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Marattin: "Documenti d'identità per aprire profili social"

La proposta annunciata su Twitter dal deputato di Italia Viva

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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29 ottobre 2019 | 10.33
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"Da oggi al lavoro per una legge che obblighi chiunque apra un profilo social a farlo utilizzando un documento d'identità. Poi prendi il nickname che vuoi (perché è giusto preservare quella scelta) ma il profilo lo apri solo così". E' questa la proposta annunciata su Twitter del deputato di Italia viva, Luigi Marattin.
L'economista renziano ha ripreso un post pubblicato poche ore prima dal regista Gabriele Muccino, che sempre su Twitter ha scritto: "Subito, al più presto, occorre una legge che obblighi chiunque apra un account social a registrarlo solo tramite l'invio di un documento d'identità. Sapremo solo così chi si nasconde dietro la rete commettendo reati penali sotto l'impunità dell'anonimato".


"Io penso abbia ragione, e lavorerò in parlamento per questo. Chi mi aiuta?", scrive Marattin che però viene subito sommerso da critiche e obiezioni puntuali da parte degli utenti. "Capisco che parole come IP e Mac address per voi non significhino molto, ma forse sarebbe più utile dotare la Polizia Postale di mezzi adeguati, visto che rispondono sempre di non poter fare nulla", replica un follower, mentre un altro sottolinea come sia "un'idea fascista, o forse nazicomunista, comunque totalitaria ed oscurantista. Oltre che inutile". E c'è chi gli fa notare come "la tua ignoranza informatica è imbarazzante. Invece di fare leggi per alfabetizzare informaticamente già dalle scuole, dotare degli strumenti di comprensione e diffonderli, invochi quella che tradotta si chiama censura inapplicabile, ed è contro la carta dei diritti di internet". "Io credo che prima di partire a testa bassa si debba parlare con esperti del settore i quali, sembra evidente, hanno già detto che è un po' una stupidata inutile e pericolosa. Sarebbe stato bello scrivere mi metto al lavoro solo dopo aver sentito tutti i pro e contro. Rifacciamo?", chiede infine Sandra.

Pronta la replica di Marattin che in un altro post scrive: "Come si arrabbiano eh, quando annunci di voler far qualcosa per impedire che il web rimanga la fogna che è diventato (una fogna che sta distorcendo le democrazie, invece che allargarle e rafforzarle). Si mettano l’animo in pace. Il limite è stato superato, ed è ora di agire".


Marattin lancia anche una petizione on line: "Proponiamo che anche i social network, per legge ed avvalendosi di autorità terze, possano esser messi nelle condizioni di garantire che ad un account corrisponda un nome ed un cognome di una persona reale, eventualmente rintracciabile in caso di violazioni di legge. E chiediamo che trasparenza e garanzia della fonte possano valere per tutti quei canali di comunicazione come pagine Facebook ed account Twitter ed Instagram che parlano quotidianamente a milioni di cittadini ma che, a differenza di qualunque altro mezzo di comunicazione tradizionale, non hanno non solo un direttore responsabile, ma spesso neppure un titolare in chiaro", spiega ancora il testo della petizione.

"La rivoluzione digitale poteva (e ancora può) essere una meravigliosa occasione di allargare e rafforzare le nostre democrazie, avvicinando eletti ed elettori, introducendo nuove forme di consultazione, semplificando l'accesso alla politica - si legge ancora nel testo - Invece, purtroppo sta finendo per deteriorare la qualità delle nostre democrazie". La petizione, tra l'altro, osserva: "Sulla carta stampata viene garantito il (sacrosanto) diritto all'anonimato solo se la redazione conosce la vera identità di chi scrive ed esprime opinioni. Perché la stessa cosa non può essere fatta sul web?".

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