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Verona, batterio killer: per Commissione "tracce anche su biberon"

"Nella Terapia intensiva pediatrica il volume di prodotti di soluzione alcolica per l'igiene è stato nel 2018 al di sotto degli standard minimi fissati dall'Oms". Palù: "'A Verona batterio innocuo che si trasforma in killer'

(Fotogramma)
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02 settembre 2020 | 13.19
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Secondo le conclusioni della Commissione ispettiva nominata dalla Regione Veneto per fare luce sulle cause che all'ospedale della donna e del bambino, tra il 2018 e il 2020 hanno portato alla morte di 4 neonati e all'infezione di altri 96 - di cui 9 con lesioni cerebrali permanenti - non ci sono dubbi: "Il batterio si trovava sui rompigetto di alcuni rubinetti della Terapia intensiva neonatale e Terapia intensiva pediatrica, oltre che sulle superfici interne ed esterne dei biberon utilizzati da due neonati" .

Palù: "'A Verona batterio innocuo che si trasforma in killer'

Ma a questo si aggiunge, secondo la relazione degli esperti con a capo il prof. Vincenzo Baldo dell'Università di Padova, la pulizia delle "mani del personale di assistenza" Infatti, come riporta l'Arena di Verona, la relazione sottolinea che "nella Terapia intensiva pediatrica il volume di prodotti di soluzione alcolica per l'igiene è stato nel 2018 al di sotto degli standard minimi fissati dall'Oms (20 litri per 1000 giornate di degenza) e nel 2019 poco sopra di questo livello".

E sempre secondo la Commissione "i valori indicati dall'Oms vanno considerati in ambito generale dentro un ospedale, ma non possono essere sufficienti per una Terapia intensiva pediatrica, data la tipologia di pazienti gestiti" e "i neonati patologici devono infatti essere trattati con una quantità di gel idroalcolico che prevede consumi tra i 42 e i 79 litri ogni 1000 giornate di degenza". E quindi, secondo le conclusioni della Commissione ispettiva, i valori di gel disinfettante nel reparto di Verona sono da 2 a 4 volte inferiori agli standard minimi.

Inoltre la Commissione di esperti verifica anche i protocolli per la prevenzione da infezioni correlate all'assistenza che spiegano devono prevedere "per le cure igieniche del bambino l'utilizzo di acqua prelevata dal rubinetto dotato di filtro antibatterico, ma l'analisi dei verbali evidenzia che sui rubinetti i filtri siano stati adottati solo a luglio 2020".

Nella relazione si sottolinea inoltre che certamente si tratta di un'epidemia causata dal Citrobacter Koseri e che "considerando il periodo dell'apertura dell'Ospedale della Donna e del bambino da aprile 2017 a luglio 2020 sono stati identificati 91 soggetti positivi". "Il primo decesso risale al novembre 2018. Nel corso del 2019, in aprile, agosto e ottobre, altri tre casi di cui uno letale. A partire da gennaio 2020 è stata condotta una sistematica ricerca del microorganismo ma nel frattempo a marzo ed agosto sono morti altri due bambini. La problematica è ricomparsa con altri casi di patologia invasiva in maggio", si legge.

Così secondo gli esperti della Commissione ispettiva la conclusione è che "le analisi molecolari effettuate su campioni di soggetti positivi hanno rilevato la presenza di un cluster epidemico".

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