politico-mafioso; con la Legge 'Spazzacorrotti'; con la mia firma su circa 686 provvedimenti di cui al 41 bis e con l'ultimo decreto legge che, dopo le scarcerazioni di alcuni boss, impone ai Tribunali di Sorveglianza di consultare la Direzione nazionale e le Direzioni distrettuali antimafia su ogni richiesta di scarcerazione per motivi di salute di esponenti della criminalità organizzata".

Ma Di Matteo insiste e ad Affaritaliani.it ribadisce: "I fatti che ho riferito ieri li confermo e non voglio modificare o aggiungere alcunché né tantomeno commentarli".

Parole che aprono interrogativi anche nei 5 Stelle. "Si deve fare luce: se Bonafede ha sbagliato, è giusto che ammetta le sue colpe", dice, parlando con l'Adnkronos, la deputata del M5S Piera Aiello, testimone di giustizia e componente della Commissione parlamentare Antimafia. "Quello che ha detto Di Matteo è pesante, il nostro ministro ha cercato di spiegare... Vorrei sentire anche Di Matteo, ci conosciamo da anni, è persona cara. Voglio capire se c'è stato un fraintendimento", prosegue Aiello. "Una cosa certa la so", sottolinea la deputata siciliana, "so che il ministro sapeva da tempo dei malumori dei detenuti, prima di fare la proposta a Di Matteo. Poi su cosa è successo, sul perché di questo cambio di idea, aspetto ancora una risposta. Se ci sono stati errori ognuno deve assumersi le sue responsabilità. Questa cosa deve essere chiarita. Non starò lì a guardare, se si vuole mettere a tacere la cosa. Si deve fare luce anche a discapito di chiedere scusa e metterci la faccia. Se Bonafede ha sbagliato è giusto che ammetta le sue colpe".

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