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Monte Bianco, fra una settimana il traforo chiude fino a dicembre ma stop preoccupa tutti

Le 15 settimane di interventi di quest'autunno saranno replicate nel 2024, ma la prospettiva è di stop ripetuti fino al 2040. Ugge' (Conftrasporto): "Si rischia situazione drammatica per la nostra economia"

Monte Bianco, fra una settimana il traforo chiude fino a dicembre ma stop preoccupa tutti
28 agosto 2023 | 18.30
LETTURA: 6 minuti

Ancora sette giorni e poi dalle 17 di lunedì 4 settembre il Traforo del Monte Bianco si chiuderà al traffico per quasi quattro mesi: uno stop che durerà fino al 18 dicembre deciso a 60 anni dalla realizzazione dell'infrastruttura per realizzare il rifacimento di due porzioni di volta di 300 metri ciascuna. Interventi che riguarderanno un nuovo sistema di drenaggio delle acque e il rifacimento della volta con elementi prefabbricati resistenti al fuoco, oltre alla sostituzione dell'illuminazione e dei ventilatori appesi in galleria: l'obiettivo di questi lavori portati avanti in autunno (poiché, si spiega dalla società, è il periodo con il minore flusso di veicoli leggeri) è allungare - anzi, rendere perenne - la vita utile dell'opera inaugurata nel 1965.

Dalla società che gestisce il Traforo sottolineano come sia il primo fra i grandi tunnel europei a intraprendere lavori di risanamento profondi sulla sua struttura e soprattutto come non ci sia alternativa al blocco totale (dopo i blocchi notturni già sperimentati quest'anno).

La realizzazione di tali lavori - dal costo di 50 milioni di euro - comporterà infatti lo smontaggio di tutti gli impianti di sicurezza presenti sulla volta – gli acceleratori per il controllo della corrente d’aria longitudinale, le telecamere e la rilevazione automatica di evento, il cavo termometrico, ecc. – impianti che rappresentano uno dei pilastri su cui si fonda il dispositivo di sicurezza. Nell’impossibilità di rimuoverli ogni sera e rimontarli ogni mattina, questo cantiere richiede una chiusura totale al traffico.

In caso di esito positivo della tecnologia di intervento utilizzata quest'anno, il risanamento sarà ripetuto nel 2024 su ulteriori 600 metri. Ma è proprio sul 'dopo' che si accentrano le maggiori preoccupazioni. Infatti al termine di questi due stop 'sperimentali' "potrà essere determinato più precisamente il proseguimento del risanamento della volta", che, considerata la lunghezza di 11.600 metri del Traforo, rischia di bloccare ogni anno l'infrastruttura più o meno fino al 2040. Facile immaginare le pesantissime ricadute economiche e logistiche di un simile stop ventennale, vista l'assenza di alternative fruibili (e non a caso si torna a riparlare di raddoppio dell'opera).

Le due concessionarie SITMB e ATMB - si spiega in una nota - "continuano a lavorare con le autorità dei due Paesi per proporre, in occasione della realizzazione di questi importanti lavori, le migliori soluzioni alternative di collegamento tra l’Italia e la Francia". Ma le immagini di queste ore, con l'impatto del maltempo sulla circolazione fra Piemonte e Alta Savoia, oltre ai disagi 'abituali' (3 ore di attesa per gli automobilisti in questi ultimi giorni di transito per il Traforo), sembrano anticipare un autunno 'caldo' per i trasporti fra le due grandi economie dell'Eurozona.

Ancora sette giorni e poi dalle 17 di lunedì 4 settembre il Traforo del Monte Bianco si chiuderà al traffico per quasi quattro mesi: uno stop che durerà fino al 18 dicembre deciso a oltre 60 anni dalla realizzazione dell'infrastruttura per realizzare il rifacimento di due porzioni di volta di 300 metri ciascuna. Interventi che riguarderanno un nuovo sistema di drenaggio delle acque e il rifacimento della volta con elementi prefabbricati resistenti al fuoco, oltre alla sostituzione dell'illuminazione e dei ventilatori appesi in galleri: l'obiettivo di questi lavori sempre in autunno (poiché, si spiega dalla società, è il periodo con il minore flusso di veicoli leggeri) è allungare la vita utile dell'opera inaugurata nel 1965.

