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"Pronti a chiedere fondi emergenza Covid", 12 arresti per riciclaggio da 130 mln

I responsabili sono indagati, insieme ad altre 132 persone, per associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, reati fiscali, riciclaggio e auto-riciclaggio

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)
27 luglio 2020 | 08.01
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Dodici le misure cautelari emesse dalle prime ore di questa mattina da oltre 200 Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Ancona, del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, del Gruppo di Fermo e della Compagnia di Civitanova Marche, indagati insieme ad altre 132 persone indagate per associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, reati fiscali, riciclaggio e auto-riciclaggio (VIDEO).

La mente dell'organizzazione criminale ha più volte palesato l’intento di utilizzare le sue società per avanzare richieste per usufruire delle agevolazioni e delle misure a sostegno dell’economia stanziate a seguito dell'emergenza Covid-19.

Il provvedimento nasce dall'operazione 'Background' partita nel 2017 sotto il coordinamento della Dda di Ancona e sviluppata dalle Fiamme Gialle che sono riuscite a ricondurre a sistema numerosi elementi acquisiti partendo da una segnalazione di carattere finanziario della Direzione Nazionale Antimafia assieme a preziosi elementi acquisiti nel corso di verifiche e controlli fiscali.

L’operatività finanziaria segnalata era caratterizzata da un ingente flusso di denaro travasato da conti correnti bancari e/o postali riferibili a società di capitali su rapporti bancari e/o postali riconducibili a persone fisiche, titolari di ditte individuali, che provvedevano, contestualmente e per importi pari agli accrediti ricevuti, al prelievo in contanti. Le indagini hanno consentito di acquisire concreti dell’esistenza di una associazione per delinquere radicata, almeno dal 2014, in tutta la Regione Marche, che ha gestito, di fatto, 90 aziende, tra società di capitali e imprese individuali, attraverso le quali sono state emesse fatture per operazioni inesistenti, per un ammontare complessivo di circa 130 milioni di euro a favore di clienti non solo nelle Marche ma anche nel Lazio, Veneto, Campania, Lombardia, Toscana, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Abruzzo.

E’ lo stesso dominus del sodalizio, un 46enne di Montegranaro (Fermo) che, intercettato, afferma: "No ma tanto la finanza su quella mia….cioè con me non ce la fa perché ho 50 aziende ….tutte collegate…tutto un miscuglio che sembra…che per trovare una fessura ci vogliono 20 anni…ci vogliono 20 anni alla finanza per trovare una fessura….capito”. Un network societario pensato, allestito e organizzato in maniera da garantire al sodalizio, che lo ha di fatto gestito, diverse forme di guadagno attraverso la commissione di reati che vanno dal riciclaggio all'auto-riciclaggio, dalla bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, fino alla truffa ai danni dello Stato e a reati tributari.

Si tratta di una organizzazione per delinquere che annovera, tra i suoi principali promotori, organizzatori ed esecutori, persone già note alla giustizia, uno dei quali più volte 'indiziato' di appartenere ad ambienti della malavita organizzata siciliana e campana. Lo schema delittuoso ha previsto l’utilizzo strumentale di società e ditte individuali, nel tempo sostituiti da nuovi, attraverso i quali emettere fatture per operazioni inesistenti a favore di soggetti terzi che, in questo modo, usufruiscono del duplice vantaggio costituito dalla possibilità di utilizzare costi fittizi per la determinazione del reddito d’impresa e del credito Iva, oltreché vedersi restituire il denaro pagato, a fronte delle fatture false ricevute, dopo che questo, attraverso un rodato sistema di transazioni bancarie, viene in ultimo prelevato in contanti dai titolari delle ditte individuali asserviti agli interessi dei membri dell’associazione.

L’organizzazione poteva inoltre contare su di una consolidata base operativa anche all’estero dove venivano fatti confluire i profitti conseguiti. Tra i Paesi individuati, quasi tutti dell’Europa dell’Est ad eccezione del Delaware (Usa), l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Romania, la Slovacchia, la Bulgaria, la Lituania e la Moldavia. In alcune intercettazioni il dominus dell’associazione a delinquere ha evidenziato chiaramente l’intento di utilizzare le sue numerose società di comodo per avanzare richieste per usufruire delle agevolazioni e delle misure a sostegno dell’economia stanziate a seguito emergenza Covid-19 per centinaia di migliaia di euro, sfruttando i falsi volumi d’affari generati in passato da tali imprese.

Illuminante il testo di alcune conversazioni tra gli indagati. Soggetto A: "tu stai portando avanti anche i finanziamenti del decreto?" Dominus: "sì sì, stiamo lavorando mattina e sera su questo!"…. “poi dopo io volevo fare la pratica, perché lo sto facendo per tutte le aziende”… Uno dei filoni dell'operazione di servizio, nell’ambito della quale sono state seguite le tracce di ben 130 milioni di euro, riguarda, in particolare, le condotte di bancarotta fraudolenta derivanti dal fallimento di sette società, operanti nel settore commerciale delle pelli e delle materie plastiche con sede nelle Marche, in Emilia Romagna, nel Lazio e in Lombardia, utilizzate dal sodalizio.

I fondi incassati da queste ultime, a fronte dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti, sono stati progressivamente distratti a favore di altre ditte individuali, intestate a prestanome, lasciando le stesse prive delle risorse economiche necessarie per assolvere gli obblighi tributari e, quindi, 'abbandonate' dopo essere state utilizzate per un ristretto arco temporale. La somma distratta dalle società fallite ammonta a un totale di 15 milioni e mezzo di euro, mentre ammonta a 26 milioni di euro il denaro riciclato. Uno dei destinatari delle misure degli arresti domiciliari, disposti dal Gip di Ascoli Piceno, è un appartenente al Corpo, all’epoca dei fatti contestati in servizio a Fermo, che avrebbe rivelato a un indagato notizie sull’esistenza del procedimento penale in corso.

L’intera operatività del sistema fraudolento si basava sulla disponibilità di denaro contante utilizzato per favorire la restituzione delle somme di denaro agli utilizzatori delle fatture false, al netto di una commissione trattenuta per i servizi prestati.

Risorse finanziarie, accumulate nel tempo dal network criminale, che, avvalendosi anche di un commercialista radiato (nei cui confronti è stata altresì disposta la misura cautelare personale del carcere), sono state impiegate oltre che per alimentare e reiterare le condotte delittuose riscontrate, anche per un reimpiego in attività lecite che, attraverso un percorso articolato, hanno garantito ai componenti del sodalizio introiti derivanti da settori commerciali ormai non più riconducibili alle attività illecite scoperte. Contestualmente all’esecuzione delle predette misure cautelari personali, i Finanzieri sono impiegati nell’esecuzione di circa 80 perquisizioni al fine di acquisire ulteriori fonti di prova utili alle indagini.

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