In collaborazione con: noleggiolungotermine
Secondo un’indagine sulla mobilità degli italiani che ogni anno conduce ANIASA, l’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio della Sharing mobility e dell’Automotive Digital, si prevede che le vendite in Europa di auto cinesi raggiungeranno il 7% del mercato automobilistico entro il 2030.
I marchi cinesi dell’automotive propongono dei prezzi molto competitivi, in opposizione ai prezzi delle auto europee che, nell’ultimo periodo, hanno raggiunto vette da record.
Ma se le auto cinesi domineranno il mercato delle autovetture, il danno economico per l’Europa sarà notevole, soprattutto per l’Italia, il Regno Unito e la Francia, tre dei principali paesi importatori di veicoli.
Fino a pochissimi anni fa, infatti, le auto vendute in Cina con marchio europeo toccavano il 42% e solo il 27% era prodotto da brand locali. I dati dello scorso anno, invece, mostrano uno scenario europeo di forte sofferenza con percentuali del tutto ribaltate. Nel 2023, infatti, in Cina sono state immatricolate il 43% di auto cinesi e il 32% di auto europee.
In questo contesto, il mercato automobilistico globale crede fermamente che l’Europa e l’Italia non possano subire una totale sconfitta e che, anzi, da questa crescita del segmento asiatico se ne possa trarre vantaggio in termini di collaborazione e innovazione, per tutelare la competitività nel mercato globale.
Ad ogni modo, la Cina è il più grande mercato automobilistico del mondo, con la produzione di 25-28 milioni di veicoli all’anno che rispondono a standard di qualità, efficienza e sicurezza più elevati, oltre a mantenere livelli di produzione sufficienti a ridurne i costi. Eppure, se non cresce la presenza delle auto cinesi in Europa, il dominio globale automobilistico della Cina non verrà raggiunto, dunque conquistare l’Europa è un importante obiettivo delle auto cinesi.
Se è vero che le preferenze dei consumatori e le loro abitudini di acquisto attraversano dei cambiamenti a cui il settore automobilistico deve adattarsi, è anche vero che un altro importante fenomeno si sta delineando nei tempi recenti: l’aumento dei prezzi delle automobili.
I listini delle vetture in Italia, ma in generale in Europa, sono aumentati di circa il 40%. Un esempio? Il prezzo di una Volkswagen Golf 5 modello base nel 2004 partiva da 15.950€, nel 2014 saliva a 17.650€, fino ad arrivare ai 30.150€ del 2024.
Le motivazioni della crescita dei prezzi sono attribuite ad una serie di fenomeni, primo fra tutti la crisi dei microchip durante gli anni della pandemia da Covid-19, dovuta al blocco e al rallentamento nella produzione di semiconduttori, con conseguente rallentamento della produzione di veicoli, della riduzione dell’offerta, dell’aumento della domanda e dei prezzi delle auto.
A questo si aggiunge l’aumento del costo delle materie prime come acciaio, alluminio, rame e materie plastiche, con conseguente crescita dei costi per il trasporto, la logistica, la lavorazione. E la crescita dell’inflazione, che ha inciso anche sui costi produttivi delle auto e sul prezzo finale per i consumatori.
Infine, l’inasprimento delle normative ambientali in Europa ha costretto i produttori di auto a investire in tecnologie a basse emissioni ma a costo più alto, fra cui i sistemi avanzati per ridurre le emissioni e motori più efficienti.
La conseguenza di tutti questi fattori è il calo del numero di auto vendute, a cui le case automobilistiche devono ovviare con l’aumento del prezzo del singolo veicolo venduto, per evitare di perdere troppi profitti e incrementare i loro margini di guadagno.
Pertanto, sono sempre di più gli automobilisti che scelgono di prendere un’auto a noleggio lungo termine in Italia piuttosto che acquistarne un modello nuovo, perché attualmente il noleggio è la soluzione migliore per abbattere i costi da record del mercato del nuovo.