Lo scenario energetico nazionale secondo il direttore scientifico del Kyoto Club
"L’obiettivo al 2030 del 72% di elettricità verde sembra raggiungibile". Le rinnovabili sono la risposta alla crisi climatica ma non solo. Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, analizza con l’Adnkronos lo scenario energetico nazionale. Silvestrini, ex direttore generale del ministero dell’Ambiente e consigliere al ministero dello Sviluppo economico, è in libreria con ‘Che cosa è l’energia rinnovabile oggi’ (Edizioni Ambiente): un quadro sul contributo che le energie rinnovabili possono dare alla decarbonizzazione dell’economia e alla crescita dell’occupazione.
“Il governo ha indicato l’obiettivo del 72% di elettricità rinnovabile alla fine di questo decennio. Oggi però siamo al 38%, cioè sullo stesso livello del 2014. Considerata la calma piatta degli ultimi anni, possiamo far decollare una corsa che ci metta al passo con l’Europa? Le lentezze burocratiche (anche 5-6 anni per un parco eolico) e le opposizioni locali autorizzerebbero lo scetticismo che circola anche sui media. In realtà la situazione sta cambiando rapidamente. Qualche, ancora troppo timido, segnale di semplificazione viene dal governo. Ed è importante il crescente interesse ad investire. Pensiamo al mondo delle aziende elettriche che si è detto disponibile ad installare 60 GW in tre anni, un risultato che consentirebbe di dimezzare le importazioni di gas dalla Russia”, spiega.
Inoltre, “il crollo dei prezzi del fotovoltaico e dell’eolico rende plausibili scenari ambiziosissimi. Anche perché ormai si possono installare impianti senza avere bisogno di incentivi. Quindi l’obiettivo al 2030 del 72% di elettricità verde sembra raggiungibile. Del resto, la Germania punta all’80% e vuole arrivare al 100% nel 2035”. “Secondo gli scenari del Governo, a metà secolo la domanda elettrica dovrebbe raddoppiare sotto la spinta dell’elettrificazione (mobilità elettrica, pompe di calore…) - osserva - E si punta proprio su rinnovabili ed idrogeno per soddisfare questa richiesta. Metà della produzione dovrebbe venire dal fotovoltaico”.
Ma con elevate quote di rinnovabili, come si può superare la criticità dell’intermittenza? “Si può intervenire con un mix di misure - spiega - Aumentare le interconnessioni elettriche tra i vari paesi. C'è poi il governo della domanda, Demand Response, che consente di far fluttuare la domanda di energia in relazione alle richieste della rete. Flotte di milioni veicoli elettrici rappresenteranno in questo senso una preziosissima risorsa di accumulo distribuito, in grado di interagire con la rete (Vehicle to Grid). E poi c’è la risorsa preziosa degli accumuli, dalle batterie ai sistemi di pompaggio. Una soluzione su cui si sta lavorando è quella del Long Term Storage, basata ad esempio sull’idrogeno o sull’aria compressa, che consentono di garantire energia per giorni e per settimane”.
Capitolo rincari. Quali soluzioni? “Ci sono alcune soluzioni molto rapide per mettersi al riparo da questi rischi. Una è quella di installare fotovoltaico su edifici e sugli stabilimenti industriali (cosa che sta già avvenendo da parte di imprenditori che si stanno mangiando le mani per non averlo fatto per tempo). E poi c’è una formula destinata a diventare vincente anche nel nostro paese, quella dei Virtual Power Purchase Agreements (Vppa), che consentono ad un’azienda di fare un accordo con un produttore rinnovabile acquistando a prezzo fisso l’elettricità, soluzione che mette al riparo da prezzi impazziti e da fluttuazioni del mercato”.
E il nucleare di nuova generazione? “Verso la fine del decennio verificheremo se le varie soluzioni su cui si sta lavorando, funzioneranno e saranno sicure. Ma la grande incognita riguarderà il lato economico, perché dovranno competere con l’abbinamento sempre meno costoso delle rinnovabili e degli accumuli. In ogni caso, anche ammesso che si crei un improbabile idilliaco sostegno al nucleare, non si potrebbe avere elettricità dall’atomo nel nostro Paese prima del 2038-40. Too late”.
Obiettivo neutralità climatica: crisi energetica, post pandemia e il conflitto in corso possono rappresentare un ostacolo? “Penso che, al contrario, la guerra in Ucraina ha fatto emergere il rischio della scelta sconsiderata di puntare sul gas, e sul gas russo in particolare. Le rinnovabili rappresenteranno quindi un’uscita di sicurezza di primaria importanza”, conclude.