Dalla società che gestisce il Traforo sottolineano come sia il primo fra i grandi tunnel europei a intraprendere lavori di risanamento profondi sulla sua struttura e soprattutto come non ci sia alternativa al blocco totale (dopo i blocchi notturni già sperimentati quest'anno). La realizzazione di tali lavori - dal costo di 50 milioni di euro - comporterà infatti lo smontaggio di tutti gli impianti di sicurezza presenti sulla volta – gli acceleratori per il controllo della corrente d’aria longitudinale, le telecamere e la rilevazione automatica di evento, il cavo termometrico, ecc. – impianti che rappresentano uno dei pilastri su cui si fonda il dispositivo di sicurezza. Nell’impossibilità di rimuoverli ogni sera e rimontarli ogni mattina, questo cantiere richiede una chiusura totale al traffico.

In caso di esito positivo della tecnologia di intervento utilizzata quest'anno, il risanamento sarà realizzato nel 2024 su ulteriori 600 metri. Ma è proprio sul 'dopo' che si accentrano le maggiori preoccupazioni. Infatti al termine di questi due stop 'sperimentali' "potrà essere determinato più precisamente il proseguimento del risanamento della volta", che, considerata la lunghezza di 11.600 metri del Traforo, rischiano di bloccare ogni anno l'infrastruttura più o meno fino al 2040. Facile immaginare le pesantissime ricadute economiche e logistiche di un simile stop ventennale, vista l'assenza di alternative fruibili (e non a caso si torna a riparlare di raddoppio dell'opera). Le due concessionarie SITMB e ATMB - si spiega in una nota - "continuano a lavorare con le autorità dei due Paesi per proporre, in occasione della realizzazione di questi importanti lavori, le migliori soluzioni alternative di collegamento tra l’Italia e la Francia". Ma le immagini di queste ore, con l'impatto del maltempo sulla circolazione fra Piemonte e Alta Savoia, oltre ai disagi 'tradizionali' (3 ore di attesa per gli automobilisti in questi ultimi giorni di transito per il Traforo), sembrano anticipare un autunno 'caldo' per i trasporti fra le due grandi economie dell'Eurozona.

A dare voce a queste preoccupazioni è Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto, che sottolinea come "il Traforo del Monte Bianco chiuderà fra una settimana ma in Italia vedo ancora poca preoccupazione: mi sarei aspettato un intervento del governo su una situazione che vorrei definire drammatica per il nostro sistema dei trasporti". "Non credo che saranno tempi semplici per la nostra economia, produrremo merci che rischiano di restare sui piazzali" aggiunge, ricordando come questo stop va a inserirsi in uno scenario complessivo di quasi 'isolamento' per i nostri Tir.

"Il problema al Traforo - spiega - non può essere visto a se' stante ma va considerato nel complesso" dei vincoli posti dalla Svizzera, "che ha messo un tetto massimo di 650.000 transiti annui di Tir" mentre sul Brennero "l'Austria sta violando da anni i trattati europei sulla libera circolazione delle persone e delle merci" e comunque "oggi deve fare interventi di manutenzione bloccando i nostri mezzi".

Insomma, nel complesso, osserva Ugge', "questo non è il momento giusto per simili interventi al Traforo, lavori che riguardano la sicurezza" ma che toccano una arteria attraverso la quale negli anni 'pieni' (cioe' senza blocchi per interventi) sono transitati oltre 600 mila mezzi pesanti.

Per il presidente di Conftrasporto "c'è da chiedersi come mai in questi anni non si è affrontato il tema in sede europea, comprendendo che se blocchiamo l'uscita delle merci dall'Italia non mettiamo in crisi solo l'autotrasporto ma tutto il sistema produttivo. Chiediamo che questo diventi un tema che Palazzo Chigi deve affrontare sia a livello nazionale che europeo, nel consiglio dei ministri Ue".

"Dalle ultime notizie che mi arrivano - riporta Ugge' - pare che domani il Frejus possa essere riaperto al passaggio dei mezzi pesanti, alleggerendo un pochino una situazione che rimane comunque drammatica. Per i nostri Tir l'unica uscita resta quella da Ventimiglia ma sappiamo bene com'è la situazione sul collegamento autostradale verso il confine con la Francia, non puo' essere questa la soluzione". "Il fatto è che abbiamo perso 10 anni a parlare, senza fare la Gronda di Ponente nè quella di Levante, senza fare il Terzo Valico oppure intervenire sul Brennero. Invece sono state sempre bloccate le attività degli autotrasportatori: serve - conclude - una task force che smetta di considerare come 'inutile' la politica dei trasporti o il rischio è che come nel 1992 in Francia la gente finirà a mettere i camion di traverso".

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