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L'inchiesta

Cina, app-spia su smartphone turisti

Lo rivela un'inchiesta di Guardian, New York Times e Sueddeutsche Zeitung. A installare le app che consentirebbero di controllare chiamate, mail e messaggi, la polizia di frontiera

(Afp)
(Afp)
02 luglio 2019 | 18.33
LETTURA: 2 minuti

La polizia cinese di frontiera installa software sugli smartphone dei turisti che entrano nella regione dello Xinjiang, che accoglie la minoranza musulmana degli uiguri, dal Kyrgyzstan. Le app - secondo un'inchiesta condotta dal Guardian, dal New York Times e dalla Sueddeutsche Zeitung - consentono di controllare tutte le comunicazioni effettuate con l'apparecchio, in entrata e in uscita: email, telefonate, messaggi. Come riferisce il Guardian, gli agenti controllano in maniera approfondita gli smartphone, che vengono esaminati in apposite stanze. Lì, lontano dal legittimo proprietario dell'apparecchio, verrebbe installata l'app.

Il software, secondo le analisi effettuate dal Guardian e da esperti di cybersecurity, è prodotto da una compagnia cinese e scandaglia gli smartphone alla ricerca di contenuti ritenuti sensibili dalle autorità. A quanto pare, l'app viene disinstallata dopo il download dei dati e prima che il telefono venga riconsegnato al proprietario. In alcuni casi, però, l'eliminazione del software non sarebbe stata completata in maniera appropriata. Sul cellulare, quindi, alcuni turisti avrebbero trovato le 'prove' dell'hackeraggio.

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