E' l'allarme lanciato via Twitter dall'Unhcr. E' accaduto a largo delle coste della Libia
"Una barca con oltre 50 persone a bordo si è ribaltata a largo delle coste della Libia". E' l'allarme lanciato via Twitter dall'Unhcr. "I soccorritori sono in arrivo e l'Unhcr ed i partners sono pronti a dare assistenza umanitaria e medica dopo lo sbarco".
"Sta succedendo di nuovo. Decine di persone alla deriva, nella disperazione - scrive su Twitter Carlotta Sami, portavoce Unhcr - Un'alternativa sicura non può aspettare, un sistema di ricerca e salvataggio non può essere procrastinato. Sono già più di 950 i morti nel Mediterraneo quest’anno".
Alessandro Metz, l'armatore sociale di Mare Jonio, la nave di Mediterranea Saving Humans, chiede "l'immediato dissequestro della Mare Jonio. Se le autorità competenti non sono in grado, o non vogliono, salvare le persone che rischiano la vita nel Mar Mediterraneo ci diano la possibilità di ritornare nel Mediterraneo centrale prima possibile. Non vogliamo essere complici di questo massacro". "Altri 50 morti: da ieri si era a conoscenza di questa imbarcazione in difficoltà, dopo l'allarme dato a tutti i Centri di Coordinamento marittimo, di Italia, Malta e Libia. Nessuno è intervenuto. Li hanno sulla coscienza, li hanno lasciati morire. Noi non ci stiamo. Risponderanno prima o poi per crimini contro l'umanità", continua Metz ribadendo la necessità di dissequestrare la Mare Jonio: "Dobbiamo ritornare prima possibile dove bisogna essere presenti. Ognuno si assuma le proprie responsabilità e agisca di conseguenza. Noi dobbiamo tornare in mare, subito".
"Se fossimo stati lì, avremmo potuto aiutare queste persone che non si sa se sono morte o sono state soccorse" dice all'Adnkronos Riccardo Gatti, capomissione di Open Arms, che si trova al largo di Napoli pronta a tornare a soccorrere: "Partiremo a breve, oggi sono arrivati i volontari". "Sono anni che vediamo persone morire in mare, politiche di disprezzo della vita umana - dipende dal colore del governo che c'è, con un atteggiamento più o meno volgare rispetto ai migranti - mentre il pericolo in mare continua ad esistere e la gente a fuggire", aggiunge il presidente di Open Arms Italia. Secondo Gatti "il soccorso in mare deve essere ripristinato e prima ancora della presenza delle Ong nel Mediterraneo, ci deve essere quella istituzionale: hanno tolto addirittura le navi dell'Operazione Sophia". Sono necessarie "vie regolari e sicure", mettere in atto "un fluido meccanismo di ricollocamento tra i vari Paesi europei insieme a un reale ed efficace sistema di accoglienza" .
Un'imbarcazione con circa 56 persone a bordo aveva contattato Alarm Phone che su Twitter precisa: "I giornali hanno comunicato che una barca è stata soccorsa e riportata in #Libia. Questa NON è la stessa barca che ci ha contattati: abbiamo parlato con le persone a bordo meno di un'ora fa e sono ancora in pericolo senza nessun soccorso in vista. Sono a mare da più di 60 ore!".
Altri sette migranti sono morti quando si è rovesciato a largo delle coste del Marocco il gommone a bordo del quale cercavano di raggiungere l'Europa. Secondo quanto riporta l'agenzia marocchina Map, i corpi dei sette migranti, sei uomini e una donna, sono stati recuperati oggi a largo delle coste di Ain Harrouda, a sud della capitale Rabat. Altri tre migranti sono stati trovati privi di coscienza ma vivi e sono stati trasportati in ospedale. Le autorità stanno continuando le ricerche in mare nell'eventualità che altre persone fossero a bordo del gommone.
Intanto la Guardia Costiera della Turchia ha annunciato di aver tratto in salvo un gruppo di migranti dopo il naufragio di un barcone al largo della costa turca all'altezza della provincia sudoccidentale di Mugla. Le operazioni, riferiscono stamani i media turchi, sono scattate ieri per trarre in salvo 15 migranti - compresi due bambini - e un sospetto trafficante di esseri umani che erano a bordo del barcone. I migranti sarebbero siriani e palestinesi. Ieri la Guardia Costiera turca ha confermato la morte di sette migranti - cinque bambini e due donne - a causa del naufragio di un'imbarcazione vicino all'isola greca di Chios.