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Congedo di paternità, utilizzo più che triplicato dal 2013: i dati

Ma il ricorso è maggiore al Nord e minore tra chi lavora in aziende piccole e ha un reddito più basso

Un papà con il figlio neonato - ()
Un papà con il figlio neonato - (123Rf)
17 marzo 2025 | 11.21
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Introdotto in Italia nel 2012, il congedo di paternità è oggi pari a 10 giorni: un beneficio che però il 35% dei neogenitori non utilizza, soprattutto al Sud. E' quanto emerge dalla fotografia scattata dall'elaborazione dell'Inps, sui dati dei propri archivi, in collaborazione con Save the Children, in vista della Festa del Papà.

Come e quanto viene utilizzato il congedo di paternità

Il ricorso a questo congedo è cresciuto nel tempo, passando dal 19,2% dei padri aventi diritto nel 2013 al 64, 5% nel 2023, con una crescita che è stata più marcata nei primi anni e più contenuta negli ultimi (solo +0,5 punti tra il 2022 e il 2023). Sono quindi più di 3 padri su 5 ad utilizzarlo, ma la differenza con il 35% che sceglie di non fare ricorso al congedo è notevolmente condizionata sia dal territorio dove si risiede, sia dalla dimensione aziendale, che dal tipo di contratto lavorativo. Infatti a usufruire maggiormente del congedo sono i padri che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato (circa il 70%), a fronte di quanti ne hanno uno a tempo determinato (il 40%) o di quelli con contratti a termine, come gli stagionali (il 20%).

Dove viene utilizzato di più il congedo di paternità

Il tasso di utilizzo più alto si osserva tra i padri che hanno un reddito compreso tra i 28.000 e i 50.000 euro (83%), mentre cala leggermente tra quanti hanno un reddito annuo superiore ai 50mila euro (80%). Tra i redditi più bassi, scende ulteriormente, attestandosi al 66% tra quanti hanno un reddito compreso tra i 15.000 e i 28.00 euro annui. Anche la dimensione aziendale sembra influire sull’utilizzo del congedo di paternità: la percentuale dei padri che ricorrono a tale strumento è infatti doppia tra quanti lavorano in aziende con più di 100 dipendenti (80%), rispetto a chi lavora in aziende con meno di 15 dipendenti (40%).

L’uso del congedo di paternità non è poi omogeneo sul territorio nazionale. Al Nord, viene utilizzato dal 76% dei padri aventi diritto, una percentuale quasi doppia rispetto quella osservata al Sud e nelle Isole (44%), mentre al Centro lo utilizza il 67% di loro. Al Nord, le regioni presentano tutte tassi di utilizzo uguali o superiori al 70% con il top appunto nel Veneto (79%): unica eccezione, la Liguria che registra il 64,3%. Al Centro è il Lazio che segna il tasso più basso (63,2%), mentre Umbria (73,7%), Marche (71,6%) e Toscana (70,8%) presentano percentuali vicine a quelle delle regioni settentrionali.

Al Sud e nelle isole, l’uso del congedo di paternità supera il 50% in Abruzzo (64,9%), Sardegna (58,1%), Basilicata (56,5%), Molise (54,1%), Puglia (51%), mentre tassi decisamente più bassi si osservano in Sicilia (39,4%), Campania (39,1%) e Calabria, con quest’ultima fanalino di coda nazionale (35,1%).

“Sul congedo di paternità registriamo un trend positivo che evidenzia un cambiamento culturale in atto. Tuttavia - sottolinea il presidente Inps, Gabriele Fava - circa il 35% dei padri aventi diritto ancora non ne usufruisce, è una misura su cui faremo ulteriori iniziative di sensibilizzazione. Promuovere il congedo di paternità produce effetti concreti: favorisce un legame precoce tra padre e figlio, con benefici duraturi sulla loro relazione, e contribuisce a una distribuzione più equilibrata delle responsabilità familiari e della conciliazione vita-lavoro delle donne. Un passo essenziale verso una reale parità di genere nelle famiglie italiane”

“Nonostante i segnali positivi che i dati sulla fruizione del congedo di paternità ci mostrano, c’è ancora molto da fare per favorire un’equa condivisione della cura tra madri e padri" aggiunge Daniela Fatarella Direttrice Generale di Save the Children, definendo "essenziale investire nel rafforzamento di questa misura per tutti i lavoratori, non solo quelli dipendenti. Un congedo più lungo, inoltre, contribuirebbe al bilanciamento tra responsabilità genitoriali, promuovendo una visione più paritaria tra uomini e donne e favorendo il consolidarsi di modelli culturali liberi da stereotipi di genere”.

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