(di Veronica Marino) - "La Rai è un Bene Comune ed è tempo di restituirla ai legittimi proprietari, cioè ai cittadini che pagano il canone. È necessario riscrivere la governance dell’Azienda per allontanarla dagli appetiti della politica e dagli interessi commerciali". La pensa così il consigliere della Rai, Riccardo Laganà, che all'Adnkronos spiega su cosa dovrebbe basarsi una riforma efficace del Servizio Pubblico.
"Il primo passo - evidenzia - è rafforzarne l’autonomia e l’indipendenza con un modello di governance basato su due livelli distinti. Un livello più alto, che potrebbe essere individuato in un Consiglio per le Garanzie del Servizio Pubblico (ma anche in un’autorità indipendente o in una Fondazione pubblica) rappresentativo degli elementi sociali e culturali del paese con il compito di svolgere la funzione di nomina del Cda Rai, di indirizzo strategico e di tutela e rappresentanza dei cittadini. E un livello gestionale più basso, a cui è affidato invece il compito di amministrare l’Azienda".
"I principi sopra i quali deve essere rifondato il servizio pubblico e la visione che deve proiettare la Rai verso il futuro - sottolinea Laganà - devono essere semplici, chiari e di larga condivisione, perché fondati sulla carta costituzionale e la normativa comunitaria. La riforma dovrà ovviamente essere inquadrata anche in una prospettiva storica. Nel 1975 - ricorda il consigliere di Viale Mazzini eletto dai dipendenti - il controllo della governance della Rai passò dal governo al Parlamento, avviando un processo virtuoso di sviluppo creativo, industriale e sociale che purtroppo si è nel tempo esaurito, fino ad arrivare al 2015 quando, sotto il Governo Renzi, esattamente 40 anni dopo, la concessionaria ritorna sotto il diretto controllo del governo perché si stabilisce che l'amministratore delegato e un altro componente del Cda, siano indicati direttamente dal consiglio dei ministri. Questo processo di nomina - fa notare Laganà - ha sollevato dei rilievi di incostituzionalità evidenziati dallo stesso centro studi della camera durante l'iter di riforma".
E' positivo il progetto di 'MoveOn Rai ai cittadini', che al posto della Commissione parlamentare di Vigilanza chiede la costituzione di un Consiglio per le Comunicazioni audiovisive nominato in gran parte dalla società civile e affida a tale Consiglio la nomina dei vertici Rai selezionati mediante concorsi pubblici ? "Promosso con enorme passione civica dall'insegnante e violinista Marco Quaranta, questo progetto - racconta Laganà - si fonda su principi e obiettivi tutt’oggi validi. Non vi sono particolari criticità anche se la proposta, ovviamente, potrebbe essere rivista in alcuni aspetti di dettaglio alla luce del nuovo scenario in cui opera la Rai, un contesto dove la nostra media company di servizio pubblico è costretta a confrontarsi con le grandi multinazionali del web e a generare valore pubblico attraverso tutte le piattaforme digitali e non solo attraverso la tv tradizionale. Il servizio pubblico del futuro dovrà garantire nuove idee di libertà e anche allontanare i rischi di una cultura asservita ad algoritmi commerciali e sorvegliata da poche grandi aziende private. Sarebbe interessante in tal senso far partire sin da ora un dibattito pubblico sulla 'Rai prossima ventura', sarebbe auspicabile la partecipazione di tanti soggetti alla costruzione di un nuovo piano culturale per il servizio pubblico televisivo Rai che ribadisco essere un bene comune da tutelare".
L’altro pilastro dell’indipendenza della Rai è legato alle risorse e a questo proposito che impatto ha avuto l’ultima legge di stabilità? "Senza indipendenza economica non può esserci reale autonomia - scandisce Laganà - I limiti che oggi la Rai esprime nel rapporto con la politica e in alcuni parti della propria programmazione sono dovuti essenzialmente alle poche risorse pubbliche di cui dispone rispetto alle altre televisioni pubbliche europee. Se la Rai avesse risorse stabili e adeguate ai propri obiettivi di servizio pubblico, sarebbe molto più indipendente dalle pressioni dei partiti - fa notare il consigliere - e potrebbe fare a meno di quella parte di risorse pubblicitarie che rendono alcuni momenti della nostra offerta del tutto simile alle reti commerciali. Su questo punto non posso non evidenziare il tragico momento in cui ci troviamo dal punto di vista delle risorse - approfondisce Laganà - La riforma del canone realizzata da Renzi ha finito per sottrarre risorse alla Rai e questo governo, incomprensibilmente, è sulla stessa linea del precedente: nell'ultima legge di bilancio infatti, il 50% di entrate da canone, impropriamente chiamato extragettito, ci è stato sottratto rendendo per legge disponibili le risorse del servizio pubblico per altri scopi. Quel famoso extragettito altro non era che il recupero dell'evasione previsto dalla precedente normativa sul canone Rai in bolletta. La decisione di questo Governo non ha modificato la situazione e ha creato una grande situazione di instabilità che mette a rischio tutta l’Azienda".
Manca poco alle prossime elezioni, quale antidoto può usare la Rai per sganciarsi dalle pressioni politiche? "Una maggiore trasparenza nei processi di nomina delle direzioni sensibili", ne è certo Laganà. "Con il nuovo piano industriale - spiega - sono previste nove direzioni di genere che detteranno la linea editoriale dei prossimi anni. Per quelle posizioni è necessario utilizzare criteri di nomina oggettivi, basati su merito e competenza andando a guardare le molteplici professionalità che albergano in azienda. E' necessario che tutte le fasi di selezione siano trasparenti e tracciate in modo tale che, una volta che l'ad avrà scelto il candidato, nessuno potrà dire che quel nome è stato il frutto di una trattativa durante una colazione o un pranzo tra esponenti politici".
"Aggiungo - osserva Laganà - che il nuovo assetto supera l'attuale legge di riforma perché la procedura di nomina delle nuove direzioni di contenuto non è attualmente normata. E questo di fatto - fa notare il consigliere - indebolisce il ruolo del Cda che non ha poteri di veto rispetto alle nove direzioni. Sarebbe, quindi, opportuno - rileva il consigliere - che le nove direzioni fossero oggetto di un parere vincolante del consiglio di amministrazione. Adottare questi semplici criteri di buon senso sarebbe già una discreta 'cintura sanitaria' per tenere lontani i soliti interessi privati a scapito del servizio pubblico bene comune".
Ma oggi la Rai com'è? "La vedo come un paziente malato in attesa della cura efficace per rialzarsi, diventare autorevole e credibile. L'eccessivo legame con partiti e interessi privati - evidenzia Laganà - l'ha indebolita rendendo la sua nobile mission opaca nella realizzazione e senza, di fatto, un progetto culturale da perseguire, costretta a inseguire logiche commerciali che niente hanno a che fare con il servizio pubblico. Nel piano industriale appena approvato ci sono, però, spunti interessanti ma ci vuole la forza e la libertà per attuarli senza condizionamenti. Darò il mio contributo nel cercare di realizzare quanto di buono c'è in questo piano industriale - conclude Laganà - nell'esclusivo interesse dei cittadini e dei lavoratori Rai".