
Parla all'Adnkronos il senior fellow al think tank Bruegel: "Una coalizione limitata a due partiti, invece di una che comprendesse anche i verdi, dovrebbe facilitare un accordo di governo".
"Le elezioni tedesche sono, potenzialmente, positive per l’economia europea. Le previsioni si concentrano su una coalizione tra democristiani e socialdemocratici che avrebbe una maggioranza limitata ma sufficiente in Parlamento". Così in un'intervista all'Adnkronos, Francesco Papadia senior fellow al think tank Bruegel di Bruxelles.
Alle spalle l'esperienza in Banca d'Italia, tra il 1998 e il 2012 direttore generale per le operazioni di mercato alla Bce, Papadia osserva che "alla stentata attività del governo Scholz, potrebbe seguire un’azione più determinata per risollevare l’economia tedesca, e indirettamente quella europea, dalla quasi stagnazione che prevale ormai da troppo tempo". Per l'economista, "una coalizione limitata a due partiti, invece di una che comprendesse anche i verdi, dovrebbe facilitare un accordo di governo. Inoltre, un futuro governo Merz sarebbe fortemente pro-europeo, anche in reazione alle difficoltà nelle relazioni transatlantiche causate dalla nuova amministrazione americana".
Quanto al rischio che tempi lunghi per la formazione del governo possano impattare la fragile crescita economica tedesca, dopo due anni di recessione, Papadia spiega che "il problema principale non è la rapidità nella formazione del nuovo governo, ma l’incisività delle riforme che saprà attuare".
"I due partiti - puntualizza - sembrano credere che sia sufficiente rendere più efficiente e competitivo il modello economico tedesco, mentre è necessario un ripensamento di questo modello. L’enfasi sui settori industriali tradizionali deve essere abbandonata in favore di un’economia più innovativa, favorita anche da una regolamentazione meno soffocante".
Tuttavia, sottolinea, "anche se non si trova evidenza di un’azione incisiva in questo campo nei programmi dei due partiti, si può legittimamente sperare che la necessità di riforme più profonde divenga più pressante e che il nuovo governo tedesco imbocchi, alla fine, questa strada".
Allargando l'orizzonte poi all'ipotesi di emettere eurobond per finanziare le spese Ue per la difesa in una fase in cui le risorse languono, l'economista osserva che "se si vuole rafforzare la difesa europea, e non quella dei singoli paesi, un finanziamento europeo è la soluzioni più ovvia ed efficiente". Ma i paesi, come la Germania, "che dovrebbero contribuire maggiormente alla credibilità degli eurobond, temono che i paesi con finanza pubblica più precaria, come l’Italia, approfittino ingiustamente della loro solidità finanziaria", rileva. "È difficile dire come il contrasto sarà risolto, ma la necessità, ampiamente condivisa, di migliorare la capacità di difesa dell’Unione potrebbe, infine prevalere, soprattutto se si troverà il modo di evitare che l’emissione di eurobond finisca per essere un trasferimento dai paesi fiscalmente più solidi a quelli più indebitati", conclude Papadia.