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Roberto Vecchioni e il suo amore per la parola in 'L'orso bianco era nero'

L'obiettivo del cantautore- professore è quello di fare innamorare i lettori 'della parola'

Roberto Vecchioni e il suo amore per la parola in 'L'orso bianco era nero'
28 marzo 2025 | 16.31
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Un atto d'amore nei confronti della parola, delle sue molteplici articolazioni e delle sue tante sfumature. Un viaggio alle sue origini e al potere che possiede nella nostra vita. Roberto Vecchioni torna alla scrittura ricominciando a vestire i panni del professore. E lo fa a modo suo pubblicando con Piemme il suo ultimo saggio 'L’orso bianco era nero. Storia e leggenda della parola'. Un volume che - spiega fin dalle prime righe l'autore di 'Luci a San Siro' - "ha a che fare con la linguistica come io assomiglio a un orso bianco o se preferite nero". Ma che ruota intorno ad una verità indiscutibile per Vecchioni: "La parola (e l'arte in genere) è l'unica vera invenzione umana, tutte le altre sono scoperte, dalla ruota al bosone. C'erano già, c'erano già tutte, bisognava solo impossessarsene. La parola no, è nata dal nulla".

L'obiettivo del cantautore non è quello di presentare un'opera "corretta, metodica, e men che meno colta, accademica, incomprensibile ai più e infine del tutto inutile a chi sfaccenda". Al contrario l'intento - afferma Vecchioni rivolgendosi ai suoi lettori - "è quello di farvi innamorare. Avete letto bene! Farvi innamorare della parola. Penserete 'questo è matto'. Scommettiamo? Sono i miei ottant'anni d'amore, raccolti da decine e decine di fogli sparsi qua e là nel tempo, stipati in block-notes, quaderni, schemi per lezioni, sghiribizzi personali, letture sottolineate, ricerche notturne, confronti, domande infinite, scoperte mai immaginate da altri, un gioco famelico a sapere e chiarire, un'ubriacatura di luci intermittenti, ipnotiche, fatali, perché più ci entravo in quelle parole, più sentivo una foga irrefrenabile a entrarci, e - scrive ancora il 'professore' -capivo, comprendevo a pieno la 'vera' essenza di tutto, la corposità, la fisicità di quelli che pensiamo solo suoni e invece sono codici risolti perché perfette in noi si rivelino le emozioni, le commozioni nostre e degli altri; le parole sono un groviglio logico di foni, suoni che specchiano l'uomo. Questa era la mia felicità".

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